Meno di una settimana fa gli esponenti di Fratelli d’Italia avevano presentato una proposta di legge per abrogare il reato di tortura. Carlo Nordio, ministro della Giustizia, cerca di frenare questo passo rispondendo alla Camera a un’interrogazione del capogruppo del Partito democratico in commissione Giustizia Federico Gianassi.
Federico Giannassi, infatti, ha chiesto quali siano le reali intenzioni del governo Meloni circa l’ipotesi di abrogare il reato di tortura introdotto sei anni fa dopo un burrascoso procedimento parlamentare.
Le dichiarazioni di Carlo Nordio
Settimana scorsa il partito di Fratelli d’Italia aveva presentato una proposta di legge per abrogare il reato di tortura, un provvedimento introdotto nel 2017. Oggi, invece, con le dichiarazioni di Carlo Nordio, ministro della Giustizia, durante il question time, ha precisato che non ci sarà nessun annullamento.
“Posso rispondere senza se e senza ma che il governo non ha nessuna intenzione di abrogare il reato di tortura”.
Queste le dichiarazioni rilasciate dal Guardasigilli in una spiegazione molto tecnica e articolata in merito alla non abrogazione del reato di tortura, aggiungendo che ci sono due carenze tecniche da affrontare.
Le carenze tecniche
Carlo Nordio, ministro della Giustizia, durante il question time ha dichiarato che il governo non ha nessuna intenzione di eliminare il reato di tortura, approvato nel 2017. Al tempo stesso, però, ha spiegato che ci sono delle questioni tecniche da rimodulare come aveva già spiegato lo scorso 11 gennaio.
“il reato di tortura, così com’è strutturato, ha delle carenze tecniche di specificità e tipicità che devono connotare la struttura della norma penale”.
Tra queste, una riguarda la Convenzione di New York la quale circoscrive le condotte della tortura a quelle caratterizzate dal dolo specifico; la seconda carenza, invece, si è combinata con il reato delle figure criminose di tortura e maltrattamenti inumani e degradanti.
“Sottoporre i due illeciti al medesimo trattamento sanzionatorio è una scelta non ragionevole e non imposta dai vincoli internazionali”.
Queste le parole del Guardasigilli Nordio, il quale più di una volta, ha rassicurato che il governo non ha alcuna intenzione di eliminare il reato di tortura. Una parola d’onore che manterrà.
Secondo il ministro della Giustizia, la volontà del governo Meloni di fare un passo indietro riguardo la proposta di legge della settimana scorsa, è determinata da una ragion pura e una ragion pratica: la prima è la conformità a quanto è stato stabilito dalle norme internazionali; la ragion pratica, invece, è una ragione di coerenza perché è un reato odioso e si deve mantenere.