Secondo il legale dei neo genitori, le due ostetriche non avrebbero rispettato il protocollo, mettendo a repentaglio la vita del neonato, che è morto soffocato.
Per le due sanitarie, di 45 e 37 anni, il pm, che si sta occupando del caso, ipotizza il reato di omicidio colposo. Secondo i genitori del piccolo Alessandro, le ostetriche non avrebbero rispettato il protocollo sanitario, in particolare quando hanno disposto il trasferimento in ospedale della partoriente in auto e non in ambulanza. Quando la neo mamma è arrivata in sala parto, del neonato non c’era più il battito.
Un travaglio di oltre 30 ore e due neo genitori che piangono la morte assurda del loro bambino, nato già senza vita. È quanto accaduto a una coppia di Rimini che si apprestava a vivere il giorno più bello della loro vita e che invece ha dovuto fare i conti con una tragedia ancora tutta da chiarire.
La partoriente, c’accordo con suo marito, aveva deciso di far nascere il suo primo figlio in casa, così aveva contattato due ostetriche per essere assistita durante il parto. Tutto è iniziato nella notte tra il 3 e il 4 novembre, quando si sono ‘rotte le acque’ della futura mamma. Contattate le due sanitarie, una è arrivata soltanto due ore dopo la chiamata, l’altra sembrerebbe ancora dopo.
La gravidanza era trascorsa senza problemi, tanto che la ginecologa che aveva seguito la gestazione ha rilasciato il nullaosta ritenendo il parto una situazione a basso rischio. Le due ostetriche avevano riferito alla partoriente che il feto era in una posizione non ottimale in vista della nascita e che andava riposizionato con una manovra specifica. Poi il dramma. Già dalle prime ore del travaglio la futura mamma ha accusato dolori lancinanti, così il marito ha proposto di portarla in ospedale, preoccupato dalla situazione, ma le due sanitarie hanno insistito affinché la gestante restasse a casa. Solo alle 6.30 del mattino seguente, il 6 novembre, oltre 30 ore dopo l’inizio del travaglio, le due ostetriche hanno dato l’ok per il trasferimento in ospedale. La gestante è stata portata in auto, e non in ambulanza, violando il protocollo che richiedeva l’intervento del mezzo di soccorso.
Arrivata in sala parto, del piccolo Alessandro non c’era più il battito cardiaco e l’ecografia ha confermato il decesso del feto nell’utero. Il piccolo sarebbe morto soffocato.
Al dolore per una morte così tragica, si aggiunge la voglia di giustizia di due persone che non si capacitano di quanto sia accaduto e che vogliono che sia chiarita la posizione delle due sanitarie. Le due ostetriche avrebbero potuto salvare la vita al piccolo Alessandro se avessero richiesto prima l’intervento di un’ambulanza? Saranno le indagini a chiarirlo e a far luce su un’eventuale responsabilità delle due, alle quali più volte sembra che il papà abbia chiesto di poter portare la moglie in ospedale. Quando è arrivato l’assenso al trasferimento, era ormai troppo tardi per il piccolo.
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