[didascalia fornitore=”altro”]FOTO: PIXABAY[/didascalia]
Un neonato muore in ospedale a soli due mesi di vita: è la straziante vicenda accaduta a due genitori di Copertino. Il piccolo è deceduto all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove era stato trasportato poco dopo la sua nascita avvenuta il 15 gennaio, presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale San Giuseppe del suo paese. Il neonato aveva mostrato sin da subito complicanze post partum, in particolare, sia la madre che il figlio, hanno manifestato una febbre alta di origine apparentemente ignota.
La Procura di Lecce si sta occupando del caso, nell’ambito di un’inchiesta che era già stata aperta in seguito alla denuncia del padre sporta ai carabinieri della Tenenza di Copertino subito dopo il parto: l’uomo voleva che venisse accertata l’eventuale responsabilità dei medici che hanno seguito il parto della moglie e la gestazione del neonato, in relazione alla febbre insorta immediatamente dopo la nascita e che aveva richiesto il trasferimento del piccolo nel reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Fazzi. Il pubblico ministero, Stefania Mininni, aveva ipotizzato il reato di lesioni colpose, con la conseguente iscrizione sul registro degli indagati di sei medici, ovvero tutti i quelli che hanno seguito la donna presso l’ospedale San Giuseppe.
6 medici indagati: dall’accusa di lesioni colpose a quella di omicidio colposo
Con il decesso improvviso e quanto mai prematuro del neonato, l’accusa per i 6 medici indagati si è trasformata da lesioni colpose in omicidio colposo. La Procura in queste ore dovrà anche decidere se estendere il campo di indagine anche ai medici dell’ospedale Fazzi, al fine di escludere ogni possibile responsabilità nella morte del piccolo. Inoltre la Procura dovrà a breve conferire al medico legale l’incarico di effettuare l’autopsia. Il contenuto delle cartelle cliniche sequestrate dai Carabinieri potrà agevolare l’individuazione di eventuali responsabilità mediche nella morte del neonato ed eventualmente stabilire se la vita del piccolo si sarebbe potuta salvare con una condotta clinica differente.