La Cgia ha pubblicato la lista di tutte quelle incombenze previste per il mese di novembre del 2022.
Una situazione alquanto difficile in cui è stato chiesto al governo di imporre un taglio delle imposte così che anche gli imprenditori in difficoltà possano superare questo periodo difficile.
Novembre, un mese difficile da superare
Questo 2022 è un anno molto duro per tutti gli imprenditori. Se si pensa a ciò che invece sta per accadere durante questo mese, la situazione per le varie imprese diventa ancora più dura.
Numerose sono le scadenze disposte per l’undicesimo mese dell’anno, alcune delle quali con scadenza il 16 novembre altri invece con scadenza il 30 novembre.
La stima infatti è che il fisco possa riuscire ad incassare bene 69 miliardi di euro.
In base ad una stima che è stata elaborata dall’ufficio studi della CGIA, le varie imprese dovranno versare diverse tasse tra cui l’IVA, l’Ires insieme alle ritenute dei collaboratori e dei dipendenti.
Inoltre l’azienda dovranno anche tener conto dell’acconto IRPEF dei dipendenti, e dell’acconto sui compensi dei professionisti.
Vista la situazione in cui ci troviamo, come spiega l’associazione, saranno molte le aziende che riusciranno a superare con grande difficoltà questo mese.
Si tratta questo di un periodo dell’anno alquanto particolare anche per un altro lato.
Nel momento in cui un imprenditore in difficoltà si trova faccia a faccia con l’undicesimo mese dell’anno, ci si inizia a chiedere se ne valga o meno la pena andare avanti e tenere la saracinesca alzata oppure evitare di continuare ad essere tassati chiudendo così ogni cosa.
Richiesto la diminuzione delle imposte
Per fare in modo che numerosi piccoli imprenditori riescano ad andare avanti in un periodo in cui attualmente si trovano in difficoltà a causa del caro energia, si è richiesto di tagliare drasticamente le imposte così da fare in modo che anche queste possano continuare ad esistere.
Infatti, nei mesi di giugno- luglio e novembre- dicembre, gli imprenditori si trovano ad affrontare delle scadenze che per alcuni sono molto critiche.
Infatti l’Italia, oltre ad avere uno dei carichi fiscali più alti dell’intera Europa, è anche il Paese in cui risulta essere più difficile per le aziende pagare le tasse.
In base alle ultime statistiche proposte dalla banca mondiale, gli imprenditori “perdono” circa 30 giorni durante l’anno per fare in modo di riuscire a raccogliere ogni informazione per calcolare perfettamente le varie imposte e completare la dichiarazione dei redditi così da essere poi presentata all’amministrazione finanziaria.
In altri Stati, come ad esempio in Francia, per completare ogni pratica burocratica sono necessari 17 giorni mentre in Spagna 18.
Situazione ben diversa invece è quella che si verifica in Germania in cui sono necessari 27 giorni.
In poche parole, la media dell’Area dell’Euro si aggira intorno ai 18 giorni. I dati in questione fanno riferimento ad un’impresa media che si trova al secondo anno di vita e che vede al suo interno almeno 60 addetti.
Altre scadenze anche a dicembre
Ma non è soltanto novembre un mese difficile in quanto anche dicembre sarà molto impegnativo sul lato fiscale.
Infatti, entro e non oltre il 16 del mese, le aziende saranno costrette a versare i contributi previdenziali insieme alle ritenute IRPEF e assistenziali di collaboratori e dipendenti.
Saranno inoltre costrette anche a pagare l’acconto dell’imposta sostitutiva sui redditi insieme al saldo dell’imu su uffici capannoni e negozi.
Non mancherà poi anche l’IVA del mese di novembre nel caso in cui si tratta di contribuenti mensili.
Inoltre, entro il 25 dicembre, ci saranno da pagare le tredicesime ai dipendenti.
In poche parole, è molto probabile che a causa della difficile situazione che l’Italia si trova a vivere, molti piccoli imprenditori non riescano a rispettare queste scadenze che risultano essere troppo riavvicinate l’una dall’altra.
Ma cosa accade se qualcuno non riesce a saldare ogni impegno entro la data prefissata?
In base a ciò che afferma l’ufficio studi della CGIA, l’ordinamento tributario impone una multa pari al 1% dell’importo che deve essere versato al fisco se si fa un ritardo di 15 giorni.
Questa percentuale aumenta fino al 15% nel caso in cui il pagamento non viene fatto entro 90 giorni.
Nel caso in cui invece ci troviamo di fronte ad un versamento effettuato dopo i 90 giorni oppure ad un pagamento omesso, la sanzione è pari al 30% dell’intera somma che doveva essere versata.
Se invece non si fa riferimento al ritardo, è molto importante ricordare che ci sono anche degli interessi pari al 4% dell’importo che deve essere pagato.
Inoltre, è molto importante ricordare che le sanzioni possono essere ridimensionate nel caso in cui si usufruisce del “provvedimento operoso” a patto che si va a versare l’importo insieme alla sanzione e agli interessi.
Ovviamente ogni riduzione va a diminuire in base ai tempi di pagamento