Occupazione femminile in aumento, ma l’Italia fanalino di coda dell’Europa

In Italia il tasso di occupazione femminile è in aumento. Nonostante questo dato estremamente positivo, il nostro Paese resta all’ultimo posto in quanto a percentuale di donne occupate.

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Test – nanopress.it

Secondo i recenti dati diffusi dall’Istat, il mercato del lavoro in Italia ha mostrato forti segnali di ripresa.

Il tasso di occupazione in Italia ha raggiunto il suo massimo storico al 61% ad aprile, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 7,8%.

In particolare, l’aumento dell’occupazione è stato guidato dalle donne con un incremento mensile di 52.000 lavoratori e uno annuo di 217.000.

Il tasso di occupazione femminile è salito al 52,3%, in aumento di 0,3 punti rispetto a marzo e di 1,4 punti rispetto ad aprile dello scorso anno.

Questi dati, insieme al salario minimo, sono stati analizzati nell’ultima puntata di Numeri, ampio servizio di Sky TG24, andato in onda il 1° giugno.

occupazione femminile
occupazione femminile – Nanopress

Occupazione femminile in aumento, ma ultima in Europa

Il numero di donne occupate in Italia è in costante aumento, con circa 10 milioni di donne attualmente impiegate, che si avvicinano al dato storico del 2004 quando le lavoratrici erano 8,7 milioni.

Negli ultimi 20 anni, l’occupazione ha visto un aumento trainato esclusivamente dalle donne, con un aumento significativo di 1,2 milioni mentre il numero degli uomini è rimasto a zero.

Per quanto riguarda l’occupazione femminile, l’Italia è attualmente in difficoltà su scala globale, ultima tra i paesi europei.

Dal 2004, il divario tra il tasso di occupazione delle donne in Italia e quello dell’Unione Europea è aumentato dall’11,3% al 14,4% nel 2022.

Vale la pena notare che vent’anni fa, sebbene le donne lavorassero meno, il divario tra l’Italia e il resto dell’Europa era molto più esiguo.

Ultimamente le discussioni legate al lavoro si sono spostate verso il tema del salario minimo, concetto attualmente non presente in Italia.

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha sottolineato i potenziali benefici di un’implementazione equilibrata di un salario minimo, in linea con le altre grandi nazioni.

Ha affermato che una tale misura potrebbe affrontare importanti problemi di giustizia sociale.

Secondo il Rapporto annuale 2022 dell’Istat, è stato portato all’attenzione che oltre 1,3 milioni di dipendenti sono pagati meno di 8,41 euro l’ora.

Inoltre, Visco ha evidenziato il problema che ci sono troppe persone, non limitate ai giovani, che hanno un lavoro irregolare o non hanno condizioni contrattuali adeguate nonostante siano occupate.

Mentre alcune nazioni europee non hanno un salario minimo, lo stesso non si può dire per altre. In Francia, la paga oraria minima è fissata a 11,52 euro, mentre in Germania è fissata a 12 euro l’ora.

Donne e lavoro
Donne e lavoro – Nanopress.it

Le fluttuazioni restano evidenti

Viene reintrodotto il concetto di meccanismo di non corrispondenza tra occupazione e crescita.

Questo meccanismo si applica non solo ai salari e alle condizioni di lavoro, come il lavoro a tempo parziale involontario, le basse qualifiche e la precarietà del lavoro, ma anche al livello generale di occupazione.

Queste fluttuazioni, siano esse in aumento, come nel mese in corso, o in diminuzione a un ritmo costantemente basso, sono particolarmente evidenti in gruppi di età e sessi specifici.

L’utilizzo dei dati ufficiali può essere aperto a diverse interpretazioni, ma è imperativo riconoscere la totalità e la complessità delle circostanze che portano a questi dati, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulle ipotesi che devono essere dimostrate.

Mentre è incoraggiante vedere un aumento dell’occupazione e del suo tasso come visto a gennaio, è importante valutare costantemente se questo spostamento indica cambiamenti nelle condizioni del mercato del lavoro italiano.

Il concetto di “stazionarietà” ha persistito nel descrivere la situazione attuale sia prima che durante l’era Covid, e questo è stato un problema dannoso.

Ciò rimane vero anche se si considera la possibilità di proiezioni di sviluppo inferiori nei prossimi mesi, rispetto a quelle del 2022.

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