La comunità internazionale ha espresso forte preoccupazione per la situazione in Sudan e ha invitato tutte le parti coinvolte a rispettare la tregua di 72 ore pattuita, ma i segnali di violenze provenienti da Omdurman e Geneina gettano luce sui motivi di questi scontri. I combattimenti tra truppe statali e forze militari vanno avanti ormai da oltre dieci giorni e hanno devastato il territorio e in particolar modo la capitale del Sudan Khartoum.
La popolazione civile è direttamente colpita dai combattimenti in corso, con migliaia di persone costrette a fuggire lungo strade pericolose per cercare rifugio nei Paesi vicini, come il Sud Sudan, l’Egitto e il Ciad.
La comunità globale guarda con forte preoccupazione alla situazione in Sudan, in particolare alle ripercussioni che i combattimenti stanno avendo sulla popolazione civile che appare sempre più in difficoltà. Sono state invocate azioni immediate per proteggere la vita delle persone coinvolte e favorire la pace nel Paese.
Il governo britannico ha anche sollecitato tutti i cittadini britannici ad abbandonare immediatamente il Sudan, a causa della situazione violenta e instabile nel paese. Nel frattempo, migliaia di sudanesi hanno cercato di fuggire dai combattimenti attraverso strade pericolose, alla ricerca di rifugio in Paesi vicini. La situazione umanitaria è estremamente critica, con molte persone privati di cibo, acqua e cure mediche.
La comunità internazionale sta lavorando per fornire aiuti d’emergenza e protezione a coloro che sono stati costretti a sfuggire ai combattimenti. Nel frattempo, il governo britannico sta facendo del suo meglio per evacuare i propri cittadini dal paese in modo sicuro e tempestivo.
Sembrava che le truppe dell’esercito sudanese avesse trovato un accordo con le miliI paramilitari RSF per un cessate il fuoco di 72 ore ma la situazione si presenta comunque complicata.
Come sta andando il cessate il fuoco di 72 ore in Sudan
Nonostante la tregua i residenti della capitale del Sudan Khartoum hanno riferito di aver sentito colpi di artiglieria pesante e di arma da fuoco provenire da zone dove i combattimenti sono ancora in corso, mentre in altre parti della capitale la situazione sembra essere più tranquilla.
Le forze armate sudanesi e le RSF avevano annunciato una tregua di 72 ore, ma alcuni gruppi armati sembrano non aver rispettato l’accordo e hanno comunque attaccato. La situazione è ancora incerta e la popolazione resta preoccupata per la propria sicurezza.
Un corrispondente di Al Jazeera ha precisato che molti residenti hanno deciso, non fidandosi dello stop, di restare in casa per evitare di trovarsi coinvolti nei combattimenti.
Il reporter ha riferito che: “Nella parte settentrionale della capitale abbiamo potuto vedere pennacchi di fumo salire lungo le rive settentrionali del Nilo”.
Le truppe RSF hanno condiviso sui social un messaggio che riposta: “Questo cessate il fuoco mira a stabilire corridoi umanitari, consentendo a cittadini e residenti di accedere a risorse essenziali, assistenza sanitaria e zone sicure, evacuando anche le missioni diplomatiche”.
Gli Stati Uniti hanno riferito che forniranno assistenza al Sudan e Blinken ha dichiarato della creazione di un comitato supervisionerà il lavoro su un cessate il fuoco permanente, accordi umanitari e una soluzione politica, sostenendo che gli Usa collaboreranno strettamente con le parti interessate regionali, internazionali e sudanesi, al fine di creare un quadro di lavoro che possa portare ad una pace duratura in Sudan.
Blinken ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento significativo della società civile nel processo di pace e ha assicurato il sostegno degli Stati Uniti nella costruzione di istituzioni democratiche e nella promozione dei diritti umani in Sudan.
Ha inoltre ribadito l’impegno degli Stati Uniti per lavorare con tutti gli attori coinvolti nel conflitto, compresi il governo, i leader politici e le forze di opposizione, per garantire che la pace e la stabilità siano ripristinate nel paese.
Josep Borrell ha definito il fine settimana di evacuazione come intenso e lungo, ma ha sottolineato che sono stati evacuati più di 1.000 cittadini europei, grazie alle missioni aeree compiute da diverse nazioni, tra cui Francia e Germania. Non sono state fornite ulteriori informazioni riguardo alla situazione o alle condizioni degli evacuati.
Il Consiglio di sicurezza Onu ha espresso profonda preoccupazione per la situazione in Sudan, in particolare per la repressione violenta delle manifestazioni pacifiche e per il colpo di stato militare che ha rovesciato il governo civile.
La comunità internazionale sta rispondendo alla crisi in varie forme, tra cui la convocazione di un incontro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere della situazione nel Sudan. Alcune nazioni hanno deciso di interrompere le attività delle loro ambasciate nella zona, come il Canada, la Francia, la Polonia, la Svizzera e gli Stati Uniti.
Il segretario generale delle Nazioni Unite ha fatto appello ai membri del Consiglio di sicurezza affinché utilizzino la loro influenza per incoraggiare il Sudan a intraprendere la via della transizione democratica. La comunità internazionale sta monitorando da vicino la situazione nel paese, cercando di trovare soluzioni pacifiche per risolvere la crisi.
Le dichiarazioni delle autorità internazionali
Il ministro degli Esteri svizzero afferma che Berna sta monitorando la situazione e organizzando l’evacuazione dei cittadini svizzeri che si trovano ancora in Sudan.
Il ministro Ignazio Cassis ha affermato: “Ci sono finestre di opportunità e c’è bisogno di essere pronti per coloro che desiderano lasciare il Paese e possono lasciare il Paese – che hanno il permesso per farlo”. Sognando inoltre che sta collaborando con i Paesi occidentali su eventuale aiuto per ulteriori rimpatri.”
Anche la Gran Bretagna ha spiegato che sta facendo il possibile per evacuare tutti i cittadini britannici dal Sudan. Le autorità hanno precisato che: “I voli militari del Regno Unito dovrebbero partire da un aeroporto fuori Khartoum”.
Spiegando anche che: “I voli saranno aperti a coloro che hanno passaporto britannico e verrà data priorità a gruppi familiari con bambini e/o anziani o individui con patologie mediche”.
L’azienda di spedizione nota in tutto il mondo che gratta soprattutto container AP Moller-Maersk ha riferito che non accetterà nuove prenotazioni per spedizioni di merci in Sudan finché non si farà chiarezza sull’evolversi della situazione data la troppa pericolosità attuale.
La società ha riferito in una nota che: “Queste circostanze attuali significano che per ora abbiamo smesso di accettare nuove prenotazioni fino a quando la situazione non migliorerà”.
Le autorità francesi hanno già evacuato 538 persone dal Sudan stando a quanto riferito dal presidente Macron. I cittadini francesi erano 209 sul numero totale sopra citato di sfollati.
Cipro ha spiegato di aver attivato un piano di salvataggio umanitario per l’evacuazione dici vieni da terzi paesi attraverso l’isola dal Sudan per poter aiutare l’esodo delle persone colpite da oltre dieci giorni di combattimento intensi.
Un nota del ministero degli esteri cipriota riporta: “La Repubblica di Cipro intende offrire agevolazioni ai paesi amici per il rimpatrio dei loro cittadini attraverso Cipro”.
L’ufficio umanitario delle Nazioni unite ha spiegato che è stato costretto ridurre alcune delle attività presenti in Sudan data la pericolosità della situazione attuale.
Jens Laerke dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, ha precisato che: “Nelle aree in cui intensi combattimenti hanno ostacolato le nostre operazioni umanitarie, siamo stati costretti a ridurre la nostra impronta”,
Sottolineando però che: “Ma ci impegniamo a continuare a fornire risultati per il popolo del Sudan”.
Lo Castro, funzionaria delle Nazioni Unite per i rifugiati in Ciad, ha chiaramente manifestato la sua preoccupazione dato che in un prossimo futuro molti altri cittadini potrebbero vedersi costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per fuggire dal Sudan.
Ha spiegato inoltre che il numero dei rifugiati potrebbe subire un repentino aumento a causa del continuo combattimento tra gruppi armate e forze statali sudanesi.
Stando a quanto emerso dalle stime dell’onu si potrebbe arrivare fino a 270.000 persone in fuga dal Sudan verso i paesi confinanti come il Sud Sudan e ciad.
Laura Lo Castro, rappresentante dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati in Ciad, ha dichiarato che finora sono già arrivati circa 20.000 rifugiati e l’agenzia si aspetta fino a 100.000 nel peggiore dei casi. La situazione è critica e richiederà un impegno a livello internazionale per garantire la protezione e l’assistenza ai rifugiati che cercano aiuto e sicurezza fuori dal Sudan.
L’Organizzazione mondiale della sanità, insieme ad altre agenzie umanitarie, ha chiesto un immediato accesso a tutte le aree colpite dal conflitto, per poter valutare la situazione sanitaria e fornire assistenza ai feriti e alle persone colpite da malattie.
Secondo il rappresentante dell’OMS in Sudan, Nima Saeed Abid, esiste un alto rischio di pericolo biologico in quanto uno dei laboratori del paese è stato sequestrato da una delle parti in lotta, il che potrebbe rappresentare una minaccia per la salute pubblica. Inoltre, Abid ha fornito le ultime cifre sulle vittime del conflitto, che sono almeno 459 persone uccise e 4.072 ferite. L’OMS e le altre agenzie umanitarie continuano a lavorare per cercare di assistere la popolazione sudanese colpita dal conflitto e prevenire ulteriori perdite di vite umane.
Emerge una notizia dal quotidiano egiziano Al Ahram riferisce che riferisce di sforzi importanti che sono in atto nel tentativo di organizzare un incontro in Arabia Saudita tra il comandante delle milizie statali Abdel Fattah al-Burhan e il capo delle RSF Mohamed Hamdan Dagalo.
Shihab Ibrahim, portavoce delle Forze per la libertà e il cambiamento, ha avuto modo di affermare che il dialogo è ancora nelle fasi iniziali e si ora su stanno affidando alla tregua.
Ibrahim ha anche espresso preoccupazione per il fatto che il regime potrebbe utilizzare questa tregua per rafforzare la propria posizione e cercare di porre fine alle proteste. Ha inoltre sottolineato l’importanza di incoraggiare tutte le parti a rispettare la tregua e di evitare qualsiasi forma di violenza o escalation del conflitto.
L’incontro tra al-Burhan e Dagalo potrebbe rappresentare un passo importante verso la stabilizzazione della situazione in Sudan, ma la strada verso una soluzione pacifica e duratura rimane lunga ed impegnativa.