Nuovi attacchi chimici nelle scuole in Iran hanno riacceso le proteste

La situazione in Iran è davvero tragica sotto vari fronti, partendo dalla pressione internazionale causata dagli attacchi attuati tramite le forze filo iraniane stanziate in Medio Oriente, ma non solo dato che il governo deve fronteggiare anche nuove proteste che, nonostante non fossero mai scemate del tutto, si sono riaccese a causa della ripresa degli avvelenamenti nelle scuole primarie e secondarie del Paese.

Studentesse iraniane
Studentesse iraniane – Nanopress.it

Dopo le feste per il capodanno persiano, in Iran  sono ripresi gli attacchi con gas attuati negli edifici scolastici, che avevano subito uno stop durante le vacanze. Ma non è finita dato che sono emerse nuove notizie dai media locali, che rivelano la continuazione di queste azioni considerate indegne e che hanno portato nuovamente la popolazione iraniana a manifestare per le strade iraniane e con le rivolte è riemersa anche la dura repressione governativa.

Nuovi avvelenamenti nelle scuole in Iran

In Iran dopo lo stop causato dalle vacanze per il capodanno iraniano sono tornati a verificarsi numerosi episodi di avvelenamento tramite gas nelle scuole primarie e secondarie soprattutto femminili. Nonostante le critiche pervenute dalle autorità internazionali la situazione non è cambiata e il regime iraniano continua a non dare spiegazioni soddisfacenti secondo la popolazione, che grida lo stop di questi attacchi che vanno a colpire bambini e adolescenti.

Nella città di Saqez che è situata nella zona del Kurdistan, i cittadini hanno organizzato una protesta contro il governo di Raisi e contro il regime autoritario e hanno intonato slogan contro le autorità, ma la polizia è intervenuta è ha deciso di fermare il raduno che stava prendendo sempre più piede, sparando contro la folla nel quartiere di Shahnaz a Saqez.

Stano alle notizie e ai video che ha ricevuto Iran International le persone hanno cantato slogan antigovernativi e urlatomorte a Khamenei” a seguito degli avvelenamenti che hanno colpito nuovamente diversi istituti scolastici della città.

I cittadini hanno manifestato e acceso fuochi in protesta e ciò ha causato una forte presenza delle forze speciali iraniane.

Le scuole superiori Taleghani, Ma’araj e Samia Saqez sono state prese di mira da avvelenamenti con gas e i giovani colpiti hanno dovuto ricorrere a cure mediche, stando a quanto riferito dall’organizzazione per i diritti umani Hengav.

Iran International ha ricevuto dei video che confermano che anche la Meraj girls’ school è stata presa di mira e gli alunni hanno riportato problematiche scaturite dall’inalazione del gas tossico.

Sono stati segnalati episodi simili anche alla scuola di Qudsiyeh, situata nel villaggio di Varjoy a Maragheh, all’ interno della provincia orientale dell’Azarbaijan e hanno riportato sintomi come nausea e dolori muscolari che hanno necessitato di controllo medico.

Gli attacchi alle scuole iraniane sono cominciati diversi mesi fa e, soprattutto, prendendo di mira istituti femminili e la popolazione sostiene che sia una punizione per le ragazze, che hanno preso parte alle manifestazioni iniziate a settembre dopo la morte di Mahsa Amini causata dalle percosse ricevute dalla polizia morale per aver indossato male il velo.

Nelle ultime ore anche le studentesse della scuola elementare femminile Saadi, situata a Urmia, sono state colpite di un attacco chimico.

Nonostante le autorità governative iraniane, dopo il polverone che si è sollevato nelle scorse settimane a livello globale, ha portato i vertici del regime a dichiarare che avrebbero scoperto chi ha organizzato gli attacchi e ha respinto le critiche pervenute dalla popolazione, che ha visto il poco interesse del governo come una sorta di ammissione di colpevolezza. Ma la realtà ha mostrato un quadro differente e non sono ancora emerse notizie certe che identifichino chi ha attuato materialmente gli attacchi e anche chi ha avuto l’idea di attuare una simile azione contro minori innocenti.

Genitori e docenti hanno iniziato a manifestare contro questa ingiustizia e ciò ha provocato una dura repressione governativa.

Oltre agli studenti alle proteste hanno preso parte numerosi insegnati e ciò ha alzato il malcontento del regime che ha deciso di colpire in maniera decisa per sedare così i crescenti disordini.

L’arresto dell’attivista Suleiman Abdi, che si batte per il diritto di istruzione, ha ricevuto la condanna da parte del sindacato degli insegnanti e ha scatenato il disaccordo del Consiglio di coordinamento delle organizzazioni sindacali.

Stando alle notizie rivelate da diverse organizzazioni umanitarie, negli ultimi giorni sono aumentati gli attacchi che si stanno moltiplicando e hanno costretto dodici studentesse nella giornata di sabato 8 aprile a ricorrere a cure mediche in ospedale.

Il gruppo di monitoraggio dei diritti Hengaw che segue la vicenda nelle zone curde dell’Iran ha confermato che due scuole di Naqadeh sono state attaccate sabato.

Anche la scuola di Ardabil, nel nord ovest dell’Iran, è stata colpita da un attacco con gas e un certo numero di studenti hanno riportato conseguenze dalla sostanza utilizzata.

Sembra che una scuola sia stata colpita anche nella zona di Haftkal e 20 studenti sono stati trasportati in ospedale, secondo quanto riporta Iran International.

I rapporti emersi rivelano che 130 scuole elementari e superiori sono state colpite da attacchi con gas durante gli ultimi mesi e i primi si sono verificati a novembre nella città di Qom.

La popolazione iraniana ha sospettato immediatamente delle autorità e del coinvolgimento statale e soprattutto riguardo alle figure iraniane più religiose che sono anche, secondo il popolo, protette dal regime e hanno spesso descritto gli avvelenamenti come “terrorismo di stato”.

La TV nazionale ha mostrato le confessioni dei presunti responsabili ovvero un uomo e sua figlia. Secondo i media e diversi funzionari iraniani si tratta della solita pratica utilizzata dal regime in Iran per poter dare la colpa a qualcuno utilizzando la sua stessa confessione estorta, come già attuato con i detenuti politici arrestati durante le proteste antigovernative.

Un adolescente ha perso la vita dopo il ricovero per avvelenamento

Un adolescente curdo delle città di Kamyaran è stato ricoverato durante il mese scorso a seguito di un attacco chimico in una scuola della capitale Teheran e ha perso la vita in ospedale.

Karo Pashabadi di 16 anni proveniente da Teheran ha perso la vita dopo essere stati ricoverato per tre settimane. Il 15 marzo è stato trasportato in ospedale a seguito dell’avvelenamento avvenuto a scuola ma nonostante le cure per lui non c’è stato nulla da fare.

Il giovane è stato sepolto nel villaggio di Pashabadi e la notizia ha destato molta tristezza ma anche rabbia nella popolazione iraniana. Non si tratta dell’unico episodio segnalato e anche Fatemeh Razaei di undici anni ha perso la vita a seguito di un attacco chimico.

Studentessa iraniana
Studentessa iraniana – Nanopress.it

Si tratta di migliaia di studenti e soprattutto di ragazze che hanno avuto sintomi come difficoltà respiratorie, mal di testa, nausea e dolori muscolari.

La maggior parte degli iraniani addossano la colpa al regime che credono sia coinvolto nelle azioni nonostante abbia negato di aver a che fare con la vicenda ma anzi ha chiesto chiarezza e promesso giustizia.

Sia la Casa Bianca che il Consiglio per i diritti umani dell’Onu hanno chiesto risposte alle autorità in Iran e anche un’indagine trasparente che attesti la responsabilità degli avvelenamenti ma con prove certe basate su fatti reali.

 

 

 

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