La scomparsa di Emanuela Orlandi è uno dei grandi misteri del nostro Paese. Ora arrivano indiscrezioni sul suo destino. La ragazzina, stando a fonti del Corriere, sarebbe stata trasportata nel 1983 in Sardegna e poi all’estero. Tutti i dettagli.
Arrivano nuove indiscrezioni su uno dei grandi misteri del nostro Paese: la sparizione nel nulla di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa nel 1983 e di cui non si sono più trovate tracce. Stando a un articolo de Il Corriere della Sera, che cita una fonte misteriosa e parla di documenti rimasti finora secretati, la ragazzina sarebbe stata dapprima portata in Sardegna. In seguito la avrebbero trasferita all’estero.
Pietro Orlandi, fratello maggiore di Emanuela, è tornato sulla vicenda misteriosa della sorella, scomparsa nel nulla dopo delle lezioni di musica il 22 giugno del 1983. L’uomo ne ha parlato durante la trasmissione DiMartedì su La7, facendo riferimento anche a una pista già battuta dagli investigatori. Si tratterebbe di quella che vorrebbe la giovane trasportata all’estero successivamente alla sparizione.
A dare forza a questa ipotesi, un documento giunto nella redazione del Corriere della Sera, che descrive con cura gli spostamenti della ragazzina, all’epoca appena 15enne. A firmarlo, un enigmatico “servitore della Repubblica“.
Stando a questa fonte, l'”operazione Orlandi” avrebbe avuto inizio a seguito di contatti non meglio chiariti tra un agente del Sisde ed Ercole, padre della ragazza, quest’ultimo inconsapevole del rischio.
L’uomo, si presume, parla dettagliatamente di quel pomeriggio del 22 giugno, quando Emanuela non fece ritorno a casa, scatenando la preoccupazione dei parenti. “Emanuela il 22 giugno 1983, alle ore 20, è già a Civitavecchia, dove dal molo turistico viene messa a bordo di un’imbarcazione e portata in Sardegna. Esattamente fino alla darsena di Santa Teresa di Gallura” si legge nel dossier.
Un luogo scelto appositamente, secondo il misterioso individuo, poiché in quel punto si intersecavano i radiofari italiani e francesi. Ciò permetteva, con la tecnologia del tempo, di non venir tracciati. All’operazione avrebbero preso parte agenti di Gladio o SB.
Da allora, la Orlandi avrebbe vissuto a Londra: “La cosa certa è che tra il 1993 e il 2000 Emanuela è stata ospite in una casa di South Kensington, a Londra, sotto la gestione dello Ior” conclude la fonte.
Di questa affermazioni non c’è al momento alcuna conferma, e sono passati anche molti anni, durante i quali si sono fatte tra le ipotesi più disparate. Ma chi era Emanuela Orlandi?
La ragazza nasce nel 1968, penultima figlia di Ercole, un commesso della Prefettura della casa pontificia, e Maria, e abita all’interno di Città del Vaticano con la famiglia all’epoca della sparizione.
Minuta, e dai lunghi capelli scuri fermati da una fascetta come voleva la moda del tempo, la Orlandi frequenta il liceo scientifico del convitto Vittorio Emanuele II. Appassionata di musica e molto talentuosa, da ormai qualche anno frequenta l’Accademia di Musica di piazza Sant’Apollinaire, studiando numerosi strumenti musicali.
Quel pomeriggio del 22 giugno Emanuela esce di casa alle 16 per recarsi a scuola di musica, avendo lezioni di flauto e canto corale dalle 17 alle 19. Verso le 19 la ragazza chiama a casa, parlando con la sorella Federica. Le racconta di esser stata fermata da un individuo che le ha proposto un lavoro. Si tratta di fare volantinaggio per l’Avon durante una sfilata nell’atelier delle Sorelle Fontana, per 375.000 Lire.
La sorella non si fida, e le consiglia di lasciar perdere e parlarne prima con i genitori. Dopo aver riagganciato, la Orlandi si reca alla fermata dell’autobus di corso Rinascimento con due compagne. Emanuela allude alla proposta di lavoro e non prende il mezzo con loro in quanto troppo pieno. Da quel momento della giovane non si sa più nulla.
Fatto inquietante: gli investigatori scoprono che l’Avon è all’oscuro di volantinaggio per sfilate o case di moda, e inoltre assume solo collaboratrici femminili.
Il 23 giugno il padre Ercole denuncia la sua scomparsa, e il giorno successivo i quotidiani romani Il Tempo e Il Messaggero danno notizia della sua scomparsa, pubblicando anche una sua foto e i recapiti della famiglia.
Di lì a poco gli Orlandi iniziano a ricevere numerose telefonate, molte delle quali inattendibili. Alcune, come quelle di tali “Mario” e “Pierluigi” sembrano dare qualche speranza. Tutto finisce però in un nulla di fatto, forse ad opera di mitomani.
La famiglia coinvolge nelle indagini anche un amico dei cugini, agente del SISDE, Giulio Gangi, il quale rintraccia la BMW con la quale secondo alcune segnalazioni, era arrivato un uomo visto in compagnia di Emanuela. Il veicolo sarebbe stato riparato in un’officina di Piazza Vescovio, portata da una donna bionda e con segni di vetri rotti dall’interno verso l’esterno.
Tante supposizioni e piste cadute nel vuoto, finché nel 2005 una telefonata anonima a Chi l’ha visto? porta a una pista sorprendente. La chiamata avvisava che per sapere la verità sul destino di Emanuela Orlandi gli investigatori avrebbero dovuto controllare chi fosse sepolto nella basilica di Sant’Apollinaire.
Si scoprì quindi che la salma lì sepolta apparteneva nientemeno che a Enrico De Pedis, uno dei capi della Banda della Magliana. Il sequestro di Emanuela sarebbe da ricondurre a soldi investiti dal gruppo di malviventi nello IOR e poi spesi da Paul Marcinkus per finanziare Solidarnòsc.
Una volta richiesti indietro, i soldi non ci sarebbero stati più, ed è così che avrebbero ideato il rapimento di una cittadina vaticana, e forse con conoscenze anche importanti tramite la famiglia, per richiedere una sorta di riscatto.
Si tratta tuttavia di piste e ipotesi che ancora oggi vengono analizzate a più riprese ma sulle quali non ci sono ancora conferme definitive. Si è anche supposto un coinvolgimento del Vaticano, che in tutti questi 40 anni non si è mai esposto più di tanto sul caso, nonostante coinvolgesse una sua cittadina.
Al momento, il mistero dietro la scomparsa di Emanuela non trova risposta, seppure siano in tanti quelli intenzionati a dare una conclusione a tutta questa intricata vicenda, ancora ben lungi da poter avere una parola fine.
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