Il nuovo stadio della Roma è sempre più in bilico. Beppe Grillo ha detto che «non si può fare a Tor di Valle in quanto area a rischio idrogeologico», e la sindaca Virginia Raggi sta pensando di ritirare la delibera di pubblica utilità concessa dalla giunta di Ignazio Marino al progetto. Se così fosse il 3 marzo potrebbe arrivare il no allo stadio a Tor di Valle dalla Conferenza dei Servizi regionale. In quel caso sarebbe scontato che l’As Roma e i privati che hanno già speso 60 milioni per il progetto intentino una causa milionaria contro il già disastrato Comune di Roma.
«Ci aspettiamo un importante risultato positivo dall’incontro di venerdì. Altrimenti potrebbe essere una catastrofe per il futuro della Roma, il calcio italiano, la città di Roma e il business futuro in Italia», ha avvertito James Pallotta, il presidente giallorosso. Se gli americani hanno acquistato la Roma, ricordiamolo, è anche per costruire il nuovo stadio. E il calcio italiano ha bisogno anche di nuovi stadi se vuole rilanciarsi a livello internazionale.
Il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, pallone a parte, rappresenta un’occasione da non perdere per la Capitale, perché permetterebbe di risollevare un’intera zona (con beneficio di tutti i romani) a spese dei privati. La questione delle Olimpiadi era diversa in quanto in ballo sarebbe entrata una vagonata di miliardi di soldi pubblici. A spiegare perché è auspicabile il sì allo stadio è Fabio Sabatini, professore di economia alla Sapienza di Roma. Documenti e progetto alla mano, ha spiegato punto per punto le ragioni del sì, smontando critiche e pregiudizi, «per fare chiarezza con chi grida alla speculazione, all’inondazione e alla colata di cemento».
«Importanti opere pubbliche a spese di privati»
Innanzitutto, sostiene Sabatini, l’opera non porta a uno spreco di denaro pubblico in quanto il progetto del nuovo stadio «è interamente finanziato da privati e non sarà speso un euro di denaro pubblico». Non è nemmeno un «regalo ai privati», come sosteneva l’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, in quanto l’amministrazione di Marino aveva contrattato uno scambio con loro, in cambio della possibilità di costruire e ottenere profitti: «Per avere il permesso di costruire, la Roma realizzerà, a sue spese, opere pubbliche per un valore di 450 milioni di euro più Iva: il quartiere degli affari, che popolerà un’area altrimenti abbandonata, il parco fluviale, il prolungamento della metro B, la riqualificazione della stazione di Tor di Valle, il collegamento con l’autostrada Roma Fiumicino attraverso un nuovo ponte sul Tevere, la riunificazione della via Ostiense e della via del Mare, e la messa in sicurezza idrogeologica della zona. Senza spendere un euro di denaro pubblico».
Nessuna colata di cemento, anzi
Insomma, con il nuovo stadio verrebbe risollevata un’intera area oggi degradata e scollegata, sede di un ippodromo in rovina e preda di abusivismo, discariche e prostituzione. E senza colata di cemento (come accusano i detrattori dello stadio) in quanto nel progetto è prevista «la realizzazione di un parco fluviale di 63 con la piantagione di 9mila alberi, l’installazione di 11 chilometri di piste ciclabili e la costruzione di un ponte pedonale sul Tevere per congiungere il parco con la stazione della Magliana».
«Più trasporti pubblici e stop al rischio idrogeologico»
«Gli investimenti non sono tutti uguali: in questo caso lo sviluppo immobiliare è accompagnato da trasporti pubblici, verde pubblico e qualità architettonica», assicura Sabatini. Grillo, come scritto prima, ha dichiarato che «non si può fare lo stadio a Tor di Valle in quanto area a rischio idrogeologico». Questo è vero, la zona è a rischio idrogeologico. Premettendo che «l’area è oggi abitata da moltissimi cittadini di cui il Comune non si è mai voluto occupare», il professore spiega che «la Roma si è impegnata a mettere in sicurezza la zona a sue spese con il potenziamento del Fosso di Vallerano e altri interventi molto costosi», con il risultato che «se si realizzerà il progetto, la zona non sarà più a rischio idrogeologico e la città avrà risolto un altro problema, senza spendere un euro di denaro pubblico».
Posti di lavoro e benefici per tutti
Non è vero, inoltre, che i privati faranno lo stadio e poi dimenticheranno le opere pubbliche, assicura Sabatini, in quanto «la legge prevede che i proponenti del progetto non possano usare lo stadio finché non saranno completate le opere pubbliche». Il professore spiega infine come a trarre beneficio dal nuovo stadio saranno il pil cittadino e l’occupazione, con un boom di posti di lavoro durante e dopo la realizzazione dell’impianto. Senza considerare il miglioramento della viabilità e del trasporto pubblico che garantirà benefici non solo ai tifosi ma anche a cittadini e pendolari costretti a rimanere intasati nel traffico e in trenini fatiscenti. «Se si dice no a qualsiasi investimento privato per principio, si condanna la città al declino e al degrado». Insomma, verrebbe proprio da dire #FamoStoStadio.
I 10 motivi per volere il nuovo stadio della Roma
1 – Riqualificazione Tor di Valle
2 – Importanti opere pubbliche, per un valore di 450 milioni di euro
3 – Nessuna spesa per il cittadino: pagano i privati
4 – Miglioramento viabilità della zona
5 – Miglioramento trasporti pubblici (Roma-Lido e Metro B)
6 – Migliaia di posti di lavoro
7 – Parco fluviale e verde pubblico a Tor di Valle
8 – Soluzione al problema idrogeologico di Tor di Valle
9 – Qualità architettonica del progetto
10 – Gli stadi di proprietà servono per rilanciare il calcio italiano
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