Dopo un episodio simile di pochi giorni fa, ancora torniamo a parlare dello spiaggiamento di balene in Nuova Zelanda.
A largo delle Isole Chatham sono stati trovati morti 240 esemplari mentre lo spiaggiamento più recente ne contava 215 a largo dell’Isola di Rangiauria.
Balene spiaggiate in Nuova Zelanda
Terribile ritrovamento in queste ore per quanto riguarda le specie marine, in particolare balene, trovate senza vita su una spiaggia a 840 chilometri a Sud della Nuova Zelanda.
Ci troviamo precisamente nelle Isole Chatham, una remota zona dove vivono meno di 800 persone e gli esemplari di balena morti sono 240.
Si tratta di episodi molto gravi che hanno colpito la fauna marina e il fatto che siano avvenuti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro ha portato i funzionari del ministero della Conservazione della Nuova Zelanda a indagare.
Un altro fatto simile era avvenuto a fine settembre in Tanzania e gli esemplari coinvolti erano circa 230. In quell’occasione la biologa Vanessa Pirotta dichiarò che le balene facevano parte di un gruppo di scapoli, giovani maschi quindi che avrebbero probabilmente perso l’orientamento.
Questo ritrovamento è davvero preoccupante e si cerca di indagare sulle cause che abbiano spinto questi animali ad arenarsi su una spiaggia.
Non tutte le balene erano morte ma quelle sopravvissute sono state sottoposte a eutanasia per risparmiare loro ulteriori sofferenza poiché c’è il divieto di rimetterle in mare per il rischio degli attacchi da parte degli squali, non solo verso questi animali che ormai erano particolarmente vulnerabili, ma anche verso il personale che si sarebbe occupato delle operazioni.
L’eco a livello mondiale
Una strage di mammiferi che non è passata inosservata, infatti oltre alle testate giornalistiche di tutto il mondo, anche diverse associazioni hanno puntato i riflettori su quello che sta succedendo in Nuova Zelanda.
Ad esempio, l’organizzazione ambientalista Project Jonah che ha pubblicato su Twitter uno scatto impressionante che riprende dall’alto lo spiaggiamento di questi cetacei.
Anche se questi fenomeni non sono molto rari in queste zone del globo, gli esperti sono molto preoccupati anche perché non si spiegano le ragioni di questi spiaggiamenti.
Molti mammiferi sono soliti arenarsi sulle coste dell’Australia e della Nuova Zelanda e non parliamo solo di balene ma anche delfini e altri.
I motivi possono essere diversi, si ritiene infatti che incidenti simili possano essere provocati da malattie ma anche errori di navigazione o ancora improvvisi cambiamenti di marea o fuga da predatori o condizioni meteo particolari.
Quest’ultima in particolare sembra essere l’ipotesi più accreditata dagli esperti, che riferiscono che i cambiamenti climatici nell’ambiente, nella temperatura degli oceani e negli habitat delle prede, potrebbero aver allontanato le balene.
Insomma è difficile stabilire quale sia stata la vera causa e quindi per ora c’è assoluto mistero intorno alla vicenda che ha riunito tutta la comunità locale che, come spesso accade, ha cercato di dare una mano ai poveri animali coprendoli con coperte zuppe e bagnandoli con tanta acqua.