E’ su Facebook che la mamma di un bambino disabile di 11 anni ha spiegato cosa accade a scuola del figlio, che a causa della burocrazia non potrà usufruire della mensa scolastica. ”Mio figlio ha una paralisi infantile, non può mangiare da solo”, spiega la signora, ”serve qualcuno che lo imbocchi”. Ma presso l’istituto comprensivo Santa Chiara-Pascoli-Altamura non è prevista una figura del genere. Il risultato facilmente intuibile è che il suo bambino, che frequenta la quinta elementare, non potrà mangiare in mensa con i suoi compagni, come invece accadeva fino allo scorso anno.
La mamma del bambino disabile ha raccontato che lo scorso anno era riuscita ad ottenere “dopo varie lotte, il supporto di un operatore socio sanitario”. Quest’anno invece la referente al sostegno della scuola ha informato i genitori che “non ci sarà nessuno che farà mangiare” il bimbo.
Qual è la soluzione? La famiglia è stata invitata dalla scuola, dietro consiglio della ASL, a decidere se andarlo a prendere prima dei pasti o pagare privatamente un operatore socio sanitario. Visto che “Francesco prende indennità e assegno di cura”.
“Ma stiamo scherzando??? Voglio dire a voi signori della Asl e della scuola, che i soldi che prende mio figlio servono per il suo benessere: terapie extra (poiché l’Asl ne passa solo un minimo), medicine, integratori, viaggi per visite specialistiche, infermieri, ecc. Il personale che serve a scuola non rientra nelle nostre competenze. Tu scuola Istituto comprensivo Santa Chiara-Pascoli-Altamura – conclude – stai discriminando un alunno”.
Ed ecco il post della mamma del piccolo, che scrive: ”Lui è Francesco, mio figlio. Visto com’è felice? A lui piace mangiare a scuola con i compagni!…”
Dalla scuola arriva una nota in cui si spiega che è stato fatto il possibile per il minore. Si legge che “Nella classe dell’alunno sono in servizio alcuni insegnanti curricolari e ben due docenti di sostegno. Proprio per coprire l’intero arco di funzionamento del plesso, che osserva un orario a tempo pieno. Inoltre, il team messo a disposizione è arricchito dal supporto di due collaboratori scolastici. I quali, volontariamente e senza alcun compenso aggiuntivo, offrono la loro preziosa disponibilità provvedendo alla cura personale e all’igiene dell’alunno”.
“E’ stata inoltre, richiesta all’Amministrazione comunale, Assessorato Politiche Sociali, l’assegnazione di un educatore, che presta servizio sin dall’inizio dell’anno scolastico”. Ma che “non può essere utilizzato per le operazioni di somministrazione del pasto”. Questo perché “La figura professionale necessaria per sovrintendere le rischiose operazioni di assunzione del cibo e di deglutizione non rientra nei Contratti Collettivi del Comparto Scuola”. Il tutto per ragioni di sicurezza e di protezione dell’alunno. Per questo “è stata interpellata periodicamente la A.S.L., che non ha reso disponibile la figura dell’assistente”.
La scuola ha comunque cercato soluzioni immediate. “Prima dell’inizio dello scorso anno scolastico l’istituzione scolastica si è attivata per accreditarsi come ente di accoglienza dei volontari/tirocinanti ReD (Reddito di Dignità); ed ha presentato uno specifico progetto, approvato e sostenuto dalla Regione e dall’Assessorato Politiche Sociali del Comune di Foggia. Per effetto di tale impegno, per l’intero anno scolastico, è stato possibile usufruire del contributo di un OSS (Operatore Socio-Sanitario). Figura al quale è stata delegata la cura dell’alunno nella fase del pranzo. Scaduto il periodo di volontariato ReD, l’istituto “ha provveduto ad inoltrare agli organi competenti, Assessorato alle Politiche Sociali, formale richiesta per una nuova assegnazione di personale OSS. Ma a tutt’oggi – si chiarisce – è rimasta inevasa, nonostante i numerosi solleciti”.
Mamma Loredana ha quindi una sola via da percorrere per occuparsi del suo bambino: ”Lo porterò regolarmente a scuola. Alle 12 andrò da lui, verificherò di persona l’assenza di qualcuno che lo imbocchi. Lo farò mangiare, poi scatteranno le denunce per abbandono di incapace”.
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