Un’unica tassa locale che comprenda Tasi, Imu, Tosap (tassa sull’occupazione del suolo pubblico) e, qualcuno azzarda, anche la Tari. Speriamo che il governo Renzi duri quel tanto che ci basterà ad abituarci alla nuova imposta. Sì perché l’Italia cambia un Esecutivo ogni anno e mezzo e ogni Governo cambia il nome alle tasse, modifica le aliquote, accorpa, divide, aumenta, esenta.
Quando raggiungi una certezza nella vita, basta il colpo di testa di un Monti qualsiasi, di un gianniletta o di un renzimatteo e tutto crolla. Parlando seriamente, se questa riforma andasse in porto i cittadini avrebbero il vantaggio di un’unica scadenza fiscale, invece di una miriade. E Renzi potrebbe togliersi l’onere di gestire la tassazione locale. Il che gli permetterebbe, cosa non da poco, di presentrarsi alle elezioni del 2018 come il premier che ha tagliato le tasse. Il piccolo particolare che le tasse sono state solo trasferite dall’amministrazione centrale agli enti locali è una sottigliezza che non tutti gli elettori sono in grado di cogliere.
Il gioco politico di Renzi è chiaro: eventuali tagli alle spese per far quadrare i conti e i problemi finanziari ricadranno interamente sulle spalle dei sindaci, i quali poi dovranno renderne conto agli elettori. Giustissimo!
C’è solo un piccolissimo problema: i sindaci troppo spesso non riscuotono le tasse. A volte per lentezze burocratiche, altre volte perché semplicemente chi fa pagare le tasse diventa impopolare e perde le successive elezioni.
Recentemente abbiamo scoperto che i Comuni italiani non hanno incassato ben 33 miliardi di euro di multe e tasse non pagate. Fra Regioni, Province e Comuni si stima un mancato incasso di 70 miliardi. Tecnicamente si chiamano “residui attivi”. Si tratta di soldi che in realtà non esistono, ma che i Comuni da decenni sono bravissimi a far figurare nei bilanci.
Arretrati di tasse, multe non ancora pagate, trasferimenti governativi non ancora versati, fondi europei non utilizzati, immobili comunali in vendita per i quali non si è mai presentato nemmeno un acquirente… tutto a bilancio, come se i soldi fossero già stati incassati.
Facciamo un esempio emblematico: il comune di Roma nel rendiconto del 2013 ha iscritto 408 milioni di entrate sotto la voce “multe”. Cifra piuttosto irrealistica, dal momento che nel 2012 ne sono stati accertati 280 milioni, di cui solo 31 milioni sono stati recuperati. Ora avete scoperto come sono fatti i bilanci comunali.
Il comune di Roma è un caso limite? Neanche per sogno. Se volete farvi un’idea della portata del fenomeno consultate la ricerca del Sole24Ore.
Nel 2011 Monti impose di fare pulizia dei residui attivi. Un secondo decreto in questa direzione è stato approvato lo scorso agosto.
In conclusione, va bene che la tassazione sia trasferita dallo Stato ai Comuni. Ma non dimentichiamo che senza un controllo capillare sulla riscossione e sui bilanci si rischia di creare buchi che saranno rimbalzati da un’amministrazione comunale all’altra, come una bomba a orologeria. Una bomba che prima o poi scoppierà. E in molti casi è già scoppiata.
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