Questa mattina, nella regione di Bolu, in Turchia, è stata registrata una nuova scossa di terremoto. Dallo scorso 6 febbraio, ad oggi, sono stati registrati oltre 49 mila decessi e 115 mila feriti. A dare comunicazione di questi numeri drammatici è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante il vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi ad Ankara.
L’ennesima scossa sismica si è verificata questa mattina, di magnitudo 4.8, a 13 chilometri dal capoluogo Bolu e a 250 chilometri a est da Istanbul. A comunicarlo è stata l’Agenzia turca responsabile per la gestione delle calamità.
Dopo più di un mese dalla prima scossa avvenuta lo scorso 6 febbraio, la Turchia continua ancora a tremare. Questa mattina è stato registrato un nuovo terremoto di magnitudo 4.8 nella provincia di Bolu; l’epicentro è stato a circa 10 chilometri di profondità nel sobborgo di Kyzylagyl.
Dalle prime indiscrezioni il sisma è stato avvertito in molte località. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan durante il vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi nella capitale, ha riportato i numeri spaventosi dallo scorso mese ad oggi: un bilancio drammatico che ha registrato la morte di oltre 49 mila persone e 115 mila feriti.
“Abbiamo in programma di costruire un totale di 610.000 case e consegnarle ai legittimi proprietarI”.
Queste le dichiarazioni del presidente turco spiegando che cercherà di sistemare la situazione del suo paese nel minor tempo possibile.
Dallo scorso 6 febbraio i superstiti al sisma si sono ritrovati senza le loro case e sono stati costretti ad andare a vivere nelle tendopoli. Una situazione, però, che preoccupa, dopo i violenti nubifragi che hanno colpito le aree devastate dal terremoto. Secondo i media locali si stima che vi siano 14 deceduti, oltre quelli del sisma.
“i campi profughi sono completamente allagati, intere famiglie e bambini non hanno più un luogo in cui ripararsi”.
Queste le dichiarazioni rilasciate da Mohamed Marfoq e Marco Canzonieri, che hanno prestato servizio di volontariato in Turchia, spiegando della difficile situazione nelle tendopoli, con scarse condizioni igienico sanitarie, dove molte persone sono costrette a condividere un solo bagno comune.
Una condizione, purtroppo, in continuo declino, dopo che il governo turco ha consentito al trasferimento dei rifugiati siriani dallo stadio di Kahramanmaras a zone periferiche. Uno spostamento che ha provocato dei gravi disagi, come il problema idrico, la distanza dai negozi dove poter acquistare beni di prima necessità.
Una situazione veramente drammatica, una tragedia sopra la tragedia, spiegano i volontari dell’Associazione Don Bosco 2000.
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