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Olimpiadi 2016: i record olimpici più importanti

Manca poco alle Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro, ma è il momento di guardarsi indietro per un attimo. Quali sono stati i record olimpici più famosi della storia? Ci sono stati momenti davvero emozionanti nelle passate edizioni dei giochi a cinque cerchi, come ad esempio la vittoria drammatica di Dorando Pietri a Londra 1908 dopo una serie incredibili di collassi per via di disidratazione e stanchezza inverosimili. Tuttavia, se proprio volessimo concentrarci sui primati messi a segno, li troviamo in ordine cronologico dopo la continuazione.

Berlino 1936: Jesse Owens

Davanti a Adolf Hitler, che voleva dimostrare al mondo la superiorità della razza ariana, il nero americano Jesse Owens mette a segno una stupefacente tripletta singolare con 100 e 200 metri più salto in lungo impreziosita anche dall’oro della 4×100. Si dice che Hitler rifiutò di stringergli la mano, ma lo stesso Owens raccontò di aver ricevuto un cenno da lontano, molto di più del suo stesso presidente Frank D. Roosevelt, che non lo ricevette nemmeno alla Casa Bianca.

Messico 1968: Bob Beamon

Il record di salto in lungo di Bob Beamon ha dell’incredibile sia per quello che riguarda i sei mesi precedenti, passati senza allenatore, sia alla preparazione alle qualificazioni approssimativa (era in uno stato psicofisico disastroso dopo essere stato lasciato dalla moglie, oberato di debiti, sofferente di insonnia e aver passato la notte a bere) e che lo aveva quasi escluso dalla finalissima sia per quello straordinario 8.90 che frantumava il precedente primato per 55cm e che ancora oggi mette i brividi solo a leggerlo, dato che è stato superato solo da un ventoso Lewis e da un regolare Powell a Tokyo. Non si avvicinò mai meno di 65 cm da quel salto, in tutta la sua carriera.

Montreal 1976: Nadia Comaneci

La prima a raggiungere tutti 10 nelle valutazioni dei giudici, la ginnasta rumena Nadia Comaneci, meno di 150cm per 14 anni d’età, scrisse la storia andando poi a raggranellare tre medaglie d’oro, una d’argenta e una di bronzo.

Los Angeles 1984: Carl Lewis

Il figlio del vento, Carl Lewis, è stato uno degli atleti più completi e duttili della storia olimpica. Diede il proprio meglio alle Olimpiadi 1984 di Los Angeles quando eguagliò Owens con quattro medaglie d’oro: 100 metri in 9,99 secondi, 200 metri con record olimpico in 19.80, salto in lungo (37esima vittoria di fila nella specialità) con margine di 30 cm e 4×100 con frazione lanciata in 8.94 secondi.

Seoul 1988: Florence Griffith-Joyner

Nelle Olimpiadi 1988 di Seoul note per la “truffa” del canadese Ben Johnson, l’americana Florence Griffith-Joyner alias Flo-Jo raggiunse due record che ancora resistono ossia quelli dei 100 e 200 metri piani femminili rispettivamente in 10.49 e 21.34 secondi. Scomparsa prematuramente, sulla sua figura aleggia inevitabile lo spettro di un doping che ancora non si poteva individuare con le tecniche dell’epoca.

Sydney 2000: Cathy Freeman

Il simbolo di un paese, il sorriso luminoso di Cathy Freeman nelle Olimpiadi 2000 di Sydney, in casa, si stagliò prima durante la cerimonia d’apertura e poi con la strepitosa e storica vittoria nei 400 metri, primo oro aborigeno della storia.

Pechino 2008: Michael Phelps

Michael Phelps diventò a Pechino 2008, l’atleta a vincere il più alto numero di medaglie d’oro in una singola edizione. Il suo obiettivo era di portarne a casa otto, naturalmente nel nuoto: le prime sei arrivarono con pure il record del mondo annesso, mentre la settima fu raggiunta con un margine di appena un millesimo di secondo. In realtà, Omega che era sponsor di Phelps e misuratore ufficiale dei giochi, rivelò che Milorad Cavic toccò per primo, ma senza la giusta forza per fermare in tempo il cronometro. E l’ottava? Arrivò con la staffetta 4×100 mista.

Pechino 2008: Usain Bolt

Nella stessa edizione, si celebrò definitivamente la stella di Usain Bolt che segnò il record del mondo sia sui 100 sia sui 200 metri ossia sulle gare simbolo delle Olimpiadi. La prima fu divorata in 9.69 e la seconda in 19.30

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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