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Si è conclusa la seconda ispezione sul Norman Atlantic. Inizialmente è stata recuperata la scatola nera. Inoltre è stato dichiarato che non sono stati trovati corpi a bordo del traghetto. I periti non hanno potuto raggiungere il garage, perché la temperatura era ancora troppo elevata. Le vittime accertate sono 11 e fra queste 9 sono i corpi che sono stati portati in Italia. Le famiglie dei dispersi continuano ancora a nutrire speranze e alcuni familiari greci di 9 persone sono in attesa di sapere informazioni in più, dopo aver effettuato un giro per gli ospedali della Puglia, chiedendo notizie. E’ stata prelevata la documentazione tecnica, ma l’ispezione non si è potuta compiere in tutti i suoi aspetti, nonostante gli esperti avessero delle tecnologie avanzate a disposizione. In alcuni locali si è riscontrata una temperatura superiore a 180 gradi.
Il comandante ha detto di aver fatto il proprio dovere, di non essersi distinto per nessun atto di eroismo. Ha spiegato che coloro che hanno seguito le istruzioni che hanno dato sono riusciti a salvarsi, anche se in una situazione del genere non era affatto facile non lasciarsi prendere dal panico. Giacomazzi ha detto di non aver voluto lasciare la nave: anche quando tutti i passeggeri sono scesi, ha insistito per condurre la nave in porto, ma il Norman Atlantic era ingovernabile. Giacomazzi, insieme al suo avvocato, è stato sottoposto ad un vero e proprio interrogatorio e ha ricostruito ogni passaggio della tragedia. Alcune fasi non riescono a tornargli, perché evidentemente sono state fuori dalle regole. In primo luogo c’è la questione delle scialuppe, che in teoria sarebbero bastate a mettere in salvo tutti i passeggeri. Ha spiegato anche che non avrebbe mai dato nessun ordine di ammainarle, perché prima sarebbe stato necessario assicurarsi che tutti avessero il salvagente. Giacomazzi avrebbe dato l’ordine di approntarle.
Come si evince anche dal decreto di sequestro dei magistrati di Bari, ci sarebbero stati degli errori e delle carenze al momento di far scattare l’allarme per mettere in salvo i passeggeri. Forse si può dedurre che la tragedia poteva essere evitata, anche perché, secondo le testimonianze di chi era a bordo, diversi dispositivi non hanno funzionato correttamente. Per ricostruire tutto ciò che è accaduto, si potranno esaminare le fotografie e i filmati dei telefonini dei passeggeri. Molti di questi ultimi hanno raccontato di non aver sentito alcuna sirena e di essere stati svegliati soltanto dal trambusto e dal fumo.
Tutto ciò fa pensare che l’allarme sia scattato in ritardo e questo non avrebbe consentito a molti di salvarsi. I magistrati hanno intenzione di far effettuare una perizia, per stabilire se il peso del carico dei mezzi di trasporto sul traghetto fosse adeguato. Inoltre si dovrà verificare se, come hanno raccontato alcuni passeggeri, il tetto di alcuni camion sfiorasse il soffitto del garage: si ipotizza che lo sfregamento tra le due superfici, causato dal mare in tempesta, possa aver causato l’incendio.
Le vittime e i dispersi
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Alla lista delle vittime si aggiungono anche altre due persone, due marinai albanesi, che si trovavano su un rimorchiatore impegnato nelle operazioni di soccorso e che hanno perso la vita dopo essere stati colpiti da una fune usata per agganciare il traghetto. All’appello mancano delle persone e si è scoperto che a bordo ci sarebbero stati dei clandestini. La nave San Giorgio, che ha accostato il traghetto Norman Atlantic, si trova ancora accanto ad esso, perché sta cercando eventuali cadaveri in mare. In particolare si manifesta una certa preoccupazione per Giuseppe Mancuso, un autotrasportatore di 57 anni, originario del messinese, che sembra essere sparito nel nulla. L’uomo non risulta né tra i superstiti né tra le vittime accertate. Si sa che l’autotrasportatore avrebbe chiamato il figlio, per dire che si trovava su una scialuppa da solo. Adesso il telefono è irraggiungibile.
Le cifre non tornano, perché tra i 427 salvati ci sono anche dei nomi che non compaiono sulla lista di imbarco. Mancherebbero all’appello circa 41 persone e non si sa se sono disperse o se non sono mai salite a bordo. Sono state aperte tre inchieste; il comandante della Norman Atlantic, Argilio Giacomazzi, e l’armatore della nave, Carlo Visentin, sono indagati per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. La nave è stata messa sotto sequestro. Il capitano è stato l’ultimo ad abbandonare il traghetto, insieme agli uomini della Marina. Sono 11, oltre i due marinai albanesi, le vittime della tragedia in mare, di cui 3 italiani. I lavori per soccorrere i passeggeri sono continuati nel corso di tutta la notte tra il 28 e il 29 dicembre e per tutta la mattinata di lunedì. Il Premier Renzi ha fatto i complimenti ai soccorritori, sottolineando che l’intervento è stato “ricco di passione, dedizione e tenacia” e che ha consentito di evitare il peggio.
Le condizioni del mare non hanno consentito per molto tempo alle motovedette di avvicinarsi alla Norman Atlantic. Per questo motivo i soccorsi sono avvenuti soprattutto tramite gli elicotteri. 30 naufraghi sono stati portati verso le coste pugliesi e sono stati poi smistati in vari ospedali. 6 donne e 3 bambini sono stati trasportati a Galatina, 7 persone a Brindisi. Molti dei naufraghi hanno sintomi da ipotermia, ma le loro condizioni non sono gravi. La più in pericolo sembra essere una bambina di 5 anni, che è in condizioni più forti di ipotermia. Nell’ospedale di Copertino, in provincia di Lecce, sono state ricoverate due bambine di 11 e 12 anni.
Il traghetto, con a bordo 478 passeggeri, di cui 44 italiani (22 membri dell’equipaggio e 22 passeggeri), ha preso fuoco durante la navigazione dalla Grecia verso l’Italia sulla tratta Patrasso-Ancona. L’incendio si è sviluppato verso le 4.30 della mattina di domenica 28 dicembre, mentre la nave si trovava vicino a Corfù. Il capitano ha ordinato l’evacuazione, ma i soccorsi sono resi difficili dalle condizioni meteo, con il mare molto mosso e venti fino a 75 km/h.
Il comandante è riuscito a mettersi in contatto con i soccorritori e ha dichiarato che la nave sarebbe stata ingovernabile per via del maltempo e che starebbe “scarrocciando verso le coste albanesi“. Il premier Matteo Renzi è rientrato a Palazzo Chighi dalla Toscana, dove stava trascorrendo le vacanze di Natale, per seguire la vicenda più da vicino.
Le operazioni di soccorso
Dal porto di Brindisi è salpato anche un terzo rimorchiatore, mentre il ministro della Difesa albanese Mimi Kodheli ha telefonato alla ministra Roberta Pinotti per offrire porti dell’Albania a ospitare il traghetto. Lo riferisce il portavoce del Ministero della Difesa, Andrea Armaro, su Twitter; altre 47 persone hanno lasciato la nave, conferma Armaro. Il ministro greco Miltiadis Varvitsiotis ha riferito che cinquanta fra donne e bambini sono stati trasferiti in modo sicuro sulla Spirit of Piraeus; altri 60 passeggeri sono stati trasferiti sulle imbarcazioni di salvataggio.
In campo sono stati messi tutti i mezzi della Marina greca e italiana a disposizione: alle operazioni di salvataggio hanno partecipato anche tre elicotteri dell’aviazione militare greca e due della Guardia costiera italiana, oltre a cinque mercantili che erano già in zona. La Guardia Costiera italiana ha reso noto che sono stati inviati 8 mercantili, una motovedetta della guardia costiera, un elicottero e mezzi della Marina, oltre a un rimorchiatore per mettere il traghetto in favore del vento. “Le persone sono radunate sul ponte allo scoperto, ma non sono ancora certi i dati sulle persone già recuperate“. Sono partiti anche altri tre elicotteri della Marina Militare per portare via dalla nave i passeggeri messi in salvo sui ponti più in alto.
Le operazioni sono state coordinate dal ministero delle Spedizioni di Atene in collaborazione con la Guardia costiera italiana. Inoltre, hanno partecipato alle operazioni un aereo tipo C-130, due navi container e una nave da crociera. Il controllo delle operazioni è passato a Roma. “È una missione di salvataggio complicata. La visibilità è scarsa e le condizioni meteorologiche sono difficili. Ma siamo fiduciosi perché nella zona c’è un buon numero di navi”, ha spiegato Miltiadis Varvitsiotis, ministro per la Marina mercantile della Grecia, commentando le operazioni di salvataggio.
Il portavoce della guardia costiera italiana, Marco Di Milla, ha riferito che le operazioni di soccorso sarebbero potute durare ore: gli otto mercantili sono stati messi vicini alla Norman Atlantic per formare una barriera contro i venti che soffiano fino a 75 km/h. “Stiamo bruciando e affondando e nessuno è in grado di salvarci. Aiutateci non ci lasciate soli“, è stata la richiesta disperata di aiuto che Nikos Papatheodosiou, uno dei passeggeri del traghetto in fiamme a largo di Corfù, ha fatto in diretta al telefono con la Tv greca.
Secondo una prima ricostruzione, l’incendio si sarebbe sviluppato nel garage a causa di un blackout: la presenza di un furgone carico d’olio avrebbe portato alla propagazione dell’incendio. I passeggeri sono stati portati ai piani alti: un uomo tratto in salvo e intervistato dalla tv greca ha raccontato di aver visto le scarpe sciogliersi per il calore delle fiamme mentre si trovava nella reception; altri avrebbero rotto i finestrini perché non riuscivano a respirare.
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Il racconto dei naufraghi
Le testimonianze dei passeggeri che si sono trovati sul Norman Atlantic al momento dell’incidente sono drammatiche. Un naufrago greco ha riferito che i pavimenti sono bollenti, che le persone tremano e tossiscono. Un altro afferma di essere in pericolo e di non sapere quanto avranno la possibilità di resistere. Secondo il racconto di chi è ancora sulla nave, si comprende il panico: i naufraghi stanno stretti l’uno all’altro per scaldarsi, c’è anche il rischio di morire di freddo.
I bambini e gli anziani sono stati soccorsi con gli elicotteri. Una ragazzina di 12 anni di Molfetta salvata in ospedale ha riferito di stare dormendo e di essere stata svegliata dalla sirena dell’allarme. La 12enne ha dichiarato di aver sentito che il fuoco si sarebbe sprigionato da un camion e poi si sarebbe propagato alla nave. Altri passeggeri hanno detto le loro versioni e dal racconto di tutti si capisce come ci sia stata una confusione generale, con la difficoltà anche da parte delle navi di soccorso che non riuscivano ad avvicinarsi a causa della pioggia e del vento.
Le reazioni
Il premier Matteo Renzi ha fatto sapere da Twitter che il governo ha seguito con attenzione le operazioni di salvataggio, mantenendo i contatti con il premier greco e con la Marina italiana.
Mentre sono in corso le operazioni di salvataggio nelle acque della Grecia, arriva la notizia di un mercantile turco affondato a un miglio dal porto di Ravenna dopo l’entrata in collisione con un altra nave mercantile: ci sarebbero diversi feriti e dispersi. Il premier ha reso noto che dalle 11 le autorità italiane manderanno ogni ora gli aggiornamenti su entrambi gli incidenti.
Anche Papa Francesco ha rivolto un pensiero per i passeggeri della nave Norman Atlantic e per quelli dell’aereo malese scomparso nell’Angelus. “Il mio pensiero va ai passeggeri dell’aereo malese scomparso e ai passeggeri delle navi in difficoltà in transito nelle ultime ore nel Mediterraneo. Sono vicino con la preghiera e con l’affetto alle famiglie, a quanti vivono con sofferenza questo momento e a quanti sono impegnati nelle operazioni di soccorso“, ha detto il Santo Padre.
I problemi di sicurezza
Il Norman Atlantic era stato sottoposto a due ispezioni da parte dell’organismo internazionale che si occupa dei controlli. Erano stati rintracciati dei problemi alle porte tagliafuoco. In particolare 6 erano le contestazioni segnalate dagli esperti, ma soltanto 2 sono state riparate. In molti si chiedono, quindi, come mai, nonostante le carenze riscontrate, sia stato dato il via all’operatività. Le anomalie hanno potuto pregiudicare la sicurezza dell’imbarcazione?
Il traghetto non è stato fermato, nonostante siano stati segnalati la carenza di dotazioni elettriche, di luci di emergenza e di batterie, la carenza delle porte stagne e la mancanza di documenti relativi al piano di sicurezza dei passeggeri. Si era deciso di far continuare a navigare il mezzo, anche se con l’impegno di risolvere i problemi entro 2 settimane, ma nel frattempo sono passati 6 mesi. Anche se non è chiaro a che cosa sia dovuto l’incendio, bisognerà accertare la regolarità dei meccanismi di sicurezza.
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