Oggi è la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, e arrivano confortanti notizie sulle diagnosi precoci da parte degli esperti, che si dicono tuttavia parzialmente soddisfatti.
Nel nostro Paese si stima che siano circa 20.000 i bambini colpiti da disturbi dello spettro autistico, con un’incidenza maggiore nei maschi rispetto alle femmine. Si tratta di 1 soggetto su 77 nella fascia di età compresa tra i 7 e i 9 anni, stando a quanto riferisce il ministero della Salute.
La SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che da tempo si occupa di monitorare la situazione del disturbo nel nostro Paese, si è detta parzialmente soddisfatta circa il numero delle diagnosi precoci, ovvero quelle che coinvolgono bimbi di 2/3 anni.
“È un obiettivo raggiunto o ben avviato nella maggior parte delle regioni” ha riferito ieri, alla vigilia della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo.
I primi segnali si manifestano di solito durante i primi due anni di vita del bambino, e sono caratterizzati da una mancanza di interazione sociale e un deficit nella comunicazione verbale e non. Le cause della sua comparsa non sono ancora oggi certe, anche se molti studiosi ritengano ci siano delle componenti sia genetiche che di rischio ambientale. Nel mondo sono circa 78 milioni le persone che ne soffrono, i quali oltre a una diagnosi precoce necessitano anche di una terapia in grado di migliorarne la condizione.
È proprio su quest’ultimo aspetto che si basa la parziale insoddisfazione della Presidente di SINPIA nonché Direttore del reparto di Neuropsichiatria dell’Infanzia dell’Ospedale di Brescia, Elisa Fazzi, secondo la quale a fronte di un miglioramento sostanziale delle diagnosi precoci, “non altrettanto avviene per gli interventi terapeutici, sebbene anche in questo ambito grandi passi avanti siano stati realizzati rispetto al passato “.
L’autismo è una malattia che non interessa solo i bambini, ma può essere diagnosticata anche in età adulta. È il caso emblematico del centrocampista di serie B inglese James McClean, che ha scoperto a 34 anni, dopo alcuni esami approfonditi, di essere autistico, dopo aver notato delle somiglianze con i comportamenti della figlia Willow di 4 anni. Una notizia che ha condiviso con i tifosi sui social, per focalizzare l’attenzione delle persone su questo disturbo e l’importanza della diagnosi.
Proprio quest’ultima, di concerto con un intervento assistenziale tempestivo, può migliorare notevolmente la qualità di vita di quanti ne sono affetti e di coloro che offrono loro assistenza. Un miglioramento, in tal senso, ci è già stato, ma secondo la dottoressa Fazzi, ci sono ancora passi avanti da poter fare per rendere più agevole una situazione tanto delicata non solo ai malati ma anche alle loro famiglie.
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