Avrà anche ottenuto l’abolizione del vitalizio per i consiglieri regionali della Puglia, ma l’ex governatore Nichi Vendola non è “riuscito” a toglierlo a se stesso. Come ricorda Repubblica, dal 2 luglio 2015 l’ex numero uno di SEL, in carica alla guida della Regione dal 2005, è andato in pensione a 57 anni e con un assegno mensile lordo di 5mila 618 euro e 73 centesimi. Lui, che ottenne nel novembre 2012 l’abolizione del vitalizio per i consiglieri regionali, può vantare una pensione da politico di un certo peso, a cui si aggiunge anche l’assegno di fine mandato da 198mila 818 euro e 44 centesimi. Non male per il pasionario della sinistra.
C’è da chiarire che non si tratta di nulla di illegale o irregolare: è solo uno strano “destino” che vede Vendola da una parte alfiere della “politica a costo zero” dall’altra beneficiario di privilegi in stile Casta.
Facciamo chiarezza. L’ex governatore fa dell’abolizione dei vitalizi un suo cavallo di battaglia fin all’insediamento a capo della Regione nel 2005; nel 2012 ottiene i voti del consiglio per cui da gennaio 2013 i consiglieri regionali pugliesi non hanno più diritto al vitalizio e l’assegno di fine mandato. La nuova legge regionale però non è retroattiva. Quando Vendola lascia la guida della Regione, ha accumulato dieci anni di servizio di cui otto coperti dalla vecchia legge regionale.
Allo scadere del mandato il 2 luglio 2015, scatta il conteggio per gli anni dal 2005 al 1° gennaio 2013 che gli portano una somma lorda di oltre 5mila euro al mese e un assegno da oltre 198mila euro. Il tutto, a 57 anni, in pieno stile baby pensionati. Come è possibile visto che, per la nuova legge, bisogna avere almeno 60 anni per incassare il vitalizio o assegno pensionistico da politico? Perché in Puglia c’è una legge del 2003 che prevede, per ogni altro oltre il quinto, l’abbassamento a 55 anni. Chi ha fatto due mandati, come Vendola, ha quindi diritto di richiederli 5 anni prima. Insomma, un bel colpo di fortuna.