Politici ambientalisti contro l’obsolescenza programmata degli elettrodomestici in Europa: la battaglia legislativa sarà destinata ad una probabile sconfitta, ma il merito è riaccendere il dibattito sulla spinosa questione. Sia in Italia che in Francia infatti alcune proposte di legge mirano a punire per legge gli industriali che producono oggetti di consumo destinati a morire nel giro di pochi anni, ingrossando così le fila dei rifiuti elettronici che finiscono in discarica. Un piccolo segnale contro il consumismo sfrenato che non appare più sostenibile dal pianeta.
È in particolare l’iniziativa francese ad accendere nuovamente i riflettori sull’argomento: un emendamento approvato a fine settembre dalla commissione speciale per l’energia dell’Assemblée Nationale configura infatti come reato da parte del produttore costruire oggetti in modo che si rompano dopo un tempo determinato, punibile fino a due anni di reclusione, oltre che con una multa fino a 300mila euro. L’emendamento verrà probabilmente depennato nel corso dell’iter legislativo, ma intanto i tre deputati firmatari del provvedimento, Eric Alauzet, Denis Baupin e Cécile Duflot, hanno voluto lanciare un segnale agli industriali. La questione sta diventando sempre più urgente ed avvertita da un’opinione pubblica europea particolarmente sensibile, come dimostra un’analoga proposta di legge di alcuni deputati di Sinistra Ecologia e Libertà, finita purtroppo nel più classico dei binari morti parlamentari.
La questione di fondo è duplice: da un lato si profila una vera e propria truffa nei confronti dei consumatori, ignari che il loro elettrodomestico appena acquistato è destinato a morire dopo un tot periodo di tempo già programmato, ma di fondo vi è un problema di sostenibilità sia economica che ambientale, per cui non possiamo più permetterci l’obsolescenza programmata. I produttori ovviamente negano che esista questa obsolescenza programmata, eppure basta interrogare i nostri genitori o nonni per scoprire, esempi pratici alla mano, come le lavatrici o i frigoriferi di una volta duravano anche 30 anni, mentre oggi dopo 5 anni cominciano già ad esserci problemi, nonostante i progressi tecnologici. Con la crescita dei consumi e delle aziende produttrici era indispensabile moltiplicare gli acquisti degli elettrodomestici nel corso del tempo, ma oggi, tanto la crisi quanto la condizione affannata del pianeta, non consentono più questa costante sostituzione. Oggi il 44 per cento degli oggetti elettronici finisce in discarica senza neanche un tentativo di riparazione: è possibile continuare in questo modo? La politica, sull’onda della sensibilità popolare, ha voluto lanciare un chiaro messaggio in merito.