Secondo il rapporto annuale redatto dalla Commissione europea sull’Iva non riscossa, l’Italia rientra tra gli Stati in cui il fenomeno del sommerso è più diffuso, non tanto in termini percentuali, in cui comunque ci spetta una medaglia di bronzo, quanto in termini assoluti. Dei 93 miliardi di euro che per l’istituzione dell’Unione europea mancherebbero ai 27 Paesi, 26 miliardi dovrebbero arrivare proprio da casa nostra.
Il Consiglio dell’Unione europea, a tal proposito, ha deciso di introdurre anche a livello comunitario un tetto all’uso del contante, portandolo a 10mila euro. Una vittoria, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, considerato che il governo sta cercando, invece, di alzare la soglia prevista in Italia a 5mila euro. Una mossa che, per altro, ha sollevato tante polemiche, soprattutto dalle opposizioni.
In questi ultimi, manco troppo freddi, giorni di dicembre, tutti i riflettori del mondo della politica sono accesi sulla legge di bilancio, che dovrà essere approvata dai due rami del Parlamento entro il 31 dicembre. Di critiche, per la manovra finanziaria del governo di Giorgia Meloni ne sono arrivate parecchie, così tanti sono gli emendamenti – più di 3mila – che sono arrivati in Commissione per cambiare parte del testo che è arrivato da Palazzo Chigi.
Tra le misure più criticate, anche dalla Banca d’Italia, c’è quella che riguarda l’obbligo per l’utilizzo del Pos sotto i 60 euro, anche quella riguardante al tetto all’uso del contante, che l’esecutivo di centrodestra vorrebbe far salire a 5mila euro. L’idea di base è questa mossa serve a favorire il mercato nero, il sommerso, in cui, a livello europeo, pare che abbiamo pochi rivali.
Secondo il report annuale della Commissione europea, il Vat Gap, l’Iva non riscossa, nel 2020 in Italia era di 26 miliardi di euro, il 20,8% del totale, appena più sotto di Malta, che in termini percentuali ha tasse evase del 24,1% e della Romania in cui l’ammanco arrivava addirittura al 35,7%. I Paesi più virtuosi sono la Finlandia, in cui è solo l’1,3%, l’Estonia con l’1,8% e la Svezia con il 2%.
Se nel rapporto, comunque, non siamo i peggiori (ma di poco), in termini assoluti non c’è nessun altro Stato in cui le entrate previste dovrebbero essere molte di più rispetto a quelle effettive. In Francia, per dire, sono 14 miliardi, e in Germania il sommerso arriva a 11, su un totale di 93 miliardi di tutta l’Unione europea, che in percentuale è il 9,1% dei ricavi.
I dati, tra l’altro, sono anche in miglioramento rispetto al 2019, in cui il gap complessivo era di 30 miliardi in più. A far dare una sterzata in positivo è il maggior rispetto delle normative fiscali dovuto soprattutto alle misure di sostegno pubblico introdotte dopo la pandemia da Covid. Questo, però, non significa che per l’istituzione presieduta di Ursula von der Leyen non sia un problema urgente, anzi. Secondo la Commissione, l’ammanco è dovuto principalmente a frodi, ma ci sono anche l’evasione, l’elusione, le pratiche di ottimizzazione fiscale, gli errori di calcolo nei fallimenti e gli errori amministrativi a contribuire a questo dato. E sì, si deve intervenire.
In questo senso, ma soprattutto contro il riciclaggio, c’è una proposta del Consiglio dell’Unione europea, l’altro organo esecutivo dei 27, che vorrebbe introdurre anche a livello comunitario un tetto all’uso del contante, che arriverebbe a 10mila euro, in pratica il doppio di quanto prevista dalla bozza della legge di bilancio al vaglio dei parlamentari.
L’idea è quella che “i terroristi e coloro che li finanziano non sono benvenuti in Europa” andando a colmare delle lacune con delle leggi ancora più rigorose contro le organizzazioni criminali che vorrebbero “riciclare il denaro sporco“.
Il pacchetto di norme – in cui si dovrebbe estendere la rete degli obblighi a intermediari finanziari terzi, soggetti che commerciano in metalli, pietre preziose e beni culture, ma interesseranno anche il mondo delle criptovalute, che dovranno verificare fatti e informazioni sui loro clienti – è piaciuto molto a Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega. Su Twitter, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha scritto che “anche l’Europa conferma la libertà di usare il proprio denaro come si vuole“, e poi ha lanciato la solita stoccata alle opposizioni.
In realtà, però, l’introduzione del tetto all’uso del contante è più una misura per i Paesi che, a livello statale, non la prevedono. Poco meno della metà dei 27 Stati membri, infatti, non ha un tetto, e tra l’altro cambia anche di nazione in nazione: si va dai 500 euro in Grecia ai 15mila della Slovacchia. In Francia, ancora, la soglia è di 1000 euro, la metà di quella previsa in casa nostra ora e la stessa che dovrebbe esserci qualora la manovra del governo Meloni non dovesse passare così com’è stata pensata.
A questo proposito, il commissario all’Economia, il nostro Paolo Gentiloni, ha detto che in Commissione si sta lavorando sulla legge di bilancio italiana, per cui si adotterà un’opinione entro la settimana prossima. “I nostri principi – ha detto nella conferenza stampa in cui sono stati resi noti i dati sull’Iva – mi sembrano evidenti, basta leggersi il Pnrr o le raccomandazioni Ue per sapere che per noi sia la fatturazione elettronica, sia la lotta all’evasione sono grandi priorità“. E quindi, dove si andrà?
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