Realtà e fiction si fondono ancora una volta nel raccontare il caso OJ Simpson. Il processo del secolo, che sconvolse l’America, torna in tv con il serial “American Crime Story – The People vs OJ Simpson“, dove un cast stellare (Cuba Gooding Jr e John Travolta solo per citarne due) ripercorre la vicenda: il duplice omicidio dell’ex moglie del campione Nicole Brown Simpson e del suo amico Ronald Lyle Goldman, l’accusa a carico di OJ, la fuga, il processo e il verdetto di assoluzione prima e di condanna dopo, che segnò la parabola discendente della stella del football. Non solo. A distanza di vent’anni, il sito TMZ, specializzato in gossip e autore di scoop mondiali (fu il primo a dare la notizia del malore e della morte di Michael Jackson), ha rivelato un particolare che ha sconvolto persino Barack Obama. Un poliziotto avrebbe consegnato alle autorità un coltello da cucina, con ancora macchie di sangue, ritrovato durante i lavori nell’ex casa di Simpson: potrebbe trattarsi dell’arma del delitto, mai trovata nel corso delle indagini. I laboratori forensi starebbero analizzando il coltello e tutto potrebbe cambiare. OJ Simpson è stato assolto nel processo penale e, se anche si trovassero tracce del suo DNA, non potrebbe mai più essere processato per lo stesso delitto.
Il caso OJ Simpson racconta molto della realtà americana. Star indiscussa del football americano, una vera leggenda dello sport, passato dai campi al cinema, OJ è il simbolo del riscatto per milioni di afroamericani. Quando viene accusato del duplice omicidio, tutto sembra crollare. Non è solo un ex campione finito in disgrazia: la difesa al processo porta lo scontro a un livello più alto. Il team di avvocati, scelti tra i migliori del foro (saranno definiti il Dream Team di OJ), punta sulla questione razziale. Simpson viene accusato perché nero, la Polizia lo incastra perché nero, membri delle autorità sono così razzisti da poter manomettere le prove pur di incastrarlo. Il dibattito infiamma in Paese che si spacca tra colpevolisti (per lo più bianchi) e innocentisti (afroamericani). La verità processuale sembra non contare davanti a una questione ancora irrisolta.
L’omicidio
Tutto ha inizio il 13 giugno 1994, a mezzanotte e dieci, quando vengono ritrovati i cadaveri di Nicole Brown Simpson, ex moglie di OJ, e del suo amico, il venticinquenne Ronald Lyle Goldman. I corpi sono davanti al condominio dove la donna viveva con i figli avuti dall’ex marito, nella zona di Brentwood, Los Angeles: sono in una pozza di sangue. Nicole è stata colpita con 12 coltellate: il colpo alla gola le ha quasi staccato la testa. Sul corpo di Goldman si contano 20 coltellate. I due sono morti ore prima del ritrovamento. Non ci sono testimoni del delitto, ma da subito i sospetti cadono su OJ Simpson, a causa di alcune denunce per violenza arrivate durante il matrimonio. L’ex stella del football si trova a Chicago, dopo aver preso un volo da Los Angeles alle 23.45. Ritornato a casa, viene interrogato e poi rilasciato: il giorno dopo sceglie come avvocato Robert Shapiro.
Robert Shapiro davanti al tribunale
La fuga
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Il 17 giugno la Polizia è certa che sia lui il killer e dirama un mandato: intorno alle 11, i poliziotti si recano a casa sua ma non lo trovano. OJ Simpson si è dato alla fuga a bordo di una Ford Bronco bianca, in compagnia dell’amico ed ex collega Al Cowlings. Il team difensivo convoca una conferenza stampa in cui annuncia la fuga e svela la possibilità che possa tentare il suicidio. La Polizia scatta all’inseguimento lungo l’autostrada 405 di Los Angeles e le telecamere delle tv americane seguono ogni istante, tenendo incollati allo schermo quasi 100 milioni di americani. Alle 19.45 l’auto si ferma, ma scende solo Cowlings: Simpson minaccia di uccidersi e si chiude dentro. Si arrende un’ora dopo.
Il processo penale: assolto
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Il 9 novembre del 1994 inizia il processo penale a carico di OJ Simpson con l’accusa di duplice omicidio. Il movente sarebbe la gelosia nei confronti dell’ex moglie Nicole che già l’aveva denunciato per violenze durante il matrimonio. La prima polemica riguarda la composizione della giuria che viene cambiata rispetto alla prima composizione: sette membri sono afroamericani, quattro bianchi e uno è ispanico. Inizia così la battaglia legale della difesa che punta a screditare le prove e gli agenti, tirando in ballo la questione razziale. In particolare si concentra su Mark Fuhrman, l’investigatore che trovò i guanti insanguinati: la difesa lo accusa di razzismo e fa sentire in aula una registrazione in cui si scaglia contro neri e ispanici e dice che le prove per incastrarlo prima o poi “saltano fuori”. I guanti vengono fatti indossare da OJ SImpson ma sono piccoli: per l’accusa è il colpo definitivo. Il processo del secolo tiene davanti alla tv l’intero paese. Il 3 ottobre 1995, dopo 253 giorni di processo, la giuria assolve OJ Simpson.
Tifosi bruciano le maglie davanti al tribunale
Il processo civile: colpevole
Le famiglie delle vittime non si arrendono e portano OJ Simpson di nuovo in tribunale nel processo civile per danni legati all’omicidio. Anche in questa seconda causa, ricomincia il balletto della composizione della giuria, ma questa volta a favore di membri bianchi: l’unica afroamericana viene sostituita a processo in corso. Nel secondo processo emergono incongruenze e differenze rispetto all’azione penale (l’alibi vacilla, nessuna risposta sulla ferita da taglio alla mano) e la situazione si ribalta. Il 4 febbraio 1997 la giuria all’unanimità condanna OJ Simpson come responsabile dei due omicidi e assegna alle famiglie un risarcimento di 8,5 milioni di dollari, oltre al pagamento di altri 25 milioni di dollari per risarcimento “punitivo” dei danni.
Colpevole o innocente?
Il dibattito sulla colpevolezza di OJ Simpson non si è mai fermato. Ad arricchirlo è arrivata la confessione di Glen Edward Rogers, un serial killer già condannato a morte, che nel 2012 ammise di aver ucciso Nicole Brown Simpson e Ronald Goldman. Arrestato nel 1995 per l’omicidio di 5 donne in 5 Stati, Rogers dichiarò di aver ucciso altre 70 persone. Tra di loro ci sarebbero l’ex moglie del giocatore e il suo amico. “Sono assolutamente certo che sia stato mio fratello Glen a ucciderli“, ha dichiarato Clay Rogers, intervistato per il film “My Brother The Serial Killer”. Stando a quanto gli avrebbe detto il fratello, OJ Simpson lo avrebbe incaricato di rubare dei gioielli all’ex moglie, ma senza chiedergli di ucciderla. La tesi è stata respinta dalle forze di Polizia e dal padre dello stesso Rogers.
L’ultima condanna per OJ Simpson
OJ Simpson al momento è in carcere. Nel 2007 viene arrestato per furto con scasso in una stanza d’hotel a Las Vegas dove si è recato con dei complici per ruabare dei cimeli del suo passato da giocatore. Al processo conferma di aver preso quegli oggetti, di aver organizzato una vendita clandestina per fare un po’ di soldi, ma di non aver mai usato armi. Un suo complice, nel patteggiare con la Polizia, lo incastra e dichiara di averlo visto minacciare le persone in stanza con una pistola. I 5 dicembre 2008 viene condannato a 33 anni di carcere per rapina e sequestro di persona, pena che sta scontando nel carcere di Lovelock, Nevada. Dovrebbe uscire per buona condotta a fine 2017.
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