Alla Camera, e poi al Senato, oggi è intervenuto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha chiarito sia sul caso della revoca del regime di 41 bis ad Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da cento giorni, sia su quanto successo ieri nell’Aula di Montecitorio con le parole del deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli su informazioni private riguardanti non solo gli incontri in carcere del 55enne pescarese con alcuni esponenti del Partito democratico, ma anche con alcuni mafiosi.
Per il Guardasigilli, ci sono “evidenze” del fatto che abbia dei contatti con l’esterno “anche in costanza di detenzione“, mentre sul caso Donzelli, che si è allargato anche al suo sottosegretario, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha detto che gli atti riferiti ai detenuti in regime di 41 bis sono per forza di cose sensibili, ma non può parlare perché c’è un’inchiesta in corso (quella nata dall’esposto del deputato dell’alleanza Verdi e Sinistra Italiana Angelo Bonelli). Il Partito democratico, con la capogruppo Debora Serracchiani, ha chiesto a Nordio di revocare le deleghe all’esponente di Fratelli d’Italia, ma le opposizioni non si sono fermate a quello e hanno anche accusato il ministro.
Nordio su Cospito: “Aspettiamo il parere del procuratore generale di Torino”
Carlo Nordio, il ministro della Giustizia del governo di Giorgia Meloni, oggi ha riferito sia alla Camera, sia al Senato sul caso che riguarda Alfredo Cospito, l’anarchico in regime di 41 bis che da cento giorni è in sciopero della fame e che, negli scorsi giorni, a causa della sue condizioni di salute, è stato trasferito dal carcere di Sassari a quello di Milano Opera.
Per il Guardasigilli, il 55enne pescarese è detenuto con il regime di carcere duro perché ci sono “evidenze” che “il detenuto sia perfettamente in grado di avere contatti con l’esterno anche in costanza di detenzione“. Sulla revoca, dal governo, ha spiegato ancora il ministro in quota Fratelli d’Italia, si sta aspettando il parere del procuratore generale di Torino, che arriverà entro domani, però si è già “ricevuto il parere della procura nazionale antimafia e antiterrorismo“, ha riferito ancora Nordio a Montecitorio.
In realtà, dall’esecutivo non si è mai messa in discussione “la necessità di mantenere questo istituto. La possibilità di cambiare la normativa sul 41 bis è inesistente, ancora di più se noi dovessimo collegare l’eventuale mutamento alla situazione di disordini che si sono creati in questi giorni nei confronti dello Stato“. “Attentati, atti vandalici, da parte degli anarco-insurrezionalisti e di altre formazioni che si stanno compattando con queste. Sono intimidazioni davanti alle quali lo Stato deve tenere la massima fermezza e determinazione“, ha sottolineato.
Quanto al trasferimento in un’altra sede, il titolare del ministero di via Arenula, è stata scelta quella di Milano perché è “una struttura carceraria e sanitaria di massima sicurezza, mantenendo il 41 bis ma anche la massima tutela“. “Avevamo avuto una indicazione della Asl di Sassari che definiva la situazione sanitaria accettabile, le condizioni di salute discrete – ha ricordato alla Camera – ma per la tutela massima del detenuto abbiamo ritenuto di spostarlo nella migliore struttura carcero-sanitaria. Da quel giorno è tenuto sempre sotto strettissimo monitoraggio e con la massima attenzione per il suo stato di salute“.
Sulla stessa falsa riga di quello che ha detto alla Camera, il ministro ha informato anche i senatori, aggiungendo che “non si può fare differenza di un 41 bis applicato a un terrorista anarchico rispetto a quello a un mafioso o a un camorrista. la disciplina che regola questo istituto deve essere omogenea“, e spiegando anche Cospito “ha inviato documenti che esortano alla lotta armata“.
Quanto all’anarchico, poi, oggi ha ammesso con Michele Usuelli, consigliere regionale della Lombardia di +Europa/Radicali, che ha fatto visita a lui e ad altri detenuti del carcere milanese Opera in regime di 41 bis, che vuole vivere e che vorrebbe cambiare strategia per non arrivare fino al punto di non ritorno. Non ha condannato, né a solidarizzato con chi, invece, sta protestando, in maniera diversa da lui, per le strade delle città italiane, e non solo.
Il Guardasigilli: “Le informazioni fornite da Donzelli sono sensibili”, ma le opposizioni lo accusano
Tornando al Guardasigilli, così come aveva già annunciato Giovanni Donzelli in mattinata, doveva riferire ai due rami del Parlamento anche sulle parole che, ieri, il deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir ha detto in aula alla Camera. “Sono state citate informazioni che attengono a circostanze avvenute nel regime detentivo speciale di cui all’articolo 41 bis: è bene premettere che in linea di principio tutti gli atti riferibili ai detenuti in regime di 41 bis sono per loro per loro natura sensibili“, ha precisato in primis Nordio, salvo poi spiegare che “ai fini della loro ostensione occorre una preventiva verifica e una valutazione del loro contenuto. A partire da questo dato esiste però una pluralità di aspetti che meritano doverosi approfondimenti“.
Si deve capire, per lui, di che tipo di atti si tratti, e anche “quale livello di segretezza abbiano, se e chi potesse averne conoscenza e se il destinatario potesse a sua volta divulgarli o condividerli con terzi“, ha spiegato, ricordando di avere “già nella giornata di ieri chiesto al capo di gabinetto di ricostruire quanto è accaduto” e che “questi quesiti attengono a una materia complessa, delicata, suscettibile per alcuni aspetti di diverse interpretazioni“.
Nordio ha poi detto chiarito che, essendoci un’indagine aperta della Procura di Roma, così come avviata dai procuratori per via dell’esposto presentato dal deputato dell’alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, si deve tenerne conto perché “questa notizia rappresenta un elemento di novità di cui a questo punto nel doveroso rispetto del lavoro degli inquirenti.
Su questo si sono sbizzarriti dalle opposizioni. In primo luogo ha preso la parola la capogruppo alla Camera del Partito democratico, Debora Serracchiani, che tra l’altro aveva chiamato in causa lo stesso Donzelli. Dopo aver ripercorso, a grandi linee, ciò che è successo, la deputata dem ha chiesto se si trattasse effettivamente di “ascolti in attività preventiva” e quindi li possono avere solo “il Dap o lei. Oppure si tratta di informazioni in ambito di indagini di polizia giudiziaria e la loro disponibilità non spetta neppure a lei ministro, ma solo al procuratore titolare dell’indagine“.
Donzelli “ha detto che si tratta di documento depositati al ministro della Giustizia e che possono essere richiesti da qualsiasi parlamentare. Noi riteniamo che non siano in alcun modo divulgabili e lei in qualche modo ce la ha confermato“, ha detto ancora l’ex governatrice del Friuli Venezia Giulia che poi ha richiamato alle parole del sottosegretario di Nordio, Andrea Delmastro Delle Vedove che, ieri, ha ammesso di aver divulgato lui le informazioni al suo amico e compagno di partito e ha specificato che “la relazione del Dap è solo nella disponibilità del Dap e sua e non può essere divulgata“.
Per Serracchiani, che ha ribadito che quello che è successo “è di una gravità inaudita“, “da questo comportamento esce indebolita la lotta alla mafia e al terrorismo eversivo, la sicurezza nazionale e si è interferito in indagini delicate. Basterebbe questo per allontanare dai ruoli che ricoprono Donzelli e Delmastro“.
Vittoria Baldino, poi, deputata del MoVimento 5 stelle, ha iniziato il suo intervento dicendo che non è tanto importante che si chiedano le dimissioni dei due esponenti meloniani, che sono per lei scontate, piuttosto perché non sia stato chiesto loro di rassegnarle. “Ministro – ha detto rivolgendosi a Nordio -, non ci è chiaro se lei continua a nutrire fiducia nei confronti del sottosegretario. Per noi è evidente che i cittadini non possono sentirsi tutelati da chi maneggia informazioni così sensibili con questa spregiudicatezza politica“. La pentastellata, in pratica, ci è andata giù pesante con il Guardasigilli: “Riteniamo indecente il suo intervento in cui non ha detto nulla, confermando l’imbarazzo delle sua maggioranza e del governo di cui fa parte, ma la sua reticenza ha il sapore della complicità“.
Un po’ più pacato è stato, invece, l’intervento di Riccardo Magi di +Europa: “Una relazione contenente comunicazioni di detenuti in regime di 41 bis accessibile e indirizzata esclusivamente ai magistrati di sorveglianza e ai vertici del suo ministero per finalità di prevenzione e sicurezza dello Stato: noi oggi avremmo voluto sentirla, in questa aula, smentire che si tratti di una relazione di questo tipo o precisare che tipo di atto è quello a cui ha avuto accesso Donzelli per tramite di Delmastro, lei su questo è stato completamente elusivo“.
Non solo, per il radicale del partito di Emma Bonino, “se la finalità del 41-bis è impedire la comunicazione tra detenuti ed esterno, ieri quelle comunicazioni sono state garantire dall’onorevole Donzelli“. Ed è per questo che Nordio “si assume la responsabilità di non intervenire ma si deve assumere anche la responsabilità di dirci cosa è accaduto rispetto alle dichiarazioni di Donzelli. Lei non ha voluto o non ha potuto prendere delle decisioni rispetto alle deleghe del sottosegretario né dirci parole chiare, a questo punto quella responsabilità ricade direttamente su di lei e sul presidente Meloni“.
E un attacco alla prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana è arrivato anche da Simona Malpezzi, la capogruppo del Pd al Senato. La dem ha accusato Meloni di non essere intervenuta sulla vicenda, facendo spazio, invece, a “un silenzio assordante e inaccettabile perché a causa dell’avventatezza, superficialità e della volontà di fare un uso politico strumentale” di informazioni sensibili “è stato messo a rischio il lavoro quotidiano contro la criminalità organizzata. In attesa che la premier risponda, intanto lei revochi le deleghe al sottosegretario Delmastro, lo faccio per il rispetto che si deve alla nostra democrazia“.
Anche Malpezzi, poi, si è rivolta al ministro della Giustizia, dicendo che “al netto del suo balbettio, è chiaro a chiunque abbia a cuore le istituzioni che quello che è accaduto in discussione lo stato di diritto, le regole su cui si reggono le istituzioni democratiche ma mette anche una mina pesante sul minimo rapporto di fiducia tra maggioranza e opposizione su cui si regge una democrazia“.
A Palazzo Madama, per giunta, si è accesa un’altra miccia, scaturita, stavolta, dalle parole di Alberto Balboni, sempre di Fratelli d’Italia, parole che hanno portato i senatori del Partito democratico a lasciare l’aula del Senato. Nel merito, il meloniano ha detto che “Il Pd si è sentito offeso dalla domanda del collega Donzelli, una domanda retorica che non voleva dire che il Pd sta con la mafia. Ma non vi rendete conto che andando in carcere a trovare Cospito avete aperto una voragine alla mafia? Io sono d’accordo che si possa andare in carcere. Ma perchè dopo avete fatto una conferenza stampa criticando il 41 bis? Avete aperto una voragine perchè la madre di tutte le battaglie” della mafia “è quella contro il 41 bis“.
Parole che, ancora, ha rivendicato dopo che sia Graziano Delrio, sia Andrea Orlando – che ha anche annunciato, tramite il suo ufficio stampa, che agirà per vie legali – hanno definito gravissime. “Quello che è accaduto in Aula è grave. Bisogna interrogarsi. Io ho espresso una legittima opinione, che sia giusta, sbagliata, discutibile. Non pretendo mica di avere la verità in tasca. Rivendico il diritto in quell’Aula sacra dove siedo di esprimere le mie opinioni“, ha detto. “La sinistra è per la libertà di espressione salvo che tu non dica qualcosa che le è sgradito. Io rivendico il diritto di dire quello che penso. Non mi sembra un alto tasso di democrazia uscire dall’Aula perché non apprezzano quello che penso“, ha concluso.
Intanto che, fuori dal Parlamento, sia Carlo Calenda, frontman del terzo polo, sia Peppe Provenzano, sempre del Pd, dicevano la loro sulle parole del ministro Nordio, i dem, con Serracchiani, e il MoVimento 5 stelle, con il presidente Giuseppe Conte, sono passati a ulteriori fatti presentando una “una mozione di censura nei confronti del sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove per chiederne la revoca immediata dall’incarico“.
L’intervento di #Nordio è molto deludente. Doveva dire qualcosa, qualsiasi cosa. Non lo ha fatto. L’imbarazzo è evidente, la debolezza anche.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) February 1, 2023
Un #Nordio imbarazzato e imbarazzante oggi non ha giustificato #Donzelli e #Delmastro ma non ha fatto chiarezza. Dovrà farla, all’esito dell’indagine interna, perché il responsabile del Ministero è lui. Ma è già tutto chiarissimo. Quei due sono un pericolo per sicurezza nazionale
— Peppe Provenzano (@peppeprovenzano) February 1, 2023