Sono nove gli indagati per la morte della piccola Nicole, la neonata deceduta a Catania a poche ore dalla nascita perché non c’era un posto libero in alcun ospedale pediatrico della città. La Procura ha aperto il fascicolo con il reato ipotizzato di omicidio colposo. Secondo quanto apprende l’Ansa, tra gli indagati ci sarebbero i medici della clinica Gibiino e personale Utin. Secondo la Procura, “da una prima valutazione della documentazione“, la morte della bimba sarebbe “dipesa da una complessa serie di concause, sin dal momento del parto e delle terapie effettuate nelle primissime fasi di vita“, come si legge in una nota. Ora sono in corso tutti gli accertamenti del caso sia nelle strutture centrali, sia per il 118 e sulle modalità di utilizzo e adeguatezza dell’ambulanza.
La piccola Nicole è morta in ambulanza il 12 febbraio, a poche ore dalla nascita, perché non c’era un posto libero in nessun ospedale e perché non c’era una cannula pediatrica in sala parto. La neonata, primogenita di papà Andrea e mamma Tania, era nata con un parto naturale senza complicazioni nella clinica privata Gibiino.
Tutto sembrava essere andato per il meglio, ma poco dopo la nascita la bimba viene colpita da una crisi respiratoria: forse ha ingoiato del liquido amniotico, dicono i medici presenti al parto. Si rendono conto subito della gravità della situazione e allertano le unità di terapia intensiva neonatale della città: tre ospedali, il Garibaldi, il Santo Bambino e il Cannizzaro, e neanche un posto libero. L’unico a rispondere nella Sicilia orientale è quello di Ragusa che però dista cento chilometri. Inutile il viaggio disperato in ambulanza: la piccola Nicole muore prima di raggiungere l’ospedale.
Qualcosa non ha funzionato nella gestione dell’emergenza, qualcosa che la famiglia della piccola ora vuole conoscere. Il padre, intervistato dal Corriere, ha raccontato quei momenti disperati. C’era anche lui in sala parto e in ambulanza. La bimba era nata senza complicazioni, poi quella crisi respiratoria: i medici presenti capiscono la gravità della situazione, ipotizzano la presenza del liquido amniotico nei polmoni, ma non si trova una cannula pediatrica. Scatta la richiesta di un ricovero in Terapia intensiva pediatrica e neonatale, ma in tutta Catania non c’è neanche un letto libero. Infine la corsa disperata in ambulanza: con il padre c’erano il ginecologo di fiducia della mamma, un anestesista, un neonatologo e un rianimatore che hanno provato a soccorrerla anche durante il tragitto, inutilmente.
“È considerata la clinica ‘in’ della città, ma manca perfino una cannula per liberare i polmoni a una bimba appena nata”, sottolinea il padre, distrutto dal dolore. Tutto quel giorno è andato storto, una vicenda incredibile di malasanità che è costata la vita a una bambina appena nata.
Anche il mondo della politica è scioccato: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha contattato il governatore siciliano Rosario Crocetta e ha espresso “incredulità” ma anche “tristezza e sconcerto” per quanto accaduto.
L’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, ha avviato un’ispezione. “È vergognoso che non si riesca a trovare un posto di Terapia intensiva pediatrica in un’area metropolitana. Verificherò passo passo come sono andate le cose senza guardare in faccia nessuno”.
Anche la ministra Beatrice Lorenzin segue la vicenda e ha inviato a sua volta gli ispettori ministeriali. “È assurdo che in tre ospedali di Catania, tra i più importanti del Sud Italia, non si sia trovato un posto letto e non si sia riusciti a liberarne uno vista la gravità della neonata. Sembra ci sia stato uno scaricabarile, assumeremo provvedimenti molto duri, a partire da domani. Chi ha sbagliato dovrà pagarla”, ha promesso Crocetta.
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