Subito dopo Pasqua scatterà il nuovo decreto Covid e sarà valido fino al 30 aprile.
Alla luce dei dati della pandemia, il premier Draghi, con l’approvazione del Consiglio dei Ministri, ha messo a punto nuove regole per il paese. Particolarmente soddisfatto del provvedimento è il ministro Roberto Speranza.
Al contrario di Comuni e Regioni, che si sono sentiti ignorati nella decisione delle restrizioni. Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, ha sottolineato che né sindaci né governatori provinciali sono stati interpellati né informati delle nuove regole, criticando l’assenza di zone bianche e gialle e la chiusura delle attività senza certezze sui tempi dei ristori.
Anche per tutto il mese di aprile, dunque, non sarà prevista la possibilità di una zona bianca o gialla anche laddove i siano contagi al minimo. Si valuterà però di volta in volta eventuali deroghe o riaperture graduali anche in base alla situazione vaccini.
Uno dei grandi nodi è quello della scuola: il nuovo decreto Covid sancisce che nelle zone rosse gli studenti torneranno in presenza fino alla prima media, mentre in zona arancione anche quelli di seconda e terza media, e delle superiori, ma al 50%. I governatori regionali non avranno potere di chiudere le scuole con ordinanze.
Resta invariato il coprifuoco 22-5, la chiusura di palestre, piscine, teatri e cinema, e il divieto di spostamento tra Regione, a meno che non ci si rechi in una seconda casa, possibilità comunque normata dalle ordinanze regionali. Infatti, Campania Puglia e Liguria per Pasqua hanno vietato l’accesso alle seconde case, sia per chi arriva da fuori che per gli abitanti delle Regione. Valle d’Aosta, Alto Adige, Trentino, Toscana, Sardegna, invece, lo permettono ma solo ai residenti.
In zona rossa, parenti e amici non si potranno andare a trovare, ad eccezione del week end di Pasqua: una volta al giorno e in massimo due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi. Saranno invece consentite in zona arancione entro il comune di residenza e sempre non più di due persone alla volta.
Dopo mesi di dibattito, il Governo ha deciso di introdurre nel nuovo decreto Covid per chi lavora in strutture sanitarie, medici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti, dipendenti anche amministrativi di Rsa e studi privati l’obbligo di vaccinarsi.
Chi si rifiuterà andrà incontro alla a sospensione dello stipendio per un tempo congruo all’andamento della pandemia, comunque non oltre il 31 dicembre 2021. L’obbligo verrà eliminato nel momento in cui verrà raggiunta l’immunità di gregge, ovvero con circa l’80-90% della popolazione immunizzata.
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