“Basta embargo“, la storia può essere fatta insieme, “se puede” anche grazie al “coraggio dei dissidenti“. Barack Obama è sbarcato a Cuba e ha lasciato l’isola come stordita dalle sue parole, dopo lo storico discorso tenuto al Gran teatro dell’Avana al termine della due giorni di viaggio. Davanti a Raul Castro, con cui aveva avuto in mattinata un incontro “molto cordiale”, e ai vertici del Partito Comunista, in una sala gremita di gente, il presidente USA ha parlato di diritti civili, di embargo, dell’unione che lega Stati Uniti e Cuba, dei dissidenti e anche di terrorismo. L’ultimo giorno di visita sull’Isla Grande è avvenuto nello stesso momento in cui a Bruxelles i terroristi colpivano aeroporto e metropolitana, e il primo pensiero è andato proprio al Belgio. “Possiamo sconfiggere il terrorismo, e lo sconfiggeremo. Condanniamo gli attacchi oltraggiosi contro persone innocenti. Faremo tutto il possibile per aiutare il nostro amico e alleato, il Belgio“.
Il tema più caldo, cuore del discorso di Obama, è quello dell‘embargo che da decenni grava sull’isola e che ha chiesto al Congresso di togliere, perché “è un peso” sul popolo cubano. Con i repubblicani a maggioranza e le elezioni presidenziali USA sarà un passaggio quasi impossibile nel breve tempo, ma non è solo la politica a stelle e strisce che deve fare la sua parte. “Anche se togliessimo l’embargo domani, i cubani non potrebbero realizzare il loro potenziale senza un cambiamento continuo qui a Cuba“, ha scandito Obama dal palco.
Sopra di lui, Raul Castro, a cui si è rivolto personalmente. “Non deve temere gli USA e nemmeno la voce del popolo cubano. La mia speranza è che Cuba abbia un ruolo nel mondo occidentale e che lo abbia da partner degli Stati Uniti. Siamo stati parte di blocchi differenti e continueremo ad avere profonde differenze. Ma siamo tutti americani. C’è già un’evoluzione in corso a Cuba, un cambio generazionale“.
Altra condizione che frena lo sviluppo cubano è la mancanza di diritti civili per i dissidenti del governo che devono potersi esprimere “liberamente e senza paura“, senza “la detenzione arbitraria per chi esercita questi diritti“.
Cuba ritornerà grande se “questo viaggio si farà insieme, da amici, da vicini, da famiglie“. Lui ci crede e rilancia la speranza: “Sì, se puede“. Come dire, “Yes, we can“.
Lo storico viaggio di Obama a Cuba
Barack Obama segna una tappa storica nella sua presidenza con il viaggio a Cuba: l’ultima volta che un presidente degli Stati Uniti si è recato a Cuba è stato prima del 1928. L’attuale presidente statunitense aveva già annunciato il 17 dicembre 2014, di voler porre fine all’embargo commerciale e finanziario a cui era stata sottoposta Cuba. Il primo avvicinamento tra i due leader è avvenuto l’11 aprile 2015, incontro nel quale per la prima volta si sono salutati e stretti la mano. Sembra essersi aperto un nuovo capitolo della storia mondiale, tuttavia, anche se porta con sé una ventata di cambiamenti, alcuni problemi, forse i più grossi, al momento rimangono irrisolti.
Cuba – USA
Il 21 marzo 2016, l’Avana ha accolto Obama dopo 88 anni di conflitti e contrasti. A ‘Bienvenido a Cuba’, il presidente americano ha risposto con un tweet in francese: ‘Comment ça va Cuba?’. Obama rimarrà a Cuba per tre giorni, il rientro è previsto per il 22 marzo. Al suo fianco la moglie Michelle, le due figlie, Malia e Sasha e la suocera Marian Robinson. ‘Questa è una visita storica, e una storica opportunità di dialogare direttamente con il popolo cubano’, ha detto il presidente statunitense a proposito del suo viaggio. In considerazione dell’evento epocale, i muri della città sono stati rivestiti con i volti di Raul Castro, ma soprattutto di Barack Obama: mai prima d’ora, all’Avana era comparsa pubblicamente l’immagine di un presidente statunitense.
Il programma della visita
Ad attendere l’arrivo di Barack Obama c’era il ministro degli Esteri, Bruno Eduardo Rodríguez Parrilla. Assente invece il presidente cubano Raul Castro, che sovente accoglie gli ospiti internazionali più importanti. La giornata di ieri è trascorsa con una visita a piedi nel centro de L’Avana Vecchia. Nel corso della passeggiata si è fermato alla cattedrale, per incontrare il cardinale Jaime Ortega, personaggio chiave negli accordi con il Vaticano, grazie ai quali si è giunti alla riapertura delle relazioni bilaterali.
Dopo un primo giorno dal carattere parzialmente turistico, il presidente ha incontrato Raoul Castro. In seconda battuta, Obama ha incontrato un gruppo di imprenditori, al fine di presentare loro i cambiamenti economici in atto e per discutere delle varie opportunità di sviluppo e di cooperazione. Nel frattempo la compagnia americana Starwood ha annunciato di aver stipulato un accordo per ristrutturare tre grandi hotel di Cuba. Infine, a breve, si assisterà alla ripresa dei voli commerciali e postali diretti.
I problemi irrisolti
Con questo storico viaggio a Cuba, Obama mette un punto a 55 anni di ‘guerra fredda’. Lo scopo principale di tale incontro è proprio quello di dare vita a una nuova era, in cui i due Paesi possano instaurare nuovi rapporti diplomatici, commerciali e di turismo. Tuttavia, nonostante i nuovi intendimenti, esistono ancora problemi, forse i più annosi, che sono rimasti irrisolti: rimangono dunque da discutere le questioni dei diritti umani da parte dell’Avana e la presenza della base militare statunitense di Guantanamo.
Nessun incontro con Fidel Castro
Barack Obama, nonostante il suo viaggio a Cuba abbia già segnato la storia, non incontrerà il nemico ‘comunista’ dell’America, Fidel Castro. Il Leader ha lasciato la presidenza nel 2008, a causa delle sue precarie condizioni di salute. Tuttavia Obama ha reso omaggio a José Marti, l’eroe nazionale cubano della lotta contro il colonialismo spagnolo nel XIX secolo, con una corona di fiori dinanzi al suo monumento nella Plaza de la Revolucion, dove i fratelli Castro, innumerevoli volte, hanno parlato pubblicamente contro l’imperialismo americano.