Le scelte per i vertici di Eni, Poste, Enel, Leonardo e Terna, tra le tensioni del governo. Chi sono i pochi punti fermi.
Entro mercoledì 12 aprile il parere per la scelta, vincolante, dei cinque manager di Eni, Poste, Enel, Leonardo e Terna. La maggioranza pare continui a non avere i numeri per i due terzi dei voti delle commissioni, che dovranno approvare le nomine. Riccardo Molinari: “Massimo riserbo sulle scelte. E’ una partita tra leader“.
Pasquetta nervosa per la maggioranza. Nonostante le smentite di Salvini infatti, secondo Ansa gli scricchiolii in maggioranza sono ben udibili, sul tema nomine. Giorgia Meloni infatti è chiamata al primo vero test al grande tavolo, e qualcuno pare sia destinato a rimanere deluso – come si evince anche dalla recenti dichiarazioni del capogruppo della Camera della Lega.
E’ iniziata la partita delle nomine dei manager di Eni, Poste, Enel, Leonardo e Terna, con la premier che dovrà effettuare la scelta dei vertici di fronte alle tensioni. Al momento Giorgetti e Salvini punterebbero ad avere almeno il via libera per il manager di Eni, con il ministro dell’Economia che pronto a volare negli States per affari legati all’Fmi vorrebbe partire con un accordo già chiuso e il nome di Claudio Descalzi in cima alla lista.
C’è tempo fino a mercoledì 12 aprile, le nomine poi dovranno essere approvate dalla commissione parlamentare, anche se la sensazione è che la maggioranza non abbia i numeri per raggiungere i due terzi necessari all’approvazione.
La guida di Terna invece potrebbe essere affidata a Giuseppina Di Foggia ceo di Nokia Italia, che diventerebbe la prima donna a capo di una società pubblica quotata in borsa. Per Giorgia Meloni si tratta di una “sfida alla parità” che la premier non vuole perdere. Così come gli altri quattro nomi, visto che la leader di FdI punta l’en plein. Fonti vicine al governo, riporta il Corriere della Sera, parlano di Meloni “irremovibile”, con la Lega a tallonare per provare a farsi cedere almeno un nome.
Vuole l’ultima parola il Presidente del Consiglio, che non guarderebbe in faccia nemmeno i suoi ministri. Pare infatti che Lollobrigida non sia riuscito a fare inserire il nome di Maurizio Ferrante per le Poste, e nemmeno quello di Lorenzo Mariani per Leonardo.
In testa per quanto riguarda Eni, a dispetto di quanto non abbia chiesto la Lega, ci sarebbe Claudio Descalzi. Un tentativo Salvini lo aveva fatto anche per Antonio Rinaldi, ma pare che la nomina di Descalzi sia praticamente scontata. Passando all’ad di Poste, Matteo Del Fante potrebbe rimanere al suo posto.
Già detto di Giuseppina Di Foggia per sostituire Stefano Antonio Donnarumma come direttore di Terna, quest’ultimo potrebbe passare invece a Enel, mentre scendono le quotazioni di Paolo Scaroni che piace molto a Lega e Forza Italia che preferirebbero un manager di maggiore esperienza rispetto a Donnarumma.
Giuseppe Zafarana dal comando della Guardia di Finanza potrebbe passare a Leonardo, azienda che adesso in tempi di guerra diventa per il governo fondamentale.
Intanto il capogruppo della Camera della Lega, in una recente intervista a 24 Mattino, ha fatto stare che la scelta dei vertici è una “partita tra i leader”. “E’ una partita che sta seguendo direttamente Salvini con Giorgia Meloni e Tajani” ha detto Riccardo Molinari che trova però “bizzarro” che un solo partito debba indicare i nomi “a discapito degli altri”.
“Alla fine – conclude Molinari – ne usciranno delle soluzioni equilibrate dove ogni gruppo potrà indicare dei nomi o comunque dare delle preferenze. Bisogna tenere conto che sono scelte da cui deriva il futuro di queste aziende che hanno un valore economico importante per il paese, quindi non si parla di nomine di partito”.
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