La tensione tra Israele e Palestina sale sempre più e sembra sia destinata a peggiorare. Secondo quanto emerso da fonti locali, un uomo palestinese è stato ucciso durante uno scontro a fuoco tra militari israeliani e palestinesi nella città di Aqaba, in Cisgiordania. L’episodio è avvenuto in seguito ad un raid notturno delle forze israeliane, che hanno circondato un edificio nella cittadina di Aqaba alla ricerca di un palestinese ricercato.
Dopo aver assediato la struttura, i soldati hanno fatto irruzione al suo interno, provocando uno scontro a fuoco con i miliziani che si trovavano all’interno. Nella sparatoria è rimasto ucciso il palestinese, mentre l’uomo ricercato è riuscito probabilmente a sfuggire alla cattura. Secondo i media locali, anche alcuni soldati israeliani sarebbero rimasti feriti nel raid ad Aqaba.
L’operazione di Israele rientra nella più ampia offensiva militare israeliana in Cisgiordania, volta a reprimere e smantellare le organizzazioni armate palestinesi. Ma le operazioni di questo tipo rischiano di alimentare ulteriormente la spirale di violenza tra israeliani e palestinesi, già estremamente tesa dopo mesi di scontri. La situazione appare molto preoccupante e senza una de-escalation il rischio di una nuova ondata di attacchi terroristici e rappresaglie militari tra Israele e Palestina è sempre più concreto.
Secondo quanto riportato dai media locali, un uomo palestinese di 36 anni, Abdul Rahim Fayez Ghannam, è stato ucciso venerdì ad Aqaba, città della Cisgiordania occupata, durante un raid delle truppe di Israele. Ghannam sarebbe stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco alla testa e dichiarato morto in ospedale.
L’operazione aveva come obiettivo la cattura di Ahmad Walid, ricercato per un presunto attacco contro un posto di blocco israeliano. Le forze armate avrebbero circondato un edificio in cui credevano si nascondesse Walid, per poi farvi irruzione. Ne sarebbe seguito uno scontro a fuoco con miliziani palestinesi in cui Ghannam ha trovato la morte.
Secondo il direttore dei soccorsi di Aqaba, Nidal Odeh, i militari israeliani avrebbero impedito alle ambulanze di raggiungere i feriti, arrivando persino a colpire direttamente un’ambulanza. Un testimone oculare ha inoltre raccontato che i soldati hanno fatto irruzione in alcune abitazioni, credendo che Walid si nascondesse al loro interno.
L’episodio rischia di alimentare ulteriormente la spirale di violenza tra israeliani e palestinesi, in un contesto già estremamente teso. Le autorità in Palestina hanno condannato l’operazione, definita sproporzionata e sottolineando che non è accettabile che abbia provocato la morte di un civile.
Secondo quanto riferito da testimoni, il raid delle forze israeliane ad Aqaba è sfociato in violenti scontri durati diverse ore. Uno dei fratelli di Saleh Abu Arra, Bakr, sarebbe stato arrestato dagli israeliani dopo essere stato malmenato davanti alla sua famiglia.
In seguito, i soldati avrebbero iniziato a lanciare bombe assordanti e lacrimogeni contro l’edificio preso di mira, per poi colpirlo con granate anticarro che lo hanno parzialmente distrutto, insieme ad una sala nuziale collocata nelle vicinanze.
Per altre cinque ore vi sono stati intensi scontri a fuoco: i militari hanno sparato con munizioni vere contro l’edificio danneggiato, mentre alcuni residenti palestinesi lanciavano oggetti contro i veicoli israeliani. Anche truppe palestinesi avrebbero preso di mira il convoglio nemico.
Secondo i testimoni, il civile ucciso Abdul Rahim Ghannam sarebbe rimasto vittima involontaria del fuoco incrociato. Un altro abitante, Amir al-Qasem, ha descritto una scena di distruzione senza precedenti all’interno dell’edificio preso di mira.
Nonostante la prolungata operazione, le forze israeliane non sono riuscite ad arrestare il ricercato Ahmad Walid, apparentemente non presente sul luogo. Hanno quindi aperto il fuoco in modo indiscriminato contro l’edificio e le aree circostanti, secondo i racconti.
L’intera vicenda evidenzia ancora una volta l’escalation di violenza in corso in Cisgiordania e la sempre più difficile condizione della popolazione civile palestinese, troppo spesso vittima degli scontri. Urgono misure di de-escalation prima che la situazione possa ulteriormente degenerare.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, le forze israeliane durante il raid hanno arrestato tre membri della famiglia Abu Arra, i fratelli Bakr e Mohammed e il padre Abdelrazeq.
Mushrif, fratello del ricercato Ahmad Walid, ha dichiarato di essere rimasto sorpreso quando l’intelligence israeliana lo ha contattato telefonicamente, sostenendo che Walid si nascondesse ad Aqaba. Mushrif ha spiegato che il fratello lavora in Israele e si assenta per periodi di due settimane o un mese.
Nonostante ciò, i militari avrebbero costretto i genitori anziani di Walid ad avvicinarsi all’edificio assediato, intimandogli tramite altoparlante di arrendersi.
Nel comunicato ufficiale, l’esercito israeliano ha ammesso che vi è stato uno scontro a fuoco con miliziani armati, durante il quale un palestinese è stato colpito. I militari hanno utilizzato missili e granate contro l’edificio, al cui interno sarebbero poi stati rinvenuti esplosivi ed armi.
La ricostruzione dell’accaduto fornita dall’esercito appare però in contrasto con le testimonianze di residenti e soccorritori, che descrivono raid violento ed uso eccessivo della forza contro un edificio in cui non era presente il ricercato. Le autorità palestinesi accusano Israele di aver compiuto un’esecuzione extragiudiziale ai danni di un civile disarmato.
I recenti raid militari israeliani in Cisgiordania hanno innescato alcuni dei peggiori scontri armati nell’area dall’inizio degli anni 2000.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, dall’inizio del 2022 oltre 200 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane, numeri che rendono il 2022 l’anno con il più alto numero di vittime palestinesi dal 2006, anno in cui l’ONU ha iniziato a registrare sistematicamente il dato.
Gli scontri e le operazioni militari stanno avvenendo con frequenza quasi quotidiana, specialmente in Cisgiordania dove le autorità israeliane stanno conducendo attacchi su vasta scala con l’obiettivo dichiarato di smantellare la rete di militanti palestinesi responsabili degli attentati contro obiettivi israeliani.
Ma nel corso di queste operazioni, si registrano quasi sempre vittime collaterali tra la popolazione in Palestina.
La spirale di violenza appare fuori controllo e rischia di precipitare in una nuova ondata di conflitto su vasta scala. La comunità internazionale ha invocato un immediato stop delle ostilità, ma al momento non si intravedono spiragli di pace.
Gli scontri sono continuato e le autorità israeliane hanno dichiarato di aver dovuto bloccare tentativi di intrusione da parte di palestinesi al confine con la Striscia di Gaza e anche in altre zona a contatto con il territorio israeliano. Tutto ciò spaventa la comunità globale che teme una nuova escalation di odio e violenza, che ha già mostrato nel corso degli anni gli esiti distruttivi a cui porta.
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