In Umbria 61 arresti sono in corso d’esecuzione da parte dei carabinieri. Si tratterebbe dell’ennesimo colpo dato alla ‘ndrangheta. Le forze dell’ordine hanno sequestrato beni per più di 30 milioni. I carabinieri avrebbero rintracciato nella regione delle vere e proprie alleanze, che permeavano il tessuto economico locale. I collegamenti in particolare sarebbero stati relativi alle cosche calabresi. I carabinieri del Ros stanno mettendo a punto degli arresti nella provincia di Perugia e in varie altre città italiane. Il sequestro dei beni è riconducibile proprio alle persone che vengono accusate di alcuni reati specifici.
I reati contestati sono quelli di associazione di tipo mafioso, estorsione, truffa, bancarotta fraudolenta, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione.
L’inchiesta
Secondo gli inquirenti, l’inchiesta ha messo in luce che sarebbero state seguite delle modalità tipicamente mafiose per quanto riguarda l’acquisizione e il condizionamento di attività di carattere imprenditoriale. Sarebbero state accertate precise responsabilità soprattutto nel settore dell’edilizia. I malavitosi avrebbero portato avanti atti intimidatori mediante incendi. L’obiettivo era quello di estorcere denaro.
Forti erano i collegamenti dei responsabili di queste attività estorsive con alcuni nuclei della criminalità organizzata di origine calabrese. Ecco perché l’inchiesta coinvolge entrambe le regioni, sia l’Umbria che la Calabria. Le forze dell’ordine hanno emesso 25 decreti di fermo nei confronti di presunti esponenti della cosca dei Tegano, che sarebbero stati operanti proprio nel capoluogo dell’Umbria.
I reati, di cui gli esponenti della ‘ndrangheta calabrese sarebbero accusati, sono quelli di associazione mafiosa e favoreggiamento. L’intera operazione è stata denominata significativamente “Il padrino”. Gli investigatori, dopo varie ricostruzioni, sarebbero riusciti a determinare l’organigramma della cosca e ad acquisire molte informazioni sulle attività illecite portate avanti dai Tegano.