Si prevedono agitazioni in Francia, infatti diversi gruppi di attivisti e simpatizzanti No Tav sono in viaggio per radunarsi contro la Torino-Lione.
Partiti dalla Valle di Susa, arriveranno nel Paese per partecipare a una quella che è stata da loro stessi definita come una mobilitazione internazionale e popolare contro la realizzazione della ferrovia che collegherà Torino a Lione. Il raduno si terrà nella Val Maurienne, precisamente nel comune di Saint Martin d’Arc dove in queste ore c’è preoccupazione e le autorità hanno preso misure precauzionali in vista dell’arrivo degli attivisti dall’Italia.
Da sempre i No Tav sono impegnati contro la realizzazione delle ferrovie, specialmente quelle ad alta velocità come sarà la Torino-Lione, tratta in fase di progettazione. Sei pullman e almeno una decina di automobili sono partite in queste ora dalla Val di Susa in direzione della Francia per una mobilitazione che sta allarmando non poco le autorità francesi.
Queste sono state allertate dai colleghi italiani circa i possibili disordini nel comune di Saint Martin d’Arc, dove è previsto il sit in a cui parteciperanno centinaia di attivisti e simpatizzanti del movimento.
Le forze di polizia italiane hanno segnalato la partenza di un vasto gruppo diretto nella Val Maurienne, in territorio transalpino. La prefettura di Savoia ha tentato di vietare questa manifestazione dopo l’allerta ricevuta ma comunque i gruppi sono partiti e giungeranno presto a destinazione, fra l’altro diversi esponenti di enti politici locali l’hanno promossa.
Così sono state prese misure precauzionali e in un’ordinanza del Comune di Saint Martin d’Arc, si apprende il divieto di portare artifici pirotecnici o infiammabili, ma anche capi di abbigliamento o dispositivi protettivi con lo scopo di ostacolare le azioni delle autorità locali atte a evitare caos.
Lo scopo è mantenere l’ordine pubblico ma le preoccupazioni non derivano solo dall’arrivo degli attivisti italiani, infatti molti manifestanti francesi hanno già cominciato a radunarsi alle prime luci dell’alba, in una località chiamata La Chapelle.
Le agitazioni sono cominciate via social già a maggio, quando il ministro dei Trasporti francese Clément Beaune ha smentito alcune voci che parlavano di rinvio dei lavori a causa di costi troppo elevati.
L’allarme era scattato il mese prima, con l’appello lanciato a Macron da parte di 60 parlamentari francesi, preoccupati di un rapporto del Consiglio d’Orientamento delle Infrastrutture che parlava di un rinvio del progetto di alcuni anni, almeno fino al 2045.
Il calendario però è rimasto immutato e le dichiarazioni di Beaune hanno rassicurato l’Italia, fra l’altro stava per nascere dalla questione un nuovo scontro dopo quello sui migranti che ha acceso le tensioni fra i due Paesi.
Salvini aveva commentato piccato la vicenda, dicendo che dalla Francia si aspetta chiarezza, serietà e rispetto degli accordi per quanto riguarda un’opera importantissima a livello europeo e non solo per Italia e Francia. Anche il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, aveva commentato le voci:
“Dopo 30 anni abbiamo una data della conclusione della Torino-lione, ovvero il 2032. auspichiamo che sia certa e veda la conferma anche dai partner europei”.
Il movimento No Tav è nato nei primi anni Novanta ed è formato da cittadini che no vogliono infrastrutture per l’alta velocità ferroviaria, considerate uno spreco di denaro pubblico e un danno al territorio di forte impatto ambientale ma anche per la salute umana nei luoghi coinvolti dalle costruzioni.
Sempre degli inizi degli anni Novanta è l’ideazione della tratta Torino-Lione, anche se la fase di progettazione vera e propria è stata avviata dagli inizi degli anni Duemila e ancora oggi è in corso fra mille polemiche e voci varie.
Questa linea servirà per il trasporto di passeggeri e merci, sarà lunga 235 chilometri e affiancherà la linea già esistente, in maniera più avanzata. Proprio quest’ultimo dettaglio ha infuocato gli animi dei No Tav perché ci si chiede come mai bisogna sprecare denaro pubblico, e i costi non sono per nulla contenuti, per danneggiare il territorio nonostante già ci sia una linea ferroviaria, chiaramente meno avanzata dal punto di vista tecnologico e della velocità.
I No Tav sono noti per creare disordini, citiamo ad esempio l’assalto del 28 agosto scorso in Val di Susa, dove un centinaio di persone appartenenti alla parte più estremista del movimento, hanno assaltato durante la notte il cantiere di San Didero per circa un’ora. Si tratta di lavori che fanno parte della medesima linea ferroviaria.
Il filo spinato che delimitava il cantiere è stato distrutto e delle pietre colpirono le forze dell’ordine intervenute per placare gli animi, ma i disordini furono tali che dovettero ricorrere ai lacrimogeni.
Le tensioni durarono circa un’ora ma già prima dell’assalto al cantiere, avvenuto intorno alle 22, il movimento si era riunito in un presidio di protesta dai toni più pacifici. Poi un gruppo di uomini incappucciati si mosse in direzione della nuova stazione della Torino-Lione, appunto dove c’erano i lavori in corso ed è stato necessario l’intervento della Digos.
Ancora, il 30 luglio del 2022 ci fu un altro attacco sempre nella stessa zona e rimasero feriti una decina di poliziotti a causa del lancio di petardi e bombe carta lanciati in loro direzione mentre presidiavano l’interno dell’area.
Chiaramente guardando a questi precedenti e in generale alla tensione intorno alla realizzazione di questa ferrovia, in Francia le forze dell’ordine si aspettano atti violenti e già è tutto pronto per “accogliere” i manifestanti, sperando che non si debba ricorrere alle “maniere forti” perché manifestare pacificamente è un diritto ma mettere in pericolo la sicurezza dei civili non è accettabile.
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