Oggi è il compleanno di Peter Criss, il primo batterista dei Kiss

Oggi, 20 dicembre, è il compleanno di Peter Criss, il primo batterista dei Kiss. Cosa accadde davvero tra di loro? Perché cioè lasciò più volte la band? Cos’è accaduto davvero? Ecco tutta la verità.

Peter Criss
Peter Criss – Nanopress

Oggi Peter Criss spegne 77 candeline e sono passati ormai decenni da quando ha detto addio definitivamente ai Kiss. Ma cosa accadde davvero?

Peter Criss e i suoi esordi con i Kiss

“Credo di aver lasciato un segno veramente positivo nella ‘Kisstory’, o come lo vogliate chiamare, nel rock’n’roll business”: con queste parole Peter Criss di recente ha parlato della fine del suo percorso all’interno dei Kiss, ma soprattutto di ciò che ne è rimasto. “Mi sono stati assegnati molti premi, abbiamo molti record d’oro e di platino, e abbiamo fatto anche molte cose divertenti. Ma i miei premi personali, come il People’s Choise, sono speciali, quando alcuni batteristi mi rendono omaggio e mi dicono che non avrebbero mai suonato se non fosse stato per me. Questo mi colpisce, perchè so che ho lasciato un segno, come batterista. E so che c’è un inferno di batteristi la fuori che oggi lo fanno a causa di Peter Criss, non per i KISS, ma per Peter. Sono davvero orgoglioso di questo”.

E in effetti come dargli torto. Dave Lombardo, Deen Castronovo, Tommy Lee, Scott Travis e Charlie Benante sono solo alcuni dei nomi di batteristi che, per lo stessa ammissione, hanno tratto ispirazione nella loro carriera da Peter Criss. Non sono nomi a caso, ma tutti di grandi artisti che in qualche modo hanno contribuito a scrivere la storia del rock – inteso nel senso più ampio del termine, in tutte le sue sfaccettature, declinazioni, sfumature – e non è nemmeno un caso che si siano ispirati tutti ad un’unica persona.

Istrionico, artista nel vero senso della parola, con un istinto musicale unico, Peter Criss non ha scritto una pagina della storia della musica mondiale, ha scritto forse un intero libro, che ancora oggi moltissime persone vogliono leggere e da cui vogliono attingere per poter capire cosa esattamente è accaduto tra lui e Kiss, cosa li ha spinti a “lasciarsi” così bruscamente, dopo tanti “ritorni di fiamma”, “tira e molla”, ma soprattutto come una personalità del suo calibro abbia contribuito al successo della band.

Per capirci di più dobbiamo fare un tuffo nel passato e partire dalle origini della sua arte. Solo analizzando il passato possiamo conoscere il presente.

20 dicembre 1945. A New York nasce George Peter John Criscuola. Forse questo nome dice poco, quindi chiamiamolo direttamente Peter Criss. Com’è arrivato a farsi chiamare così? Allievo di Gene Krupa, che gli aveva spalancato le porte del jazz, il batterista decide di usare uno pseudonimo, Peter Cris (con una sola s). Con questo nome si esibisce in diverse jazz band tra New York e il New Jersey, per poi entrare di diritto a far parte dei Chelsea, con cui pubblica nel ’70 un omonimo album.

Il batterista però forse non è ancora soddisfatto, così un paio di anni dopo decide – all’epoca non c’era internet, quindi questo era l’unico modo possibile – di pubblicare su Rolling Stone un’inserzione, che molti pensano recitasse “Batterista disposto a tutto pur di avere successo” (ma su questo non è mai stata fatta chiarezza davvero, quindi bypassiamo questo tema).

Chi è il primo a rispondere? Gene Simmons, un bassista che stava cercando di riformare il suo gruppo, i Wicked Lester, insieme a Paul Stanley. I due notano Cris e decidono di ammetterlo. Per tutta risposta lui entra nel gruppo e per l’occasione aggiunge anche una S al suo cognome.

Passa un anno, nella band subentra anche il chitarrista solista Ace Frehley. A quel punto la band decide di cambiare nome e trasformarlo in The Kiss (nome nato da un’evoluzione di Lips, l’ex band di Stanley). Il logo è servito: trattasi dell’iconica doppia S a forma di fulmine, disegnata da Ace, che però crea non poche polemiche in Germania, dato il suo rimando – a detta di qualcuno, non di tutti, sia chiaro – alle SS naziste (nota dolente per i due fondatori del gruppo, entrambi di origini ebraiche).

A quel punto ogni tassello del puzzle sembra essere ormai al suo posto. Ah, no: ne manca uno. I membri avevano un unico imperativo: indossare rigorosamente un particolare tipo di maschere e trucco ogni volta che calca un palco. Criss sceglierà le sembianze di un uomo-gatto (The CatMan).
La genesi di tutto? I Beatles. Non tutti sanno, infatti, che Simmons e Stanley si ispirarono al loro “corrispettivo” di Liverpool, in cui i membri sono quattro, ognuno con una sua chiarissima identità, ognuno propenso non solo a cantare e suonare, ma anche a scrivere, ognuno sullo stesso livello insomma (idea comunque alla fine rimasta solo teorica e mai pratica, considerando che per tutta la loro carriera i veri leader sono rimasti sempre e solo i membri originari potremmo dire).
The Kiss
The Kiss – Nanopress
Partendo da questo assunto di base, però, i quattro decidono di iniziare a provare diversi trucchi, tutti ispirati però al teatro Kabuki giapponese: ognuno si dipinge il volto partendo da una base bianca e disegnando in nero ciò che pensa possa caratterizzarlo. A quel punto la formazione ha le idee ben chiare: Simmons diventerà un demone (The Demon), Paul Stanley un “figlio delle stelle” dall’apparenza androgina (The Starchild), Ace Frehley un uomo venuto dallo spazio (The Spaceman), mentre Peter Criss l’uomo-gatto (The Catman).

I suoi ripetuti addii alla band

Mantenendo sempre il focus su Criss, però, quello che è certo è che è rimasto accanto e nella band per tutti gli anni ’70 in pratica. Poi nel ’79 decide di fare un passo indietro – oppure forse avanti – e di dire addio ai suoi colleghi (anche se in realtà poi si sarebbe rivelato un arrivederci, ma di questo parleremo dopo) per potersi dedicare alla sua carriera solista. Questo però è un punto abbastanza controverso: la comunicazione ufficiale del suo ritiro viene data solo l’anno dopo, quindi tecnicamente fino all’80 continuiamo a vederlo insieme ai suoi colleghi ed anche sulla copertina di Dinasty e Unmasked il suo volto è ancora presente, anche se in realtà i brani sono stati quasi tutti – fatta eccezione per il brano Dirty Livin’, presente nel primo album suonati da Anton Fig.

Qui si apre un’altra parentesi molto discussa e per poterci capire di più dobbiamo per un attimo ritornare nel 2022: in che rapporti era in quella fase Criss con gli altri membri della band? Pare che il loro addio in realtà fu molto meno pacifico di quanto si possa pensare. Addirittura c’è chi oggi sostiene che tentò di sabotare le sue ultime date live con la band nel dicembre del 1979. Una leggenda narra che, nel mezzo di un live, ad un certo punto Peter fece segno a Stanley di rallentare nell’esecuzione di un brano, facendolo infuriare non poco. Così, non avendo trovato riscontro da parte sua, decise di rallentare da solo il ritmo, così da mettere il collega in difficoltà (cosa che di fatto accadde, quindi se il suo intento era quello, riuscì a centrare il suo obiettivo).

Ecco, adesso possiamo ritornare negli anni ’80. A quel punto però, sia chiaro, la carriera di Peter Criss non è affatto finita, anzi era appena iniziata. Il batterista prova a lanciarsi da solo nel mondo della discografia, pubblicando due album, Out of Control e Let Me Rock You, rispettivamente nel 1980 e nel 1982 e collaborando sia con alcune band che con diversi suoi ex “colleghi” nei loro progetti individuali.

Parallelamente il successo dei Kiss è inarrestabile, ma attenzione: la strada di Criss continuerà ancora ad incontrare quella della band. Terminano poi agli anche gli anni ’80 e un’altra decade ha inizio.

Sono gli anni ’90 e la musica nel mondo è cambiata. I Kiss decidono di tornare alle origini. 1996: la band torna a suonare insieme nella formazione originaria, anche se la presenza di Criss si rivela discontinua (basti pensare che nell’album Psycho Circus suonerà solo una traccia). Il motivo non è mai stato chiarito: da un lato vi sono i suoi presunti problemi di salute, dall’altro contrasti con gli altri componenti del gruppo, sia contrattuali che caratteriali (ma come abbiamo anticipato, questi ultimi a quanto pare ci sono sempre stati, fin dai loro esordi). Solo un paio di anni prima il batterista aveva pubblicato il suo terzo album solista Cat #1, che sarebbe stato l’unico con lo pseudonimo di Criss (senza nome quindi), quindi possiamo affermare che in realtà quel decennio è segnato da una sua duplice carriera parallela.

Finiscono anche gli anni ’90. Inizia un nuovo millennio e la musica cambia ancora, nuovamente, sia all’interno del Kiss che all’esterno. 2001: Criss dice (di nuovo) addio ai suoi compagni, ancora una volta perché insoddisfatto del suo contratto. Torna così Eric Singer, che gli aveva letteralmente lasciato il suo posto circa cinque anni prima, per rendere possibile un ritorno della primissima formazione.

Ma attenzione, perché i colpi di scena non sono affatto finiti: passa un anno e Peter decide di ritornare per l’ennesima volta a suonare con la band. L’anno dopo è la volta di KISS Symphony: Alive IV, che vede proprio la presenza di Criss. Ma ancora una volta il suo ritorno non è destinato a durare: solo un paio di anni dopo, Simmons e Stanley decidono di non rinnovare il suo contratto e di assumere nuovamente Eric Singer. Il batterista non si dà per vinto e nel 2007 pubblica One for All, il suo quarto album solista (ad oggi l’ultimo).

Cosa resta quindi di Criss oggi? Di sicuro il suo stile, che è stato fonte di ispirazione per tantissimi batteristi di tutto il mondo, come Dave Lombardo, Deen Castronovo, Tommy Lee, Scott Travis e Charlie Benante. Ma anche il suo estro, il suo essere così sapientemente impulsivo, istintivo, tanto da essere visto davvero come un artista a tutto tondo.

Nell’End of the Road World Tour – ma era ovvio dati gli ultimi avvenimenti – Criss non c’è, come non c’è neanche l’altro membro “altalenante”, Ace. Forse oggi rimpiange di aver fatto quello che ha fatto, tanto da aver dichiarato solo pochi anni fa: “Soltanto i quattro originali: noi siamo i ragazzi che hanno iniziato, e noi siamo i ragazzi che hanno messo le basi, così come coloro che hanno fatto il make-up originale. Siamo usciti con cinque grandi album e sicuramente soltanto i quattro membri originali dovrebbero essere introdotti nella Hall Of Fame”. Forse però doveva andare così e basta, tanto il suo nome continuerà comunque – a prescindere dai Kiss – nelle orecchie di intere generazioni, che continueranno sempre ad attingere dalla sua arte.

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