Uomini in gara con la squadra. Sarà una prima volta storica.
Giorgio Minisini in Italia il primo a aver creduto che la svolta fosse possibile.
Ci sono degli atleti che sognano per una vita di andare ai Giochi olimpici, il luogo della massima espressione agonistica che racchiude solo il meglio del meglio degli sportivi di ogni singola disciplina. Ma se la disciplina non fa parte di questa élite – e ci sono molti sport esclusi – il sogno non si avvera. Solo molto raramente, infatti, il calendario degli sport olimpici viene modificato. Successe a Tokyo nel 2021 con il debutto assoluto di karate, skateboard, arrampicata sportiva e surf e con il ritorno di softball e baseball. Ma già a partire dalla prossima edizione il primo e gli ultimi due non ci saranno più, a favore dell’introduzione solamente della breakdance.
Tra chi ha vissuto l’esclusione dal circolo d’oro, ad esempio, c’è stata per lungo tempo l’azzurra Francesca Lollobrigida. Dopo aver vinto per ben 15 volte il titolo mondiale nel pattinaggio a rotelle – che non è uno sport olimpico né nell’edizione estiva né in quella invernale e non si prevede che lo diventerà a breve – ha deciso di cambiare disciplina e passare al pattinaggio velocità per avere almeno una possibilità olimpica. Scelta coraggiosa che si è rivelata vincente, in quanto alla fine ha portato a casa ben due medaglie olimpiche nel 2022 a Pechino, alla sua terza partecipazione a Cinque Cerchi.
Per motivi diversi, anche il sogno olimpico di Giorgio Minisini rischiava di fare l’ingiusta fine degli analoghi sogni dei pattinatori a rotelle e di tutti gli altri atleti di sport non inclusi nel programma dei Giochi. E invece, finalmente, la grande e storica novità è stata ufficializzata. Anche agli uomini sarà permesso di gareggiare nel nuoto artistico, ossia l’ex nuoto sincronizzato, nel corso della massima competizione sportiva. Cade così l’ultimo (anzi penultimo) tabù di genere a livello olimpico. Il merito, va riconosciuto, è anche del nuotatore americano Bill May che fu il primo a “osare di sognare l’impossibile”.
A partire dalla prossima edizione, quella a Parigi nel 2024, fino a un massimo di due uomini potranno per la prima volta gareggiare insieme alle donne nella prova dell’esercizio a squadre che prevede lo schieramento di una formazione composta da otto unità e che dal 1984 fino a Tokyo 2020 era fatta solo e esclusivamente da atlete donne.
Quella degli atleti uomini dell’artistico, infatti, non era solo una esclusione a livello di disciplina sportiva in toto, bensì proprio un distinguo di genere figlio di un retaggio culturale e sociale che non appartiene più a questo secolo.
Ci sono voluti quasi dieci anni di attesa per poter vedere un uomo gareggiare alle Olimpiadi nell’ex nuoto sincronizzato. Era infatti il 2015 quando i ragazzi debuttarono per la prima volta in una competizione internazionale in questa disciplina. Giorgio Minisini aveva 19 anni e con già ben 13 anni di attività alle spalle poté finalmente competere. E lo fece vincendo due medaglie di bronzo nel duo misto programma tecnico e libero, rispettivamente con Manila Flamini e Mariangela Perrupato, appunto dietro a Bill May. Da lì, il resto è stata una cavalcata trionfale. A ogni occasione a cui ha preso parte, il portacolori azzurro è riuscito ogni volta a vincere una medaglia per un palmarès complessivo, tra Mondiali e Europei, fatto di 3 titoli iridati, 4 continentali tra cui due nel solo e altri nove podi in queste due competizioni.
In bocca al lupo quindi a tutti gli atleti che intraprenderanno questa nuova avventura olimpica con la squadra. Chissà se negli anni successivi potremo vedere anche il solo o il duo misto in versione a Cinque Cerchi.
La speranza, ad ogni modo, è che presto anche la ginnastica ritmica cesserà di essere una questione solo appannaggio femminile. Solo allora non ci saranno più tabù, stereotipi e disuguaglianze di genere, almeno nell’universo dello sport olimpico.
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