Dall’Australia l’esperimento sui neuroni coltivati in provetta, che hanno imparato a giocare a Pong: intelligenza intrinseca delle cellule cerebrali.
Lo studio è stato pubblicato dalla Cortical Labs di Melbourne. Ottocentomila neuroni umani e di topo, hanno imparato a giocare al videogioco Pong, uno dei primi simulatori di ping-pong. L’esperimento è stato condotto collegando i neuroni al computer.
Atari nel 1972 aveva rivoluzionato completamente l’industria videoludica, e adesso dall’Australia uno studio innovativo, a 50 di distanza dall’uscita di Pong, ha dimostrato tramite proprio quell’iconico videogioco l’intelligenza intrinseca delle cellule cerebrali.
Il Pong, bidimensionale in bianco e nero, è uno dei primi videogiochi in assoluto. Ci si poteva giocare da delle cabine che incorporavano una semplice tv dell’epoca, contro il computer e in coppia, due giocatori. Un gioco poi tornato in auge sui primissimi cellulari alla fine degli anni ’90. Insomma, uno storico videogioco adesso usato per testare l’intelligenza dei neuroni in provetta, e uno studio che potrebbe rischiare anch’esso di diventare appunto storico e innovativo quanto negli anni ’70 lo era stato il primo simulatore di ping-pong.
Lo studio è stato condotto dalla Cortical Labs di Melbourne, che ha dimostrato proprio l’intelligenza intrinseca delle cellule. I neuroni sono stati coltivati in provetta, si tratta di 800.000 tra umani e di topo. Uno studio pubblicato su Neuron, rivista scientifica rinomata.
I ricercatori hanno collegato i neuroni a un computer, così da poter ricevere un feedback a seconda se la racchetta riuscisse a colpire la pallina. Gli impulsi dei neuroni diventavano più intensi se i neuroni riuscivano a colpire la palla.
Accumulando questa esperienza dunque le cellule sono riuscite a modificare l’attività per il raggiungimento dello scopo.
Tali scoperte potrebbero essere utilizzate in futuro per ricerche su malattie come epilessia, o lo sviluppo di farmaci, gli effetti delle droghe sul cervello.
Il direttore scientifico della Cortical Labs Brett Kagan si è detto molto soddisfatto per la recente pubblicazione, parlando dell’argomento come una nuova frontiera per la comprensione delle nostre connessioni neurali, e in generale dell’intelligenza. Spiegando l’esperimento, il direttore ha sottolineato che, questa sorte di micro cervello non ha senso di ricompensa, o punizione, come ad esempio un animale.
La scoperta ha trovato grandi consensi nella comunità scientifica, e che ha affascinato diversi neuroscienziati. L’idea geniale di collegare i neuroni al gioco Pong, è stata commentata anche da Karl Friston dell’Università di Londra. Friston parlato di lavoro pionieristico. Uno studio notevole secondo il neuroscienziato, visto che questo tipo di auto organizzino non è possibile semplicemente insegnarla.
Uno studio che ha significato studiare il significato stesso di cosa voglia dire essere umani, conclude Kagan.
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