Carlo Fuortes ha ritenuto che non ci fossero più le condizioni per proseguire la sua avventura in Rai, e così ha dato il via a una serie di cambiamenti che si vedranno a partire da lunedì, quando si insedierà ufficialmente il nuovo amministratore delegato, che poi sono due, scelto dal governo di Giorgia Meloni. Nell’assemblea degli azionisti, non sarà difficile per Roberto Sergio prendere subito le redini in mano del servizio pubblico e, da quello che si vocifera, non è così impensabile che molte teste potrebbero saltare, meglio alcuni contratti potrebbero non essere rinnovati, specie quelli di RaiTre da sempre avamposto di una parte politica che con l’esecutivo di centrodestra non ci va a nozze.
Certo, i cambiamenti non dovrebbero riguardare solo la terza rete, ma è da quello che si vuole iniziare per avere una televisione pubblica più vicina al credo di Fratelli d’Italia, della Lega e di Forza Italia, i tre partiti che compongono la maggioranza assieme a Noi Moderati, a cui però si deve aggiungere anche una spruzzata di verde, o di stelle, che arriverebbe dal movimento guidato da Giuseppe Conte, che con chi siede al governo ha fatto dei patti, e infatti non è un caso che sulla poltrona della Commissione di vigilanza della Rai ci sia proprio l’ex capogruppo al Senato dei pentastellati, Barbara Floridia.
Ma torniamo al disegno, che prenderà il via non appena sarà formale, appunto, l’elezione del nuovo ad che, dicevamo, non incontrerà molti ostacoli per la nomina: Simona Agnes, in quota azzurra, dirà sicuramente di sì, e la stessa cosa farà il leghista Igor De Biasio, la presidentessa, il cui voto vale doppio, Marinella Soldi, non dovrebbe allo stesso modo creare problemi e persino il grillino Alessandro Di Majo darà il suo lasciapassare senza problemi. E quindi, anche al netto di un rappresentante dei dipendenti, Riccardo Laganà, che potrebbe astenersi, e di Francesca Bria, consigliera del Partito democratico, che va verso il no, il pranzo è apparecchiato.
Meglio, il tavolo è pronto per far saltare qualcuno, anche di molto importante e che negli anni ha contribuito a rendere mamma Rai una tv di punta, anche con tutti i nuovi contenitori che cercano di rubarle la scena. In cui, dicevamo ancora, a partire con una marcia in meno sono sicuramente i conduttori e giornalisti del terzo canale, anche quel Fabio Fazio che da vent’anni è al timone di Che tempo che fa, e fa ottimi ascolti oltre a intervistare personaggi di caratura nazionale e internazionale.
Il contratto in scadenza del savonese, secondo i rumors, non dovrebbe essere rinnovato, e il suo futuro potrebbe essere al Nove, o chissà, quasi certamente lontano da viale Mazzini. Ma lontano dalla rete pubblica potrebbe essere anche quello di Marco Damilano, inviso a Meloni e al centrodestra per essere stato il direttore dell’Espresso, la cui fascia preserale potrebbe finire a Serena Bortone, più incline a rispettare i dettami che arrivano dall’alto, ma che allo stesso tempo perderà il suo programma del pomeriggio di Rai Uno che invece dovrebbe andare o una tra Monica Setta, vicina a Matteo Salvini, o a Nunzio De Girolamo, ex esponente del partito di Silvio Berlusconi (e sposata con il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia).
Non solo, però, perché nel nuovo progetto potrebbero non rientrare neanche Sigfrido Ranucci e il suo Report, che nell’ultimo cda, quello in cui comandava ancora Fuortes, non hanno visto approvare la scheda programma per altre 28 puntate, con cast e budget compresi. E che dire, poi, di Lucia Annunziata? L’ex direttrice dell’Huffington Post non è sicuramente tra i giornalisti più accomodanti, e le polemiche con la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, così come le parolacce scappate durante l’intervista alla stessa, potrebbero non esserle perdonate.
Ad Agorà, ancora, potrebbero sbarcare due conduttori provenienti dal Tg2 Post come Stefano Fumagalli e Manuela Moreno che sono espressione del Carroccio il primo e del partito della presidentessa del Consiglio la seconda. Nessun ritorno per Luisella Costamagna, a lungo corteggiata da Conte per le elezioni regionali nel Lazio, che comunque dovrebbe trovare uno spazio, esattamente come Giuseppe Carboni, nei nuovi palinsesti targati Rai del prossimo anno. Che, ancora, potrebbero vedere un upgrade di Chi l’ha visto, passando dal terzo canale a quello ammiraglio.
Nella nuova Rai, poi, si sta cercando di ritagliare uno spazio a Nicola Porro, che non andrebbe a prendere il posto di Fazio su RaiTre ma che nella stessa fascia oraria potrebbe avere un programma sul secondo canale – sempre che arrivi un’offerta vantaggiosa che gli faccia levare le tende da Mediaset, chiaro -, e Pino Insegno.
Ecco, sul ruolo che avrà quello che è a tutti gli effetti il presentatore delle convention di Meloni, dalla Stampa hanno parlato di un passaggio di testimone con Flavio Insinna alla guida dell’Eredità. Anche perché il romano, di fede romanista a differenza di Insegno, che è lazialissimo, ha più simpatie verso sinistra che a destra.
Al momento, in ogni caso, si tratta di ipotesi, ma servirà settembre, o molto prima, per capire se sarà confermate o se l’Alessandro Borghese di turno (non in odore di Rai) sovvertirà tutto. Difficile, perché il cammino del governo sembra essere segnato, e con un obiettivo ben preciso. Be’, se non vi piace, basta girare canale o, al massimo, fare un abbonamento a quei contenitori che, magari, punteranno su altro, ma per cui bisogna anche stare molto attenti agli ascolti.
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