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Niger, negato dai ribelli l’ingresso a Niamey delle delegazioni Ua-Onu

La giunta militare adesso al potere in Niger non ha permesso alla delegazione Ua-Onu di recarsi nella capitale per i negoziati.

Niamey, Niger, proteste a favore della giunta militare – Nanopress.it

Salta la visita delle rappresentanti dell’organizzazione regionale dell’Africa occidentale Ecowas, dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite. E’ stata la giunta militare salita al potere con la forza lo scorso 26 luglio a negare l’accesso alla capitale del Niger alla delegazione per i negoziati – previsti per oggi – per l’eventuale ripristino dell’ordine costituzionale. Si teme per Mohamed Bazoum, presidente eletto arrestato e rinchiuso nel palazzo presidenziale a Niamey senza acqua e senza elettricità, dice il New York Times.

La giunta militare nega l’ingresso a Niamey a Ua e Onu

Era attesa per oggi la visita della delegazione delle Nazioni Unite, insieme a quella della Ecowas e dell’Ua, ma i militari hanno negato i negoziati per un ripristino dell’attività costituzionale non dando il permesso di raggiungere alle delegazioni la capitale. In Niger si allungano i tempo dei vertici previsti e la situazione rimane ancora di stallo, come lo era stato nelle scorse ore quando Ecowas aveva minacciato con un ultimatum la giunta militare di ritornare sui suoi passi.

rappresentanti dell’organizzazione regionale dell’Africa occidentale Ecowas, dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite dunque non potranno incontrare i rappresentati del generale Abdourahamane Tchiani, lo ha riferito Jeune Afrique, che ha fatto cenno a una nota del ministro degli Esteri del Niger.

AFP ha inoltre informato, dopo aver visionato una lettera ufficiale, delle motivazioni. La giunta parla di sicurezza, come scusa per la respinta delle delegazioni, per il contesto di rabbia che al momento sarebbe rivolto alla popolazione con le sanzioni imposte dall’Ecowas (con a capo la Nigeria). Una lettera destinata proprio alla Ecowas di Niamey.

Scaduto l’ultimatum della Ecowas

E anche l’ultimatum dell’Ecowas è scaduto domenica. La comunità degli stati occidentali dell’Africa che si era subito schierata a favore del presidente eletto due anni fa, spingendo sul ripristino del governo di Mohamed Bazoum, aveva minacciato i militari capeggiati da Abdourahamane Tchiani di abbandonare la capitale e ritornare sui loro passi per evitare l’escalation di un conflitto che avrebbe coinvolto tutta la comunità. In queste ore però pare che la Nigeria, stato più potente e influente della Ecowas, avrebbe preferito attendere, con altre nazioni africane – anche loro sotto governi militaristi saliti al potere tramite colpi di stato – schieratesi a favore di Tchiani, così come a favore dei ribelli si è schierata la Wagner.

La giunta del generale intanto ha chiuso nuovamente lo spazio aereo, dopo averlo riaperto per permettere ai cittadini stranieri di abbandonare il paese. I negoziati di oggi in questo contesto avevano assunto grande rilevanza, ma probabilmente per le prossime mosse e per sciogliere questa impasse, bisognerà attendere fino a giovedì quando gli stati dell’Ecowas si riuniranno nuovamente e si confronteranno sul da farsi.

 

Entrare in guerra è una possibilità che si sta affievolendo, anche se non vanno avanti al momento bene i trattati diplomatici. La Nigeria dal canto suo ha ricevuto batoste dagli altri stati militari, come l’Algeria, dettisi pronti a schierarsi a favore della giunta Nigerina. Come riferito inoltre di recente dal Wall Street Journal l’organizzazione degli stati africani non avrebbe però la necessaria forza – dettata anche da queste alleanze – per partecipare a una guerra di questo tipo nonostante disponga di un esercito di circa 250mila unità, il più numero e importante di tutta la regione del Sahel.

Niamey, Niger – Nanopress.it

Il contingente della Nato al momento è invece formato da quasi 3000 soldati, di cui la metà francesi – che nella regione africana ha sempre avuto i migliori rapporti politici, più di mille americani e 350 italiani. Una sessantina di soldati italiani ha lasciato il paese nella giornata di ieri, mentre i ribelli hanno invece rafforzato le fila al confine dopo l’ultimatum.

Mohamed Bazoum è stato deposto con la forza il 26 luglio, e adesso si trova in stato di arresto al palazzo presidenziale della capitale Niamey. il New York Times ha scritto in queste ore che Bazoum sarebbe tenuto in ostaggio senza acqua e senza elettricità in condizioni ai limiti del disumano.

I ribelli hanno sventolato anche bandiere russe, in questi giorni di proteste, con la Wagner che da sempre si sarebbe approfittata delle stabilità del Sahel per i propri interessi. “Non lasciate che il paese cada in mano russa, ha dichiarato il presidente dell’Ecowas al Washington Post. Il Paese era per l’Occidente uno degli ultimi alleati, e il suo ruolo strategico per questioni energetiche e tratte migratorie adesso preoccupa anche l’Europa. Il controllo della calma nella zona inoltre risulta importante per tenere sotto scacco diversi gruppi armati di matrice jihadista, tra cui Boko Haram, Iswap e i Fulani.

Antonio Meli

Classe 1993, laureato in comunicazione e lingue, e in giornalismo, tra Siena e Roma. Appassionato di cinema, musica, storia e spettacolo. Mi piace scrivere e criticare.

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