In Europa saranno introdotte delle novità sul fronte della pensione che potrebbero diventare realtà anche in Italia con la riforma INPS. Vediamo di cosa si tratta.
La riforma europea della pensione ha in previsione che tutti i lavoratori, entro il 2030, potranno lasciare il lavoro a 64 anni.
In Europa si sta pensando ad una riforma che prevede che tutti i lavoratori, entro il 2030 potranno andare in pensione una volta raggiunti i 64 anni di età. Le novità della riforma, però, non sono finite. Infatti, sarebbe previsto anche un assegno minimo di pensione pari a 1200 euro mensili.
La riforma è stata annunciata già dal presidente Borne, in Francia. La prima ministra, dopo aver illustrato la manovra ha suscitato non poche polemiche. Infatti, nella capitale francese e in molte altre parti della nazione, i lavoratori possono raggiungere l’età pensionistica già a 62 anni. Di conseguenza, con la riforma della Borne, l’età in cui si potrà andare in pensione verrà dilatata di due anni.
A volere queste nuove modalità pensionistiche è stato già Macron. Innalzando di due anni l’età pensionistica, i soldi pubblici potranno essere risparmiati da un lato e, dall’altro, il sistema pensionistico francese potrebbe essere reso più efficiente.
In Francia, sin dal mese di settembre 2023, slitterà l’età per andare in pensione di tre mesi, di anno in anno, fino a raggiungere, nel 2030, i 64 anni d’età. Quando anche il secondo mandato di Macron giungerà alla sua fine, si potrà andare in pensione a 63 anni e 3 mesi.
Chi ha iniziato a lavorare prima dei vent’anni, però, continuerà a poter andare in pensione a 62 anni. Chi, invece, lavora e versa i contributi da quando ne aveva 16 anni smetterà di lavorare a 58 anni. Se un lavoratore ha iniziato la sua carriera lavorativa tra i 16 e i 18 potrà andare in pensione sin dai 60 anni. Per Borne la riforma è equa perché chi ha iniziato la sua carriera prima, andrà in pensione in anticipo rispetto agli altri.
Con la riforma, salirebbe anche il tetto di pensione minima che sarà innalzato a 1200 euro. I lavoratori SMIC (con salario minimo) vedranno un aumento dell’85% del loro assegno. Un aumento pari a 100 euro mensili.
Parallelamente, la riforma prevede anche l’indice di fine carriera al fine di promuovere il lavoro buono e onesto e punire le condotte malevole. Tale indice sarà obbligatorio dal 2023 per tutte le aziende con più di 1000 dipendenti. Sarà obbligatorio anche per le imprese con 300 dipendenti a partire dal prossimo anno.
Anche il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire si è detto soddisfatto poiché la manovra potrà far risparmiare alle casse statali, fino al 2030 17,7 miliardi di euro.
Non sono affatto soddisfatti i sindacati francesi che, hanno proclamato, per il 19 gennaio, una prima giornata di sciopero in tutta la Francia. Essi sono appoggiati sia da Marine Le Pen che da Jean-Luc Mélenchon e i loro rispettivi partiti.
La riforma Francese, se introdotta nel sistema pensionistico italiano migliorerebbe le condizioni dei lavoratori che vogliono lasciare il lavoro. Gli unici vantaggi sono previsti con la legge Fornero secondo cui si potrebbe andare in pensione a 66 anni per le donne e 67 per gli uomini. Un’ulteriore eccezione è data dall’opzione donna che prevede un’uscita anticipata a 58/60 anni.
Che sia adottata una riforma anche dall’INPS? Per il momento, le uniche novità sul fronte delle pensioni sono state introdotte dalla nuova legge di Bilancio ma non sono state ancora completamente adeguate.
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