La tensione tra Israele e Palestina è cresciuta e preoccupa le autorità internazionali seriamente. La nottata è stata segnata da un nuovo episodio di violenza tra Israele e Palestina, che ha provocato il ferimento di quattro soldati israeliani a Nablus, in Cisgiordania. Questa volta è stata l’ala più estrema della Jihad locale ad attaccare gli israeliani diretti alla tomba di Giuseppe.
L’attacco è stato rivendicato da un’ala locale della Jihad Islamica palestinese, che ha piazzato un ordigno esplosivo lungo la strada percorsa dalle truppe israeliane che stavano scortando un gruppo di fedeli ebrei diretti, come sopra citato, al santuario della Tomba di Giuseppe, uno dei luoghi sacri più importanti per l’ebraismo.
Nuova tensione tra Israele e Palestina a seguito degli scontri avvenuti nella notte che hanno visto un ordigno esplodere a Nablus, dove diversi raid hanno già colpito in precedenza il campo profughi, provocando morti e disagi e proprio per questo sono state fatte minacce da parte della comunità araba verso Tel Aviv.
Nonostante le ripetute ammonizioni e critiche internazionali nei confronti del governo, di Israele ha continuato ad adottare un atteggiamento estremamente duro nei confronti della comunità palestinese e degli abitanti della Cisgiordania che hanno subito raid ripetuti dalle forze di sicurezza di Israele, ma anche provocazioni attuate dai ministri del governo di ultradestra di Netanyahu, come la camminata la Spianata delle moschee attuata da Ben Gvir in due distinte occasioni, che è stata ritenuta un’offesa blasfema contro un luogo di culto per entrambe le religioni di appartenenza.
Ma anche in questo momento, la preoccupazione maggiore per il governo sembra essere focalizzata sulla riforma giudiziaria, che sta avanzando nonostante le ripetute richieste di trovare un accordo che porti a un minimo di equilibrio. Oltre a ciò non si placano le azioni contro la comunità araba e contro le milizie sostenute dall’Iran stanziate anche in Siria e Libano come Hezbollah e il gruppo di Hamas stanziato collocato invece nella Striscia di Gaza.
Violenti scontri sono scoppiati nella notte a Nablus, in Cisgiordania, dove un ordigno esplosivo ha colpito un mezzo militare appartenente alle truppe di Israele, causando quattro feriti. Secondo quanto dai media locali, diversi soldati dell’IDF stavano effettuando un’operazione di scorta a un gruppo di fedeli ebrei diretto al santuario della Tomba di Giuseppe, uno dei luoghi sacri più importanti per l’ebraismo.
Improvvisamente, al passaggio del mezzo militare è scattato un ordigno nascosto lungo la strada, esplodendo con grande violenza. Il boato è stato udito a grande distanza e una densa colonna di fumo nero si è levata in cielo subito dopo, come si vede in un video pubblicato sui social.
I quattro militari a bordo del mezzo sono rimasti feriti dall’esplosione, anche se secondo le informazioni fornite dall’esercito di Israele le loro condizioni non sarebbero gravi. I feriti sono stati soccorsi e portati all’ospedale più vicino per accertamenti. Le autorità stanno indagando sull’accaduto per risalire agli autori di questo attentato, l’ennesimo episodio di violenza che turba la già fragile situazione in Cisgiordania.
Nonostante i quattro soldati israeliani feriti non abbiano riportato gravi conseguenze questo atto ha generato nuovo malcontento, che rischia di generare una faida, il cui esito è già ben noto e ha appurato nel corso degli anni passati.
Successivamente le condizioni dell’ufficiale e di due soldati sono state dichiarate buone, mentre il terzo militare versa in condizioni moderate. Tutti e quattro sono stati curati presso l’ospedale Beilinson di Petah Tikva.
Un’ala locale della Jihad Islamica ha assunto la responsabilità per l’agguato avvenuto nella notte a Nablus in cui sono rimasti feriti quattro militari di Israele.
Secondo quanto riferito dai miliziani islamici, i loro uomini hanno piazzato un ordigno esplosivo artigianale lungo la strada percorsa dalle truppe israeliane che stavano entrando nella città.
L’operazione militare aveva lo scopo di garantire la protezione dei fedeli ebrei diretti al santuario della Tomba di Giuseppe. Durante le fasi del presidio ci sarebbero stati altri scontri con elementi palestinesi.
La rivendicazione della Jihad Islamica conferma l’intenzione delle cellule terroristiche di alzare il livello dello scontro attraverso attentati dinamitardi, come quello costato il ferimento di quattro soldati israeliani nella città di Nablus. Un episodio che accresce l’instabilità nell’area della Cisgiordania.
Secondo quanto riferito dall’esercito, l’esplosione che ha colpito le truppe israeliane non ha coinvolto il convoglio di civili diretto al complesso religioso è stata potente e ciò ha sollevato preoccupazioni tra le autorità di Israele. L’ingresso dei fedeli alla Tomba di Giuseppe si è svolto come da programma anche dopo l’attacco.
Autobus di fedeli ortodossi affluiscono mensilmente al santuario, situato nell’Area A della Cisgiordania sotto controllo palestinese, per cui necessita della scorta dell’IDF. Gli ingressi molto spesso hanno innescato scontri con abitanti locali.
L’IDF ha sostenuto la necessità di garantire la sicurezza delle vie d’accesso, ma tali incursioni vengono ovviamente viste come provocazioni pericolose da Israele e soprattutto le autorità ritengono che vadano regolarmente.
L’attentato di stanotte riaccende la tensione in un’area già teatro di frequenti violenze e rivendicazioni del diritto di culto da parte di entrambe le comunità. Gli sforzi per la tutela dei luoghi sacri e l’incolumità dei fedeli proseguono, nonostante rischi e polemiche che compromettono la fragile stabilità raggiunta.
Secondo diversi osservatori, negli ultimi 18 mesi si registra un preoccupante crescendo della tensione e degli scontri armati in Cisgiordania.
Si sono moltiplicati gli attentati palestinesi contro militari e civili israeliani così come le retate notturne dell’IDF e le azioni di rappresaglia degli israeliani. Entrambe le parti fanno quindi ricorso a una maggior dose di radicalismo.
In particolare, nell’ultimo anno, le forze di sicurezza israeliane sono state colpite più volte con ordigni artigianali lungo le strade della Cisgiordania. Solo pochi mesi fa, in un agguato simile a Jenin rimasero feriti otto soldati.
L’escalation in atto sembra alimentare un circolo vizioso di violenze e ritorsioni che minano ulteriormente la già delicatissima situazione nell’area, nonostante gli sforzi della comunità internazionale. Secondo le autorità è necessaria un’azione forte per riportare le parti verso un dialogo costruttivo e una distensione reale nei territori palestinesi.
La Jihad Islamica ha rivendicato tramite il suo braccio armato ovvero le Brigate Al Quds la responsabilità dell’attentato che ha ferito quattro militari israeliani a Nablus. Il gruppo armato ha motivato l’attacco come una risposta contro le operazioni ripetute dell’esercito di Israele in città.
Yossi Dagan, capo del consiglio regionale della Samaria, in risposta agli scontri avvenuti mercoledì sera ha dichiarato che: “non bisogna fuggire di fronte al terrorismo ma reagire“. Parole che riecheggiano la sfida al dialogo col popolo palestinese lanciata da alcuni esponenti della destra israeliana.
In questo contesto crescono gli allarmi all’interno della comunità internazionale. Il braccio di ferro armato rischia di alimentare un circolo vizioso di violenze, anziché favorire una distensione e la ripresa di un negoziato politico credibile. Per poter raggiungere un punto di partenza per trattare e arrivare a un oibri comune è fondamentale che le autorità israeliane e palestinesi abbassino i toni e tentino di ripristinare un clima di fiducia, per evitare il precipitare degli eventi in Cisgiordania.
Dagan ha chiesto a Israele il pieno controllo sulla Tomba di Giuseppe per garantire la sicurezza, ma questo alimenterebbe il risentimento palestinese. Anche Hamas è intervenuti e ha condannato le incursioni israeliane e ha promesso di continuare la “resistenza”.
Un portavoce di Lions’ Den ha annunciato, poi, la morte di un membro del gruppo armato “mentre si preparava ad affrontare il nemico sionista a Nablus” e ha sottolineato la volontà di alzare il livello dello scontro.
La Tomba di Giuseppe, sito religioso ma anche fertile terreno di scontro, è stata più volte profanata e danneggiata da estremisti palestinesi. Il diritto di culto delle due comunità appare inconciliabile senza compromessi politici.
Israele e Palestina, stando a quanto riferiscono esperti in ambito politico, devono intraprendere un dialogo serio per stemperare le crescenti micce che rischiano di esplodere in azioni che vanno a colpire popolazioni innocenti e porterebbero soltanto più sofferenza. L’opinione di molti analisti concorda sul fatto che necessaria una de-escalation prima che la violenza si espanda ulteriormente in Cisgiordania e crei un reale conflitto armato continuativo.
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