A metà dicembre, nel Parlamento europeo, è scoppiato uno scandalo che ha minato nelle fondamenta l’istituzione dell’Unione: il Qatargate, che ha visto coinvolti soprattutto i socialisti, da Pier Antonio Panzeri, che non era più eurodeputato, all’ex vicepresidentessa greca, Eva Kaili. Nessuna mazzetta pesante stavolta, dicono da Le Soir, però che in tanti si facciano pagare dei viaggi da Paesi stranieri un po’ sospetti è una realtà rendicontata e agli atti, in cui a finire più nel mirino sono proprio i parlamentari di Bruxelles che fanno capo a Fratelli d’Italia, e Giorgia Meloni.
Niente di losco, è vero, ma forse i voli in business e gli hotel di lusso per raggiungere e soggiornare in India, la metà più gettonata, o in Russia, in Cina, negli Stati Uniti, anche nei Paesi del Golfo puzzano un po’ di interessi, o di cambi di idea sui diritti umani, che però non possono essere certificati. Certo, qualcuno, come Antonella Moretti del Partito democratico ci ha messo tre anni a presentare le fatture dei suoi viaggi in Qatar, e guarda caso l’ha fatto subito dopo che la bomba al Parlamento europeo era scoppiata.
Nel giorno in cui il Parlamento europeo ha dato il via libera alla “supercommissione” anti corruzione, ideata per “contrastare le ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione, e sul rafforzamento dell’integrità, della trasparenza e della responsabilità al Parlamento europeo“, e è stata rinviata l’udienza per la richiesta di estradizione in Belgio di Andrea Cozzolino, europarlamentare in quota Partito democratico, indagato e arrestato nell’ambito dell’inchiesta che ha minato le fondamenta dell’istituzione dell’Unione europea, il famigerato Qatargate, un’altra notizia interessante è arrivata da Le Soir, il quotidiano belga che per primo aveva rivelato lo scoppio della bomba a dicembre.
Secondo una loro inchiesta, sono stati 130 i deputati in carica, proveniente da qualsiasi Stato e anche da qualsiasi schieramento (non più solo i Socialisti & Democratici, di cui faceva parte anche l’ormai ex vicepresidentessa del Parlamento europeo, Eva Kaili, e anche Pier Antonio Panzeri), che hanno compiuti almeno un viaggio, dichiarato, a spese di un Paese straniero.
Parlano le rendicontazioni, alcune anche un po’ tardive, che sono state presentate dai diretti interessati, e quindi c’è chi va in Azerbaijan, e dorme in alberghi di lusso, chi lo fa in Russia, chi lo fa anche in Cina, chi ancora in Israele, fatto sta che alcune puzzano nonostante non ci siano “mazzette” milionarie dietro, ma dimostrano sicuramente come un pressing sulle nostre istituzioni ci sia eccome.
Lo Stato più generoso di tutti è l’India: trenta volte da Bruxelles ci si è spostati nel Paese asiatico soggiornando in hotel a 5 stelle per 117 notti, l’obiettivo, be’, probabilmente quello di avvicinare il premier, Narendra Modi, al Parlamento europeo (e non solo), frutto dell’opera sapiente di un lobbista, tale Madi Sharma, che è stato spedito proprio in Belgio dal governo indiano per lavorare in questo senso. Palese o no, anche a Israele sono state tante le notti di pernottamento a spese non degli eurodeputati, ma che rispondono a un’esigenza di comunicazione per lo Stato ebraico che forse va oltre la corruzione.
Un po’ diverso, di nuovo, è il discorso che riguarda gli Emirati Arabi, che hanno ospitato i parlamentari per 61 notti, ma ci sono anche la Russia, dicevamo, la Cina, gli Stati Uniti, il Bahrein, il Venezuela, Taiwan tra gli Stati generosi che rendono i soggiorni comodi ai deputati del Pe.
Tra gli eurodeputati più affascinati dai viaggi esotici, e pagati, ci sono quelli dell’Ecr, il gruppo dei conservatori e riformisti di cui fanno parte anche gli eletti tra le fila di Fratelli d’Italia: dei 130 totali, uno su quattro è iscritto là, e le mete sono assai pericolose, meglio scivolose. Chi, però, ne ha fatto di più è Reinhard Butikofer, deputato dei verdi, tedesco, che presiede la delegazione per i rapporti con la Cina, che ha viaggiato in tredici Paesi diversi passando dalla Russia alla Cina, ma non disdegnando neanche l’Australia: “È il mio lavoro“, ha risposto a Le Soir, quindi c’è da crederci.
Anche chi è arrivato in Italia al Parlamento europeo non si è fatto mancare i voli extra lusso gentilmente offerti da qualcun altro. Per esempio, c’è quello di Alessandro Moretti tra il 16 e il 17 febbraio 2020 a Doha che è stato rendicontato dall’eurodeputata in quota Partito democratico quasi tre anni dopo, ovvero a gennaio e quando lo scandalo aveva travolto parte dei suoi colleghi di schieramento. E in effetti quel viaggio è arrivato all’onore della cronaca per il Qatargate perché con lei c’erano anche Marc Tarabella, il deputato arrestato nei giorni scorsi, la stessa Kaili e Dimitris Avramopoulos, l’ex commissario che faceva parte di Fight Impunty, l’Ong di Panzeri, anche lei finita sotto accusa dalle autorità belghe. Un caso, una dimenticanza, sicuramente niente di losco, solo un po’ di sana (?) interferenza in un’istituzione che ora deve ripulirsi l’immagine come vorrebbe la presidentessa, Roberta Metsola.
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