A Mansura, in Egitto, si terrà una nuova udienza in aula per Patrick Zaki, accusato di aver diffuso notizie false sia nel Paese che all’esterno.
Nuova udienza a Mandura, in Egitto per Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna, che affronta l’accusa di aver diffuso notizie false, sia nel Paese che all’esterno dello stesso. Specificamente, si fa riferimento a un articolo che lui scrisse nel 2019 su un attentato dell’ISIS.
Nel caso in cui venga considerato colpevole, rischia fino a cinque anni di carcere. Tuttavia, nei suoi ultimi post sui social media, ha dichiarato che non intende lasciare l’Egitto a tempo indeterminato e che non intende vivere in Europa.
Stamattina, a Mansura, in Egitto, si tiene la decima udienza nel processo contro Patrick Zaki, studente egiziano dell’Università di Bologna accusato di aver diffuso notizie false.
Potrebbe esserci già una sentenza oggi ma, come accaduto in passato, le decisioni della Seconda Corte della Sicurezza dello Stato potrebbero contraddire le aspettative. L’avvocato Hoda Nasrallah e lo stesso Zaki non escludono l’ipotesi che possa arrivare un verdetto finale.
L’udienza di oggi è intesa principalmente come occasione per depositare gli atti della difesa, ma – considerato che si tratta di un giudice monocratico – c’è la possibilità che venga emessa una sentenza.
Inoltre, nell’udienza precedente del 28 febbraio, l’avvocato del ricercatore dell’Alma Mater Bolognese, ha avuto l’opportunità di esporre in modo organico la sua difesa, suscitando aspettative in merito all’eventuale elaborazione della sentenza nella giornata odierna.
L’arresto dello studente dell’Università di Bologna avvenne nel febbraio 2020 ed è recluso in carcere da allora.
L’accusa di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” è basata su un articolo che aveva scritto l’anno precedente su un attentato dell’ISIS e su due casi di presunta discriminazione dei copti.
Durante questo periodo, ha affrontato 18 udienze poi posticipate nove volte, con prolungamenti variabili di custodia cautelare tra 15 e 45 giorni.
I 22 mesi trascorsi in carcere li ha passati quasi tutti nella prigione di Tora, a Il Cairo.
Patrick ha detto, tramite i social, che non aveva intenzione di abbandonare l’Egitto o di trasferirsi in Europa.
Ha affermato di voler tornare in Egitto per vacanze, aggiungendo che è ancora deciso a raggiungere i suoi obiettivi e realizzare i suoi sogni accademici.
Intorno alle 10:15 (ora italiana), ANSA ha confermato che Patrick stava parlando con diplomatici stranieri fuori dal tribunale egiziano.
Il ragazzo non era ancora entrato nell’edificio del Vecchio Palazzo di Giustizia di Mansura, situato su una strada trafficata vicino al Damietta, un ramo del delta del Nilo.
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