La “bufala politica” più pazzesca del 2014 va ad Alessandro Di Battista, parola del New York Times. Il quotidiano a stelle e strisce ha stilato una lista di bugie e falsità di esponenti politici da tutto il mondo e smontati da siti e media di fact checking. Nella lista troviamo l’esponente del M5S per la sua dichiarazione sulla Nigeria per cui ha anche “vinto” il titolo di “panzana del 2014” del sito italiano Pagella Politica. “Nigeria, vai su Wikipedia: 60% del territorio è in mano ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte Ebola”, disse Di Battista durante la manifestazione “Italia a Stelle” dello scorso ottobre al Circo Massimo di Roma. Dati assolutamente falsi, come spiega l’analisi del sito: a rendere tutto più incredibile, ricorda il NY Times, il fatto che a dirlo è il vice presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera.
“Un’affermazione ridicola” scrivono gli autori della lista Bill Adair, fondatore di PolitiFact.com, e professore di giornalismo politico alla Duke, come il collega Maxime Fischer-Zernin.
La lista del NY Times comprende anche altre panzane scoperte in giro per il mondo. L’esponente del M5S è in buona compagnia: subito dopo la sua uscita sulla Nigeria, troviamo il presunto divieto dei tostapane doppi arrivato dall’Unione Europea, sbandierato ai quattro venti da Matteo Salvini. Il segretario leghista usò questa “falsa notizia” a novembre 2014 lanciando un post su Facebook. “Scaldare due fette di pane non sarà più possibile. Fuori da questa gabbia di matti fatta per massacrarci”, scriveva Salvini.
Il realtà il fact checking del sito ha evidenziato che si trattava di uno studio commissionato dall’UE secondo cui sarebbe stato possibile attivare una fessura dei tostapane alla volta per incentivare il risparmio energetico. Il segretario leghista non è stato l’unico a cadere nel “tranello”. In Inghilterra, ricorda il New York Times, ci sono stati tanto di titoloni della stampa nazionale sulla “minaccia allo stile di vita inglese” da parte dell’UE.
“Molte bugie sono divertenti da leggere, ma identificarle è un lavoro serio: la disinformazione, se non controllata, può cambiare gli esiti delle elezioni, minare gli sforzi della sanità pubblica e perfino portare i Paesi alla guerra”, scrivono gli autori. Certo non è un bel segnale che i nostri politici finiscano in questa lista.
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