In molti Paesi la nimesulide è stata ritirata dal mercato, ma non in Italia: ma fa male? Da ciò che è emerso in seguito a diverse ricerche scientifiche, questa sostanza, che sta alla base di vari farmaci, può provocare dei problemi al fegato. Eppure in Italia si continuano a vendere farmaci a base di nimesulide, fra i quali il più conosciuto è l’Aulin. Mentre molti Paesi negli anni precedenti hanno ritirato questa sostanza dal commercio, in Italia la nimesulide continua ad essere venduta.
L’Agenzia Europea dei Medicinali ha fatto un riesame del rapporto fra benefici ed effetti collaterali, per decidere se questa molecola potesse restare in commercio nei Paesi europei. Nel 2010 finalmente è arrivato il verdetto: i benefici superano i rischi, ma, a causa dei problemi all’apparato gastroenterico e al sistema epatico, la nimesulide deve essere considerata un antidolorifico di seconda scelta.
Proprio per questo il Servizio Sanitario Nazionale non rimborsa l’uso della sostanza nel trattamento dei dolori cronici, ma soltanto nel caso di dolore acuto. Tutto ciò avrebbe dovuto scoraggiare l’uso prolungato del medicinale. Secondo alcuni esperti questo modo di agire non è corretto, anche perché questo atteggiamento appare contraddittorio.
La nimesulide non deve essere usata da persone che hanno problemi al fegato, deve essere usata soltanto per brevi periodi, al massimo 15 giorni e la dose massima giornaliera non dovrebbe superare i 200 mg, quantità che corrisponde a due bustine o a due compresse.
Sono queste le regole stabilite dall’Agenzia Europea del Farmaco, per evitare che, a lungo andare, si possa incorrere in danni al fegato e nei rischi che coinvolgono anche il sistema gastrointestinale.