No all’ipotermia in sala operatoria, i dati della campagna ‘Chirurgia senza Brivido’

sala operatoria

No all’ipotermia in sala operatoria: nonostante sia un problema di cui si parla poco, rappresenta una complicanza comune degli interventi chirurgici. L’ipotermia – ovvero una temperatura centrale corporea inferiore a 36.0 °C – interessa infatti il 50-90% dei pazienti sottoposti sia a operazioni chirurgiche maggiori sia a procedure brevi. Proprio per informare anestesisti, rianimatori, management della sanità e cittadini sui rischi dell’ipotermia in sala operatoria e le possibili soluzioni, ma anche per sensibilizzare le istituzioni alla creazione di protocolli regionali ad hoc, è nato il workshop ‘Normo Days‘ – la Campagna di sensibilizzazione ‘Chirurgia senza Brivido‘ promossa da 3M Salute con il coordinamento scientifico di Siaarti, Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva. Dopo Napoli, Milano, Roma, Bari e Nuoro, a settembre il workshop toccherà le città di Torino, Treviso, Firenze e Palermo, mentre a Genova e Rimini l’appuntamento è per ottobre e per novembre a Chieti/Pescara.

La sensazione di freddo dopo una operazione è tra i più comuni ricordi raccontati dai pazienti. Il fenomeno è dovuto all’effetto dell’anestesia che chiaramente provoca disagio nel paziente e comporta un aumento dell’incidenza di complicazioni, quali maggiore rischio di mortalità, necessità di emotrasfusione, degenze ospedaliere più lunghe e aumento del rischio di infezione della ferita chirurgica.

Dai dati diffusi in occasione della campagna (programma completo dei Normo Days, con date e relatori di ogni incontro è consultabile sul sito www.siaarti.it nella sezione Corsi) emerge che il monitoraggio della temperatura è un aspetto che gli operatori considerano rilevante nei casi di chirurgia maggiore (più di 3 ore) e in corso di anestesia generale. Aspetto che viene invece trascurato man mano che gli interventi diminuiscono di durata o non prevedono l’anestesia generale. Dall’indagine è emerso che nel 71% delle strutture la temperatura corporea, prima dell’ingresso in sala operatoria, viene misurata raramente o mai; nel 54% dei casi viene invece fatto il monitoraggio della temperatura corporea centrale. Nell’80% degli ospedali non è presente un protocollo specifico per la prevenzione dell’ipotermia.

“Ricerca e innovazione sono sempre stati il motore della nostra azienda, ma con il lancio di questa campagna vogliamo supportare un passaggio culturale fondamentale nel nostro Paese nel monitoraggio e gestione della temperatura centrale, perché siamo convinti che il nostro contributo non debba limitarsi al rendere disponibili tecnologie avanzate ma debba andare oltre, pensando al contesto in cui operiamo e a migliorare le condizioni dei pazienti che affrontano un intervento chirurgico. Pazienti più informati e personale sanitario aggiornato sulle migliori pratiche cliniche aiuteranno la riduzione degli eventi avversi correlati all’ipotermia” spiega Alessandro Lofoco, Sales & Marketing Manager di 3M.

“L’obiettivo di questa Campagna è fare informazione e formazione in modo da arrivare a un’omogeneità delle attività di competenza dell’anestesista su tutto il territorio nazionale – dichiara Antonio Corcione, presidente Siaarti e primario della Uoc Anestesia Azienda Ospedaliera Dei Colli V. Monaldi di Napoli – Nonostante tutti gli anestesisti conoscano l’importanza del monitoraggio della temperatura, se andiamo a vedere la realtà italiana, purtroppo riscontriamo una situazione a macchia di leopardo e molto deficitaria. Per questo motivo abbiamo elaborato il documento di Buona Pratica Clinica sulla normotermia perioperatoria”.

Infine la responsabile del Day Hospital Chirurgico dell’Irccs Humanitas di Milano Roberta Monzani, spiega: “Il nostro ospedale rappresenta un caso di eccellenza nel panorama regionale e nazionale. Siamo punto di riferimento per quanto riguarda la Day Surgery, modalità di ricovero che da noi viene utilizzato da circa 20 anni. Da sempre il paziente viene riscaldato in modo attivo in sala operatoria anche quando si tratta di interventi di breve durata e in anestesia locale o loco regionale. Questo consente di avere meno complicanze, maggiore comfort per il paziente e potrebbe contribuire a migliorare la gestione del dolore post operatorio”.

In collaborazione con AdnKronos

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