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Politica

Nordio non vuole le dimissioni di Delmastro

L’ennesimo capitolo del caso riguardante (soprattutto adesso) Andrea Delmastro Delle Vedove e Giovanni Donzelli è andato in scena oggi alla Camera nel brevissimo question time in cui Carlo Nordio, il ministro della Giustizia del governo di Giorgia Meloni, ha detto che il suo sottosegretario, pur essendo indagato dalla procura di Roma per rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio, non deve rassegnare le sue dimissioni. In realtà, il Guardasigilli ha anche precisato che è il ministero a cui fa capo che decide se un atto deve essere segreto oppure no.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio – Nanopress.it

A insorgere, per le frasi di Nordio, sono soprattutto i deputati del MoVimento 5 stelle, uno su tutti Federico Cafiero de Raho, che ha continuato a ribadire che, invece, Delmastro deve rassegnare le dimissioni dalla carica che ricopre. Sono poi iniziate le audizioni, queste segrete per davvero, del Giurì d’onore, che dovrà fare luce sulle accuse che hanno scatenato il caso di Donzelli nei confronti dei quattro parlamentari del Partito democratico che sono andati a Sassari (all’epoca) per incontrare Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da oltre cento giorni per protesta contro il regime di 41 bis a cui è sottoposto.

Nordio si schiera ancora dalla parte di Delmastro: no alle dimissioni, e la segretezza di un documento la si decide al ministero

Carlo Nordio ha parlato, di nuovo, e ha ribadito ancora una volta che non vuole le dimissioni del suo sottosegretario alla Giustizia, che proviene dal suo stesso partito, ovvero Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove. In appena tre minuti di question time alla Camera, il Guardasigilli ha risposto alle domande dei deputati, che più che altro erano delle bordate, volte proprio a chiedere la testa del meloniano che è indagato a piazzale Clodio per rivelazioni di segreto d’ufficio.

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove – Nanopress.it

L’atteggiamento (e le parole) è garantista e parte dal presupposto che “è un’ispirazione velleitaria e metafisica che l’informazione di garanzia possa costituire oggetto di dimissioni. Se così fosse, noi devolveremmo all’autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti a un’assemblea che oggi riguarda Delmastro, ma domani ognuno di voi“, ha detto l’ex magistrato a Federico Cafiero de Raho e Valentina D’Orso, entrambi eletti a Montecitorio tra le fila del MoVimento 5 stelle.

Non solo, però, perché, anche ammettendo che il documento arrivava dal Dap – di cui Delmastro ha la delega, spifferato ai quattro venti da Giovanni Donzelli nella seduta dell’aula del 31 gennaio 2023, con l’intento di colpire i quattro parlamentari del Partito democratico (la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, Walter Verini, che è un senatore, Silvio Lai e Andrea Orlando), colpevoli, per lui, di essere andati a parlare con Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame per protesta contro il carcere duro a cui è stato sottoposto dal governo di Mario Draghi, e quindi dall’allora titolare del ministero di via Arenula, Marta Cartabia – potesse essere coperto da segreto, ha detto che non è certo la magistratura a doverlo decidere, ma il dicastero.

Siamo rispettosissimi dell’intervento della magistratura – ha chiarito Nordio – e attendiamo con fiducia l’esito dell’indagine che riguarda Delmastro. Ma se la qualifica della segretezza o meno dell’atto non dovesse più dipendere dall’autorità che lo forma, cioè dal ministero, ma dovesse essere devoluta alla magistratura potrebbe crearsi una problematica che dovrebbe essere risolta in un altra sede“, che suona un po’ come dire che si ricorrerà alla Corte costituzionale se le cose non dovessero andare come ci si augura.

Il Guardasigilli – Nanopress.it

In effetti, ha ribadito ancora il Guardasigilli, “la classificazione della natura dell’atto oggetto di contestazione – segreta, riservata, riservatissima, o altro – per legge appartiene all’autorità che firma il documento. Quindi spetta al ministero definire la qualifica degli atti di cui si parla“. La dicitura “limitata divulgazione“, ha detto, “è una formula di per sé inidonea a connotare il documento trasmesso come atto classificato, quindi una mera prassi interna“.

E quindi, ancora, “per quanto riguarda il reato di divulgazione di segreto d’ufficio, la parola ‘segreto’ non può essere interpretata in modo estensivo in malam partem, e cioè contro la persona che è indagata. Tutti sanno che la norma penale può essere interpretata in modo estensivo soltanto in bonam partem. Quindi quello che è segreto è segreto, quello che non è segreto non rientra tra gli atti dei quali si sta oggi parlando“.

Non per l’ex procuratore nazionale Antimafia, che ha ribadito che, appunto, c’è stata una palese violazione del segreto amministrativo e che Delmastro non può più essere sottosegretario, soprattutto perché i documenti sono stati usati per colpire l’opposizione.

Le audizioni del Giurì d’onore su Donzelli sono segrete

E di questo deve rispondere anche Donzelli, il deputato sempre di Fratelli d’Italia, che è anche vicepresidente del Copasir, che è stato ascoltato oggi, esattamente come gli altri parlamentari del Pd, dal Giurì d’onore. In vista della relazione finale che dovrà essere presentata alla Camera il 10 marzo, il presidente (ed ex ministro dell’Ambiente in quota pentastellata), Sergio Costa, ha deciso di secretare le audizioni, e dietro questo segreto ha deciso di trincerarsi.

Qualcosa di più, invece, ha detto soprattutto, l’ex ministro del Lavoro (e anche della Giustizia) Orlando: “Spero di essere riuscito a spiegare quello che volevo spiegare”, ha iniziato il deputato dem, salvo poi precisare che ciò che a lui premeva chiarire era sia “sul fronte dellalesione dell’onorabilità delle singole persone, sia per quanto riguarda la difesa dell’istituto delle visite in carcere dei detenuti da parte dei parlamentari, perché se andare a fare una visita ai detenuti in carcere fosse una causa della lesione dell’onorabilità dei parlamentari, e mi auguro che questo non avvenga, sarebbe un vulnus anche all’istituto stesso che nel corso degli anni ha portato a risultati positivi. Il prossimo parlamentare al quale venisse in mente di andare a fare una visita in carcere, infatti, ci penserebbe due volte prima di farlo, qualunque sia la situazione“.

Giovanni Donzelli – Nanopress.it

Di tutt’altro avviso, invece, l’accusato che ha ribadito che lui rifarebbe quello che ha fatto: “Come sempre sono fiducioso nelle istituzioni, non commento per non alzare i toni ma sicuramente ad oggi rifarei quello che ho fatto“, ha detto Donzelli, chissà poi come andrà a finire.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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