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Dpcm 6 marzo-6 aprile: un nuovo mese di divieti

Non ci sono le condizioni per allentare le misure”: così il ministro della Salute Roberto Speranza ha introdotto nei giorni scorsi l’arrivo del nuovo dpcm. In vigore dal 6 marzo, il nuovo decreto ha scadenza il 6 aprile, imponendo quindi un mese di nuovi (e vecchi) divieti.

Al momento, quindi, anche la Pasqua 2021 sarà per molti italiani all’insegna del lockdown: diversi territori torneranno in zona rossa, dato l’aumento del numero di contagi da Covid-19 e la preoccupazione per le terapie intensive, con chiusure localizzate. Vengono anche introdotte Regioni “arancione scuro”. Gli allentamenti, su tutto lo stivale, saranno minimi: permane il coprifuoco (dalle 22 alle 5), l’obbligo di indossare la mascherina sia al chiuso che nei luoghi aperti, il rispetto del distanziamento e il divieto di assembramento.

Ecco le regole in vigore dal 6 marzo al 6 aprile

Ristori più veloci con la cabina di regia aperta ai ministri economici

Innanzitutto, il nuovo dpcm segna la volontà di rendere concreta e rapida l’erogazione dei ristori: la cabina di regia politica di Palazzo Chigi ha infatti dato il benvenuto ad alcuni nuovi personaggi, i ministri economici, che dovranno supervisionare la liquidazione degli aiuti. Oltre al premier e al sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli, con il nuovo governo Draghi saranno coinvolti attivamente nella gestione di Covid anche i ministri Giorgetti, Patuanelli, Speranza, Gelmini, Bonetti e Franceschini.

Le fasce di colore: zone rosse, arancione, gialle e bianche

Il sistema delle zone di rischio a colori resta, ma con delle novità. Oltre ai già conosciuti rosso, per il rischio alto; arancione, moderato; giallo, minore; e bianco, riservato alle Regioni quasi libere dal contagio Covid, come già detto, verranno inserite alcune zone in “arancione scuro” dove circolano le varianti di Sars-Cov-2.  

La polemica sui parametri non sembra destinata a risolversi: governatori e presidenti hanno chiesto di «fare un tagliando ai parametri». Il neo premier Draghi ha quindi istituito un tavolo tecnico per capire se e come modificare la raccolta dei dati.

Il Cts dovrà cambiare numeri e voci

Nonostante il caloroso ringraziamento del ministro Speranza ai tecnici e professionisti che hanno preso parte al Comitato tecnico-scientifico sin dalla prima ondata, impegnati in prima linea nella lotta a Covid, proprio l’organo del Cts dovrà essere riformato. Continuerà ad essere supervisionato dalla Protezione civile, ma l’esecutivo Draghi vorrebbe un organismo «più agile e tempestivo», per farlo, si dovrebbe ridurre il numero di tecnici, con un unico portavoce. 

Ancora chiusi i ristoranti la sera

Nonostante richieste e appelli, gli scienziati ritengono che sia ancora troppo rischioso permettere l’apertura serale dei ristoranti, che rimarranno quindi chiusi.

Lo sport: forse solo individuale

Per la ripresa delle attività sportive si dovrà continuare ad attendere. Il Cts sta valutando l’ipotesi di poter riprendere le attività in forma di lezioni individuali, ma la decisione è rimandata per monitorare l’andamento epidemiologico.

I luoghi della cultura

Nonostante l’appello del ministro della Cultura Dario Franceschini, che ha chiesto di poter riavviare l’attività di musei, mostre e parchi archeologici nel fine settimana (al momento è permessa solo nei giorni feriali), si dovrà attendere domani (25 febbraio) per una risposta.

Per quanto riguarda cinema e teatri, invece, il protocollo depositato ieri che dovrebbe essere attuato dal 27 marzo prevede regole più rigide: obbligo di indossare mascherina Ffp2 e accesso consentito solo a fronte di biglietti nominativi prenotati online, sanificazione al termine di ogni spettacolo e ultima visione entro le 22. Nonostante ciò, le riaperture non sono ancora state garantite dal Cts.

Spostamenti fuori Regione e seconde case

Per i residenti delle zone gialla e arancione sarà possibile raggiungere le seconde case, anche fuori Regione. Per le fasce di rischio più alte, quindi rossa e arancione scuro, questa possibiltà è invece esclusa, così come la possibilità di lasciare il comune di residenza.

Elena Pavin

Mi chiamo Elena Pavin, classe 1994, ho conseguito il diploma artistico solo prima di scoprire di non voler fare l’architetto né la designer. Così ho cambiato radicalmente i miei piani: all’Università di Milano-Bicocca ho studiato giapponese e mi sono laureata in Comunicazione interculturale, ho terminato i miei studi diplomandomi alla Scuola di Giornalismo. Amante dell’arte, incuriosita dalle tendenze, fanatica dell’enogastronomia (tanto da decidere di diventare sommelier). Nel 2020 ho iniziato a collaborare con Alanews e Deva Connection

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