Niente contributi per tre anni ai neo assunti. E’ una delle ipotesi al vaglio delle forze politiche in vista della presentazione del Def ad aprile. Il dossier ‘riduzione del costo del lavoro’ è molto ampio e spicca, tra gli altri, l’argomento sulla decontribuzione più o meno piena a favore del primo impiego; misura da affiancare, per gli under 35, a una dote formazione portabile che agevoli gli inserimenti occupazionali in caso di carriere discontinue.
Lo sgravio, come detto, potrebbe durare un triennio, ma dipenderà dalle risorse a disposizione. Soldi che andranno a incidere anche sulla possibilità di arrivare a un’agevolazione totale o ridotta. Il premier, Paolo Gentiloni, nelle ultime ore ha fatto capire che è necessario un quadro di politiche economiche efficaci “che ci consenta di mantenere gli equilibri di bilancio e di razionalizzazione della spesa, e contemporaneamente accompagni e sostenga la crescita, per quanto limitata, che inizia a manifestarsi”. Del resto, “norme e vincoli Ue non sono intoccabili, c’è margine di negoziato”.
Dunque, Def e manovrina, che faccia sì che il decreto possa liberarsi dai vincoli europei (correzione da 3,4 miliardi). A questo obiettivo, servono le misure pro investimenti a cui i tecnici stanno lavorando. Tra le altre, la norma ‘acchiappa fondi’, ossia tassare i capital gain al 26 per cento e non come reddito da lavoro al 43 per cento i proventi dei manager delle sgr. E ancora: misure per accelerare gli investimenti Anas sulla rete stradale locale e rivisitazione del direct lending per il credito alle imprese. Il decreto avrebbe il compito anche di rilanciare lo stanziamento di un miliardo di euro per la ricostruzione post – terremoto. Tutte spese eccezionali, queste, non in grado di incidere sulla correzione strutturale chiesta da Bruxelles.
Nel Def, invece, entrerebbe la decontribuzione a favore delle imprese. Oggi è previsto un tetto di 3mila euro per i premi di risultato che beneficiano della detassazione al 10 per cento (limite innalzato a 4mila euro in caso di coinvolgimento del lavoratore), per redditi fino a 80mila euro. Benefici che sono limitati ai lavoratori; l’idea è avvantaggiare pure i datori di lavoro. La misura troverà spazio nella manovrina se le risorse lo consentiranno, altrimenti se ne riparlerà nella legge di bilancio 2018.