[didascalia fornitore=”Instagram”]Primo piano di Niccolò Bettarini ancora con i postumi dell’aggressione, foto tratta dal suo profilo Instagram.[/didascalia]
Il racconto di Niccolò Bettarini sull’aggressione subita lo scorso 1° luglio all’esterno dell’Old Fashion di Milano rivela due aspetti importanti: il primo è che il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini ha rischiato seriamente di morire, dato che gli aggressori, dopo averlo riconosciuto, hanno cercato di ammazzarlo infierendo su di lui con inaudita violenza (gli sono state inferte ben 11 coltellate); il secondo dimostra il grande coraggio esibito dal ragazzo, che non ha esitato a lanciarsi in difesa di un amico contro 10 assalitori. Per fortuna è finita bene e il giovane Niccolò sta trascorrendo il periodo di convalescenza in vacanza con i genitori e il fratello. Ma quando torna a parlare della vicenda non si può non provare un brivido di terrore.
‘Al momento di uscire dal locale, era quasi mattina, ho notato con la coda dell’occhio le solite baruffe, routine tipiche della movida milanese’, ha raccontato Niccolò Bettarini alla Gazzetta dello Sport, ‘Era ora di rientrare a casa ma dall’altra parte della strada la mia amica Zoe ha iniziato a chiamarmi urlandomi che stavano picchiando il nostro amico Andrea. Tre ragazzi lo accerchiavano e così mi sono buttato su di loro per difenderlo’.
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Forse Niccolò pensava di fare da paciere, ma in realtà il suo intervento ha scatenato la furia violenta del branco: ‘Sono arrivati altri ragazzi, mi hanno aggredito. Ho sentito che mi avevano riconosciuto e ‘volevano ammazzarmi’ perché sapevano chi fossi. Erano 10. Ho tentato di difendermi e parare i loro colpi, ricordo di essere caduto a terra e che Zoe si è buttata sopra di me per proteggermi da quella furia di violenza. Ma non si sono fermati, hanno riempito di calci anche lei. Volevano la mia vita, era chiarissimo: in seguito abbiamo scoperto che sono tutte persone che hanno un passato di crimini e risse’.
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In ogni caso Niccolò non è si affatto pentito di essere intervenuto a difesa dell’amico Andrea: ‘Mentirei se ora dicessi che quel gesto avventato, che poteva costarmi la vita, me lo potevo anche evitare. Lo rifarei ancora e ancora, darei la vita per i miei amici’.
Il racconto di Niccolò Bettarini sull’aggressione ha permesso inoltre di scoprire la reazione di papà Stefano e di mamma Simona: ‘Più delle parole ho sentito un pianto liberatorio, e più che il dolore ho sentito il sollievo, la gioia di parlarmi prevaleva sul resto. So che mamma ha passato delle ore terribili, è stata malissimo, e questo mi strazia. Mio padre, poi, non l’avevo mai visto piangere in tutta la nostra vita insieme, ma appena è entrato in ospedale non è riuscito a trattenere le lacrime’.
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Adesso nel futuro di Niccolò Bettarini c’è una grande voglia di ritornare alla normalità, seguendo magari le orme del padre. Ma non nello spettacolo, quanto nel calcio: ‘Il mio sogno è fare il calciatore e vincere più di papà. Gli ultimi due anni sono stati difficili a causa di alcuni infortuni che ho subito mentre mi allenavo con la Triestina, a cui sarò comunque eternamente grato perché mi ha dato la possibilità di riprendere a giocare. Del resto sono stato cresciuto con dei valori solidi, e come dice mia madre: ‘Crederci sempre, arrendersi mai!’
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