Israele ha colpito nuovamente la Striscia di Gaza questa notte e l’attacco, come affermato dalle stesse autorità israeliane, è stato attuato in risposta a un razzo lanciato da Gaza che ha colpito il territorio israeliano a sud. L’escalation in Medio Oriente è diventata pericolosa e fa riaffiorare i ricordi di una guerra, non troppo lontana, che ha portato devastazione e migliaia di morti.
Già nei giorni scorsi le autorità internazionali si sono dette preoccupate per una possibile infantida palestinese causata dai continui attacchi di Tel Aviv e, nonostante ciò, Israele continua coi potenti raid che, dal 26 gennaio, hanno segnalato il territorio palestinese. Il raid effettuato da Israele verso le zone ritenute basi strategiche e siti di produzione di armi delle forze islamiche ribelli, nel campo profughi di Jenin, è storto uno degli attacchi più feroci degli ultimi decenni e ha segnato una ripresa del contrasto, che seppur già era nell’aria, ora è diventata una divergenza violenta e preoccupante.
Da quando si è insediato il nuovo governo israeliano con al comando Netanyahu, la situazione è andata a peggiorare drasticamente e la risposta delle milizie islamiche e dei gruppi di Hamas non si è fatta attendere. I palestinesi hanno messo a segno dove attacchi a discapito di cittadini israeliani entrambi a Gerusalemme est, uno all’esterno di una sinagoga dopo l’ora della preghiera e il secondo all’interno di un sito di interesse storico dove sono stati colpiti un padre ed un figlio, che fortunatamente non hanno però perso la vita come invece è capitato agli israeliani davanti alla sinagoga.
I rapporti tra Israele e Palestina sono sorretti da un equilibrio delicato e fragile che, non appena subisce sollecitazioni da una parte o dall’altra, ripiomba nell’incubo della guerra religiosa tra ebrei ortodossi israeliani e le fasce più ribelli delle milizie della jhiad islamica.
Un dissapore che ha avuto modo di crescere nel tempo e di fortificarsi, rimanendo però ben nascosto ma comunque ben presente. Tutti i progressi fatti negli anni scorsi si sono man mano sgretolati e l’odio è tornato a farla da padrone. L’attacco, avvenuto per mano israeliana nel campo profughi di Jenin, ha ucciso nove persone e privato di case e avere i cittadini rifugiati e all’interno del luogo di aggregazione palestinese.
Dopodiché si è vista una repentina escalation violenta che hanno mostrato attacchi reciproci sia palestinesi che israeliani che hanno portato disperazione all’interno della Palestina ma anche parte a sud d’Israele colpita ripetutamente dai razzi provenienti dalla Striscia di Gaza e dalle forze militari di Hamas.
Gli ultimi giorni hanno visto i leader islamici puntare nuovamente a colpire la popolazione israeliana e gli stessi cittadini di Israele rispondere con razzi ripetuti. Ovviamente la risposta di Netanyahu non è tardata ad arrivare.
Questa notte Israele e più precisamente le forze di sicurezza israeliane hanno attaccato tramite un raid aereo la Striscia di Gaza è colpito un sito ritenuto base del gruppo la militare di Hamas.
L’IDF ha attaccato Gaza dopo aver ricevuto alcuni razzi palestinesi nella giornata di sabato. L’obbiettivo centrato Era un sito di produzione missilistica sotterraneo di proprietà di Hamas e la sua distruzione a detta di Netanyahu è stata una vittoria.
L’esercito israeliano ha affermato in merito al raid diretto a Gaza che: “un complesso sotterraneo contenente materie prime utilizzate per la fabbricazione di razzi appartenenti all’organizzazione terroristica di Hamas in risposta al lancio di razzi sabato da Gaza in Israele”.
Hamas invece ha riferito che, a differenza delle notizie israeliane emerse, si è verificata un’uccisione a causa dell’attacco avvenuto nella notte a Gaza. La situazione sta degenerando in maniera pericolosissima e chi soffre di questi reciproci attacchi feroci e sanguinari sono i cittadini innocenti che continuano a perdere la vita a causa di dispute politiche religiose che non hanno nulla a che fare con la vita quotidiana.
Oltre agli attacchi aerei nelle ultime settimane si sono verificate molte aggressioni mediante coltello effettuate da palestinesi con l’intento di colpire i cittadini israeliani ortodossi.
In merito alle azioni israeliane si è tenuta anche una conferenza con la presenza dei maggiori leader arabi per discutere riguardo alle scelte di Netanyahu e al fatto che mettano in pericolo le regioni arabe e il Medio Oriente. Una sorta di avvertimento per Netanyahu che emerso anche da parte del capo di Stato israeliano Herzog che ha precisato nelle ultime ore riferendosi al premier e al suo governo di ultradestra che le decisioni che si vanno a scontrare con l’opposizione istituzionale stanno rendendo la vita difficile Ai cittadini e portando le istituzioni internazionali ad avere opinioni discordanti con il governo israeliano. L’ultimatum del capo di Stato di Israele è stato quello di trovare un accordo tra opposizioni per appianare i dissapori altrimenti sarà la fine delle istituzioni israeliane.
Il presidente israeliano ha indicato cinque punti fondamentali nei quali è necessario trovare un accordo per riportare equilibrio nel paese. Ha quindi invitato Netanyahu e il suo governo a non presentare la riforma giudiziaria prima di aver discusso sto i punti sopra citati assieme all’opposizione politica.
Ha anche spiegato che i manifestanti israeliani scesi in piazza sono decisamente: “patrioti che in queste settimane sono scesi in piazza contro la proposta di legge del governo di Netanyahu ma al tempo stesso ha sottolineato che “la riforma non giunge dal vuoto bensì da una sensazione di mancanza di equilibrio e che in questa ci sono aspetti positivi”.
Si tratta di un momento molto delicato che vede un repentino peggioramento nelle condizioni di vita degli abitanti della Striscia di Gaza che è controllata dalle milizie della jihad islamica sotto il comando di Hamas.
La realtà che emerge dai cittadini della Striscia di Gaza mostrano un quadro inatteso e preoccupante che parla di repressioni, accuse di polizia e arresti inventati, cittadini fatti prigionieri per essere utilizzati come monito verso che si mostra dissidente nei confronti delle milizie islamiche di Hamas. Nella zona i diritti fondamentali come l’elettricità e cure mediche non sono garantite e, anzi, chi richiede con insistenza diritti umanitari, come per esempio anziani bambini ma anche persone disabili vengono dissuasi dal procedere con le loro richieste formalmente.
Il Center for Peace Communication con sede negli Stati Uniti ha rivelato la difficoltosa quotidianità degli abitanti di Gaza tramite testimonianze video che mostrano realtà e problemi quotidiani.
La serie Whispered in Gaza mostra come sopraccitato la quotidianità all’interno del paese e la vita palestinese raccontata dagli occhi di chi affronta ogni giorno una situazione drammatica. Ovviamente i racconti sono stati riportati con l’alterazione della voce per proteggere l’identità degli interlocutori e offre sicuramente uno sguardo raro e non filtrato che si affaccia all’enclave palestinese colpita dalla povertà e da anni di assedio.
Si tratta delle paure dei cittadini piuttosto che di storia vissuta in prima persona che raccontano di guerriglia ma non verso il vicino Israele ma svelano un particolare malcontento nei confronti delle milizia di Hamas.
Uno degli intervistati nel video riferisce: “I tuoi stessi pensieri ti vengono portati via quando cammini per strada, i muri sono ricoperti di immagini, slogan e storie della leadership di Hamas e ti senti come se fossi in una zona di guerra. È una città o una caserma militare? Gaza è una città. Eppure l’hanno penetrata fino ai muri, ai cartelloni pubblicitari, persino all’odore“.
Viene spiegato anche che: “La città ha assunto un’atmosfera di arretratezza, disumanità, militarismo. In qualsiasi momento potrebbe essere colpita, colpita da attacchi missilistici, risposta, ripetizione. Siamo condizionati a questo”.
Le storie raccontate fanno emergere il disappunto dei cittadini nei confronti della coercizione esercitata da mas ed emerge anche la storia di un imprenditore che cura un’azienda distributrice di energia, che ha rivelato che le milizie della jihad islamica hanno interrotto la fornitura elettrica nel loro quartiere e chiunque abbia tentato di impedirlo è stato fermato con proiettili e malmenato e tra questi anche il cugino del proprietario affetto da sindrome di Down. Nessuna pietà nei confronti di chi esprime dissenso contro Hamas e chiunque viene trovato a diffondere informazioni riguardo ai pestaggi e in merito Hai trattamenti riservati a chi protesta.
Una realtà che sembra discostarsi nettamente da ciò che emerge dat vocali sia palestinesi che israeliani punto che in realtà mostrano con una popolazione unita contro Israele che si è dimostrata una finzione col puro scopo di far comprendere la potenza delle autorità islamiche nel territorio.
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