I vincitori si sono aggiudicati un premio da 920mila euro, che dovranno dividersi tra loro (quindi saranno poco più di 300mila euro a testa). E non solo, perché a dicembre ci sarà una cerimonia di gala, a cui ovviamente il trio prenderà parte. E questo è un dato importantissimo, perché era da prima dello scoppio della pandemia che non accadeva una cosa simile.
Ma cosa li ha portati ad aggiudicarsi questo importantissimo riconoscimento? I loro studi sull’entanglement quantistico con i fotoni, che hanno contraddetto le disuguaglianze di Bell e spianato la strada alle ricerche e alle informazioni sulla meccanica quantistica.
Lo scorso anno chi aveva vinto il Nobel per la fisica? Due studiosi della crisi climatica in atto, uno degli argomenti caldi di questa epoca, cioè l’americano – giapponese Syukuro Manabe ed il tedesco Klaus Hasselmann e lo studioso di sistemi complessi, Giorgio Parisi, un nostro connazionale tra l’altro.
Il premio Nobel per la medicina
Proprio ieri era stato assegnato anche il Nobel per la medicina a Svanta Pääbo, direttore del laboratorio di ricerca di Antropologia evolutiva del Max Planck Institute di Lipsia e del laboratorio di ricerca in genomica evolutiva umana all’Institute of Science and Technology di Okinawa.
Lo studioso è celebre soprattutto per le sue ricerche nell’ambito della paleobiologia, la scienza cioè che ci permette di capire meccanismi alla base della nostra evoluzione. Questo ha fatto sì che agli occhi di tutto lo scienziato diventasse il padre della paleogenomica, la scienza che studia le varie tappe dell’evoluzione dell’uomo, partendo dall’analisi dei resti dei primi essere viventi.
Le sue scoperte principali sono state essenzialmente due: la prima risale al ’97, la seconda al 2008. La prima riguardava la mappatura del genoma del primo esemplare di uomo di Neanderthal. Mentre la seconda l’identificazione di un ominide, l’Homo di Denisova, i cui resti furono ritrovati nel 2008 presso i monti Altaj, in Siberia. Quest’ultimo si rivelò alla fine un nostro avo vissuto dopo l’uomo di Neanderthal ma prima dell’uomo Sapiens Sapiens.
I suoi studi comunque sono stati talmente importanti da avere ripercussioni anche sulla medicina. Innanzitutto grazie a lui abbiamo scoperto che alcune nostre capacità derivano dalla nostra provenienza genetica, cioè dai nostri avi.
Poi grazie a lui si è arrivati a comprendere anche perché alcune persone hanno contratto il Covid in forma grave, mentre altri in forma più lieve. In sostanza, dipende tutto dalle variazioni di Dna contenute nel cromosoma 3, che comportano un elevato rischio di avere sintomi seri.
Pääbo, per arrivare a questa conclusione, è partito sempre dallo studio del genoma. Questo gli ha permesso di capire che le mutazioni si trovano in una regione composta da più di 49mila paia di basi e che quest’area era presente anche nei resti di un Neanderthal vissuto circa 50mila anni fa. Cosa che li rende resistentissimi al tempo.