Le studentesse rapite 8 anni fa sono state liberate dall’esercito nigeriano, che le ha mostrate ai giornalisti insieme ai loro figli.
Le due giovani hanno raccontato nei dettagli la lunga prigionia che le ha tenute lontane dai loro affetti.
Otto anni fa i jihadisti di Boko Haram rapirono le giovani ragazze, ex studentesse del gruppo delle cosiddette ‘ragazze di Chibok‘.
Il rapimento è accaduto nella notte fra il 14 e il 15 aprile del 2014 nella scuola di Chibok, a nord-est della Nigeria e le ragazze coinvolte non erano solo le due che l’esercito è riuscito a salvare ma si parla di circa 280 studentesse.
Commuovono oggi le immagini delle due protagoniste di questo articolo, Mary Dauda e Hauwa Joseph, mostrate insieme ai loro bambini, sorridenti e felici che finalmente questo incubo sia finito grazie all’intervento dei militari.
Il caso delle studentesse rapite i Nigeria aveva dato il via a una campagna di solidarietà seguita in tutto il mondo, con l’hashtag #BringBackOurGirls e finalmente per queste due mamme c’è stato un epilogo positivo.
Per quanto riguarda il ritrovamento, esso è avvenuto da parte del generale Christopher Musa, comandante della 26esima brigata dell’esercito nigeriano, il quale ha dichiarato che i suoi uomini hanno ritrovato Hauwa e Mary rispettivamente il 12 e il 14 giugno, in luoghi differenti e distanti fra di loro.
La prima si trovava a Bama, dove era stato allestito un campo appartenente a Boko Haram, mentre la seconda era in una zona vicino al villaggio di Ngoshe, vicino al confine con il Camerun, insieme a suo figlio.
Le ragazze raccontano di aver vissuto il peggior periodo della loro vita, e come molte per altre che sono riuscite a scappare, le condizioni di vita erano pessime e le ragazze non venivano nemmeno nutrite a sufficienza.
Appena prelevate, vennero divise in due gruppi, musulmane e cristiane, in seguito le prime vennero costrette a sposare dei miliziani mentre le seconde venivano indotte a convertirsi all’Islam per poi sposarsi anche loro.
Tante erano coloro che rifiutavano di andare contro la propria religione di appartenenza, per questo vennero rese schiave, costrette a cucinare per i jihadisti, curare quelli feriti e seppellire quelli morti. Le condizioni di vita erano davvero pessime, infatti facevano lavori di fatica e dormivano fuori come degli animali, inoltre venivano divise spesso in tanti piccoli gruppi e spostate regolarmente in modo da renderle irrintracciabili.
“Siamo state abbandonate come animali, nessuno si prendeva cura di noi e non avevamo abbastanza cibo”
Ha detto Hauwa, mentre Mary riferisce addirittura di essere stata obbligata a sposare più di un uomo prima di riuscire a fuggire. La ragazza ha riferito
“ti picchiano se ti rifiuti di pregare e ti fanno morire di fame”.
Per quanto riguarda le altre studentesse rapite, la sorte era la medesima. Fortunatamente circa 57 sono riuscite a fuggire poco dopo il rapimento e altre 80 sono state liberate grazie all’esercito oppure negoziando la liberazione di alcuni componenti del gruppo di Boko Haram.
Purtroppo però, delle restanti, non tutte sono state fortunate come Hauwa e Mary, molte infatti risultano ancora disperse da 8 anni nonostante le ricerche dei militari nigeriani.
Secondo il rapporto dell’Unicef, i terroristi in Nigeria, dal 2009, hanno causato la morte di 27mila persone e questa insurrezione ha portato anche alla chiusura di 1.400 scuole e l’uccisione di 2.200 insegnanti. Sono dati allarmanti ma non i peggiori, infatti questo ha comportato anche la morte di bambini e l’impossibilità di avere accesso all’istruzione di base per circa 2,8 milioni di essi. Inoltre, molte persone sono dovute fuggire e ora si trovano in campi profughi.
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