L’Italia è nel mirino dell’Ue per la categoria dei lavoratori stagionali. Il nostro Paese è accusato di non aver messo in atto la direttiva comunitaria.
Secondo Bruxelles, insieme ad altri nove Paesi, l’Italia non ha recepito la normativa, che ha l’obiettivo di garantire condizioni di vita e lavoro dignitose per questa categoria di lavoratori, al pari degli altri, nonché una tutela dallo sfruttamento e pari diritti. Per questo motivo la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione, motivandola con il fatto che il rispetto della direttiva è un presupposto fondamentale per attrarre nell’Unione Europea la manodopera che serve per periodi brevi, appunto stagionali ed eventualmente anche per contribuire a ridurre i flussi migratori clandestini. Normative precise che regolarizzino il lavoro consentono l’ingresso di persone che hanno interesse a stare sul suolo italiano in modo regolare.
Procedure di infrazione da parte della Commissione Ue per gli stagionali in Italia
L’Italia è finita sotto le attenzioni della Commissione europea perché avrebbe infranto le direttive che regolamentano i contratti di lavoro stagionali. Per Roma ci sono ora due mesi di tempo per rispondere alle argomentazioni mosse dall’esecutivo.
L’Italia però è oggetto di attenzioni anche per altri motivi, in particolare per le condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico e per l’abuso dei contratti a tempo determinato. La proceduta era già stata avviata nel 2019 e questa mossa odierna costituisce il secondo passo, che evidenzia come la normativa italiana non previene l’abuso di questi contratti e non sanziona i responsabili.
Poi c’è anche un’altra procedura in corso, avviata per non aver applicato la norma Ue che elimina i ritardi nei pagamenti di beni e servizi da parte della Pubblica amministrazione, in particolare per quanto riguarda il settore sanitario della regione Calabria.
Con questo nuovo provvedimento l’Italia sta facendo il pieno di procedure di infrazione in diversi ambiti, dall’antiriciclaggio ai contratti a termine e appunto ai lavoratori stagionali. Tema caldo anche quello della lotta al terrorismo, legato alle norme antiriciclaggio che se non vengono rispettate correttamente, hanno un impatto negativo anche sull’insieme degli altri Stati membri e possono incentivare la criminalità.
Il lavoro stagionale in Italia
Da tempo ormai il lavoro stagionale in Italia è in crisi, ad esempio a giugno dello scorso anno Gardaland e Federalberghi segnalavano la mancanza di 300mila persone. Gli imprenditori danno la colpa al reddito di cittadinanza ma i dati suggeriscono che non è questo il motivo e che la crisi sarebbe invece stata causata dalle condizioni di lavoro proposte.
I contratti stagionali arrivano insieme all’estate e ogni volta l’argomento è molto delicato. I settori più interessati sono quelli della ristorazione ma anche i servizi alberghieri, i parchi tematici, l’agricoltura e molti altri.
Parliamo di vera e propria emergenza stagionale ma se davvero come ha ipotizzato la Commissione Ue, i contratti non tutelano questi lavoratori, è chiaro che il problema è a monte e non è da addebitare ai sussidi offerti dallo Stato. Da diversi anni la questione è al centro dei dibattiti politici e, dati dell’Inps alla mano, capiamo che non è colpa del reddito e anzi in effetti è il contrario, le assunzioni stagionali infatti sarebbero aumentate dall’introduzione di questo aiuto.
La difficoltà nel trovare personale per il periodo estivo c’è anche in altri Paesi ma oltre alla tutela di questa categoria, è importante porre l’accento sul rispetto della normativa sugli stagionali anche per quanto riguarda un altro argomento direttamente collegato, ovvero l’immigrazione.
Come sappiamo è molto diffusa quella clandestina, in particolare dopo l’ultimo decreto del governo Meloni che ha messo dei paletti sulle operazioni di salvataggio delle Ong in mare, quindi la modalità di accesso legale. Coloro che entrano clandestinamente affidandosi a trafficanti di esseri umani spesso trovano la morte ma di certo sarebbero incentivati ad arrivare in maniera regolare e a stabilizzare la loro posizione sul territorio, se i contratti di lavoro per cui c’è più richiesta di manodopera fossero chiari e guardassero alla tutela del dipendente.
Fra l’altro spesso non sono richieste particolari competenze o titoli di studio per quanto riguarda il personale del periodo estivo, che verrà assunto con contratto determinato in base al bisogno, poi è chiaro che ogni caso è a sé stesso e alcune volte questi contratti possono essere rinnovati o addirittura tramutarsi in indeterminati. C’è bisogno però di chiarezza e l’Ue vuole capire bene come stanno le cose perché non serve solo lamentarsi, anche fare in modo che la situazione cambi.