S’indaga su un’eventuale mancanza di personale nel nosocomio capitolino, che al momento è l’ipotesi più accreditata dalla procura.
A lanciare l’allarme quella notte sarebbe stata un’altra mamma, che avrebbe immediatamente allertato l’infermiera, ma quando l’operatrice sanitaria è giunta in stanza, per il piccolo non c’era ormai più nulla da fare.
Sarebbe stata un’altra mamma, la notte dell’8 gennaio scorso, a lanciare l’allarme al personale sanitario dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. La donna, compagna di stanza dell’altra neo mamma, si era accorta che il piccolo stava rischiando di soffocare sotto il peso della mamma, crollata dopo un lungo travaglio, così aveva allertato il personale sanitario. L’infermiera, immediatamente arrivata nella stanza, si è resa conto che per il piccolo era ormai troppo tardi.
Il fatto che – deve ancora essere confermato – sia stata un’altra paziente ad allertare il personale medico può rappresentare una svolta nell’indagine sulla drammatica sorte del neonato morto soffocato all’ospedale Pertini. Si tratta di una novità che consolida la principale ipotesi degli inquirenti, e cioè che nel nosocomio capitolino ci sia stata una mancata sorveglianza da parte del personale medico.
Ad avvalorare questa ipotesi arriva ora una testimone, che potrà chiarire tutti i dubbi sulla vicenda. Stando a quanto riporta Il Corriere, all’una di notte dell’8 gennaio, la compagna di stanza si rende conto che la mamma del bambino si è addormentata, ma non vede più il piccolo. Così allerta l’infermiera, che si precipita nella stanza. Le toglie il piccolo da sotto al seno, ma ormai per il neonato non c’è più nulla da fare. I primi risultati dell’esame autoptico danno un risultato che è praticamente una certezza e cioè che il neonato sarebbe morto soffocato.
Alla compagna di stanza sarà chiesto un passaggio chiave dell’indagine e cioè se ricordi del rifiuto o meno da parte del personale sanitario di portare il neonato alla nursery, come riferito dalla mamma del bambino. Se il personale sanitario non ha tenuto conto della stanchezza della neo-mamma, lo chiarirà l’inchiesta del pubblico ministero Maria Sabina Calabretta, che ha aperto un’indagine con l’accusa di omicidio colposo in ambito sanitario.
Come riferisce Il Corriere, a destare l’attenzione degli inquirenti anche la mancata relazione dell’anatomopatologo del nosocomio Pertini, che ha fatto un primo esame sulle cause della morte del bambino. Come mai manca la relazione? Sarà l’inchiesta a chiarire i motivi dell’assenza e se sia stata conseguente a una dimenticanza del medico o dipenda da altro.
Un punto appare però già certo agli inquirenti: la neo mamma ha firmato un protocollo dove si avvertono le puerpere sul divieto di dormire con i neonati. Intanto il legale della donna ha già annunciato che la prossima settimana sarà presentata una denuncia in procura.
E mentre la tragedia dell’ospedale Pertini ha dato vita a un’ondata di solidarietà da parte delle mamme e non solo, che si sono sentite vicine al dolore atroce che ha dovuto sopportare questa donna, l’associazione «Mama Chat» ha lanciato una petizione «Basta mamme sole» per chiedere che vengano garantiti accompagnatori h24 per le neomamme.
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