Abusivismo e permissivismo sono due facce della stessa medaglia, frutto dell’incapacità di politici e dei loro entourage tecnici e sociali, insediati presso le amministrazioni municipali o negli istituti che gestiscono patrimoni immobiliari. Nel linguaggio giornalistico, l’abusivismo è fenomeno consistente nella pratica dell’abuso in ambito sociale ovvero una diffusa illegalità in ambiti regolati da norme e autorizzazioni. Già negli settanta e ottanta, le occupazioni o gli espropri (come li definiva chi li effettuava, generalmente componenti dell’area fondamentalista di sinistra) erano all’ordine del giorno, ma interessavano per lo più edifici o stabili abbandonati o comunque non abitati.
Le case popolari sono da sempre state oggetto di occupazioni, ma i distinguo sono vari:
1. Chi cerca disperatamente un alloggio e tramite un amico o un familiare, viene a conoscenza di una casa sfitta e autonomamente decide di occuparla;
2. Chi si affida a una sorta di comitato ombra di quartiere che gestisce impropriamente il bene, segnalando, favorendo o compiacendo soggetti di determinate aree politiche o persone a questi vicine;
3. Malavitosi e intrallazzatori che si appropriano di case libere non assegnate o temporaneamente libere, poiché gli assegnatari si sono allontanati per periodi di vacanza anche brevi o ricoverati presso ospedali o ospizi, offrendole, già sfondate e aperte, a chi è disposto a pagare dazioni di denaro. A questa tipologia si sono avvicinati sempre più frequentemente soprattutto cittadini stranieri, regolari e irregolari;
4. Pianificate e sistematiche occupazioni di massa, favorite da politici o amministratori che forniscono, sotto banco, la dislocazione degli alloggi liberi di interi stabili o quartieri.
Ed ecco che l’abusivismo si trasforma in permissivismo, con elusione delle graduatorie. Parlare di sanare la situazione è quasi un aforisma ma da qualche parte bisogna partire. La regolarizzazione di quanti, seppur indebitamente, hanno occupato una casa, purchè abbiano i requisiti, appare la più congeniale e immediata a sanare almeno una gran parte della problematica, ma non è l’unica strada.
Prevedere liste di assegnazione differenziate, a seconda delle reali esigenze di chi ha occupato o richiesto una abitazione pubblica, poiché gli attuali standard escludono alcune fasce che prima della crisi, potevano definirsi di ceto medio e che in breve tempo si sono ritrovati in difficoltà a causa per esempio di un mutuo non pagato o perdita improvviso del lavoro.
Allontanamento immediato di chi non ha titolo ad abitare una casa di simili tipologie e rassegnazione immediata, evitando lungaggini che favoriscono nuovi insediamenti. Istituire presso le Prefetture commissioni che analizzino le cause e identifichino i responsabili di tali irregolarità, a partire almeno dagli anni novanta.
Perché il permissivismo non è meglio dell’abusivismo!
La corretta gestione del Sistema Tessera Sanitaria rappresenta un aspetto fondamentale per tutti gli operatori…
Il volto di una madre che ha perso una figlia racconta spesso più di mille…
Un silenzio solenne avvolgeva le strade, rotto solo dal suono cadenzato dei passi e dal…
Ci sono momenti in cui sembra impossibile mantenere la concentrazione. La mente vaga, le distrazioni…
La stagione fredda porta con sé molte domande sulla routine quotidiana, ma c’è un gesto…
Se c'è un momento in cui tutto sembra sospeso, è quando un atleta raggiunge un…